venerdì 28 dicembre 2018

Recensione: La veste nera di Wilkie Collins

Buon giorno carissimi lettori,
il 2018 è agli sgoccioli ed io sono lieta di postarvi la mia ultima recensione dell'anno, La veste nera di Wilkie Collins edito Fazi Editore. È il secondo romanzo dell'autore inglese, padre del genere poliziesco, che leggo dopo Il fiume della colpa e devo dire che il mio interesse verso la sua produzione è aumentato. Nel nuovo anno Collins sarà ancora tra le mie letture ma intanto vi lascio al mio modesto parere circa questa storia intrigante.

"L’arte ha i suoi travagli come anche i suoi trionfi. È incapace d’imporsi sugli interessi meschini della vita di ogni giorno. Il libro più importante mai scritto, il più bel quadro mai dipinto, fa invano appello agli animi assorti in preoccupazioni egoiste e segrete."

Lewis Romayne è un giovane agiato e di bell’aspetto che conduce una tranquilla vita da scapolo nella sua residenza di campagna, Vange Abbey. Durante un viaggio a Boulogne, si ritrova coinvolto in un duello nel quale involontariamente uccide il suo avversario. Da quel momento è tormentato dai rimorsi e da una voce che lo atterrisce facendo sì che rifugga la società per isolarsi nella sua vita da studioso. Il senso di colpa influisce sulla sua indole mutandola e l’unica persona che ha un ascendente su di lui, capace di strapparlo alla solitudine e alla malinconia è Stella Eyrecourt, una dolce fanciulla che ama disegnare e che Romayne incontra quasi per caso. Il loro amore sboccia e cresce, però, inconsapevolmente sotto un’ombra scura che incombe su Lewis e su Vange Abbey: padre Benwell, uno scaltro gesuita che intende rivendicare la residenza del giovane, che ritiene un usurpatore, come proprietà della Chiesa Romana, quale era stata prima che Re Enrico VIII la confiscasse ai monaci per impieghi secolari. L'ecclesiastico è determinato a raggiungere il proprio scopo convertendo il giovane possidente protestante alla fede cattolica. Inizia così una dura lotta fatta di dubbi, sospetti e verità nascoste tra il prete e Stella. Quest'ultima non ha ancora chiuso i conti con il suo passato. E il passato, si sa, spesso ritorna. Ciò rischia di minare il suo rapporto con Romayne perché Padre Benwell, la veste nera, è un uomo subdolo e ingannatore, dall’intelligenza lungimirante, che non arretra davanti a nulla pur di perseguire i suoi obiettivi, anche se ciò significa calpestare persone e valori. 


“La veste nera” è un romanzo pregevole ricco di narrativa di suspense, con sfumature gotiche e grottesche, impreziosito da introspezione psicologica e con un’aperta accusa alla chiesa papista. La trama, scritta a metà tra il diario e la forma epistolare, è ricca di eventi, un vero gorgo d’intrighi. Il lettore si domanda costantemente se la serenità d’animo di Romayne dipenderà dall’amore di una donna o dalla divina saggezza della Santa Chiesa Cattolica. Vincerà il vero amore o la vera fede? 

Wilkie Collins tratteggia con abilità gli ambienti della società vittoriana e in essi la fragilità umana e lo fa attraverso una scrittura nitida e incisiva capace di scavare nelle anime degli uomini e nelle loro passioni più recondite. Consigliato! 

martedì 25 dicembre 2018

Buon Natale!

Da quando ci sono loro, nel mio cuore è sempre Natale. Vi auguro lo stesso. 

Ai miei lettori, 
l'augurio di un sereno 
e Santo Natale.



sabato 22 dicembre 2018

Promo ebook Natale 2018!

Buon giorno lettori! 
per ringraziarvi dell'affetto e della stima, anche quest'anno  Genesis Publishing sconta gli ebook del suo catalogo per regalarvi un Natale ricco di letture ed emozioni. I miei tre romanzi non fanno eccezione e li potrete trovare da oggi, 22 dicembre 2018, fino al 7 gennaio 2019 scontatissimi: 

SOLO 0,99e SOLO su Amazon!




Buone Feste!


lunedì 17 dicembre 2018

Recensione: A Christmas Carol di Charles Dickens

Buon giorno cari lettori e care lettrici,
ormai manca poco al Natale ed è tempo per me di presentarvi la nuova edizione di A Christmas Carol di Charles Dickens curata e tradotta dal Prof. Enrico De Luca ed edita da Caravaggio Editore. Ho ricevuto la copia di questo bellissimo classico natalizio direttamente dall'ufficio dell'Editore per partecipare a un contest che si è appena concluso su Instagram. Per il concorso bisognava associare una foto (io ho partecipato con la seconda) e una recensione dell'opera di massimo 1000 battute. Oggi sono felice di condividerla con voi su questo mio diario letterario per consigliarvi quella che è sicuramente la miglior versione italiana del Canto di Natale.



È la vigilia di Natale e l’anziano e avaro Ebenezer Scrooge si trova nella sua bottega. Lui detesta il Natale e tratta freddamente chiunque lo celebri o ne gioisca. Il suo cuore è avvolto da una nebbia più fitta e tetra di quella che s’insinua nelle strade della City. Strade che si ritroverà a percorrere in compagnia di tre Spiriti del Natale che gli mostreranno: il passato e ciò che un tempo vi era di buono in lui, il presente con nuovi occhi per scoprire la realtà dei vinti e della miseria, e infine un desolato futuro. Dickens conduce così il lettore in una notte buia in cui la vera magia è il risveglio dei sentimenti sopiti. 
Un classico intramontabile che insegna il valore della gentilezza e dell’altruismo, e che oggi rivive in un’edizione curatissima, integrale e annotata, tradotta dal Prof. Enrico De Luca ed edita da Caravaggio Editore. 
Un racconto fiabesco e allegorico nel quale ognuno di noi si scopre un po’ Scrooge e che per questo andrebbe letto non soltanto a Natale. 


Puoi acquistare il romanzo Qui

domenica 25 novembre 2018

Recensione: Dalla mia finestra: “Doppio Stradivari” di Antonella Iuliano

Ringrazio il blog Dalla mia Finestra per la recensione del mio romanzo



"La trama di Doppio Stradivari è avvincente e incanta il lettore fin dalle prime pagine, soprattutto la prima parte, densa di misteri e interrogativi.

Ho particolarmente gradito l’atmosfera squisitamente gotica che pervade tutta la storia che, come un’antica fiaba, sembra trasportarci in un altro mondo.

Splendida la scelta dell’ambientazione austriaca."

Puoi leggere la recensione QUI !

venerdì 9 novembre 2018

Anteprima: La storia di Henry Esmond di William Makepeace Thackeray

Buon pomeriggio cari lettori,
è ritornato ieri in libreria La storia di Henry Esmond di William Makepeace Thackeray, un classico della letteratura inglese considerato uno dei migliori esempi di romanzo storico. Pubblicato da Fazi Editore  in una veste grafica molto carina, essenziale e pulita, La storia di Henry Esmond  va ad aggiungersi a Le memorie di Barry Lindon (2015) e alla  meravigliosa collana Le Strade


Trama:
Quando Lady Rachel Castlewood prende possesso del castello ereditato dal marito, vi trova, unico occupante oltre alla servitù, un solitario e malinconico ragazzo, Henry. Orfano di padre e di madre, il giovane Henry teme l’accoglienza che gli riserveranno i nuovi proprietari: lo cacceranno via? Lo tratteranno come un servo? Troverà in loro, invece, affetto e protezione. Finirà per innamorarsi della dolce e amorevole Rachel, ma anche della sua bellissima figlia, Beatrix. Gentiluomo raffinato e soldato valoroso, si farà onore nelle campagne del duca di Marlborough contro Luigi XIV. La sua ascesa, però, verrà interrotta dal fallito tentativo di rimettere sul trono gli Stuart. Pagina dopo pagina, le vicende della famiglia Castlewood si fanno sempre più complesse: alcune relazioni si rafforzano, altre lentamente si dissolvono, e l’amore desiderato da ognuno dei protagonisti non otterrà mai soddisfazione. Lo sguardo ora tenero ora amaro con cui tutto questo è visto, il giudizio ora indulgente ora di condanna su ciò che moralmente dovrebbe essere e ciò che invece è, la rigorosa struttura narrativa, fanno di questo romanzo uno dei più riusciti della letteratura inglese.


Ancora oggi, per l’abilità con cui le vicende dei personaggi sono intrecciate e inserite nell’epoca e nel luogo in cui si svolgono – il primo Settecento, nell’Inghilterra tormentata dalle febbrili divisioni politiche e religiose dell’ultimo periodo Stuart –, La storia di Henry Esmond è considerato uno dei migliori esempi di romanzo storico. Alla sua uscita, nel 1852, fu subito celebrato per la genialità del suo autore e Thackeray stesso, sebbene all’epoca avesse già pubblicato capolavori come Le memorie di Barry Lyndon e La fiera delle vanità, lo giudicò come «il meglio che io possa fare».




«Questo semi-dilettante, ne La fiera delle vanità e in Esmond, è riuscito a pareggiare i massimi. Non dimenticate di leggere Esmond: è un boccone da re». 

Giuseppe Tomasi di Lampedusa





Puoi acquistare il romanzo QUI



Ringrazio Fazi per la copia.

venerdì 26 ottobre 2018

Carezze di Carta: Recensione - Come Petali sulla Neve di Antonella Iuliano

Ringrazio il blog Carezze di Carta per la bella recensione al mio primo romanzo Come Petali sulla neve, che potete leggere QUI


"La storia è avvincente e non mancano piccoli colpi di scena da rendere necessaria la lettura assidua del libro, che abbiamo finito in un paio di giorni. All’inizio volevamo prendere la versione ebook ma siamo invece felici  di aver scelto la cartacea perché sottolineature e pagine preziose ne abbiamo trovate."


"Lo stile è semplice, pulito, privo di fronzoli e descrizioni smisurate. La lettura non solo è scorrevole ma senza artifici, ti abbraccia e ti tiene stretta fino alla fine. Le emozioni e i sentimenti narrati sono così realistici e ben scritti da non poterne non essere partecipi."

DAL BLOG 

mercoledì 17 ottobre 2018

Segnalazione: La veste nera di Wilkie Collins

Buon giorno lettori,
soltanto ieri vi ho postato la mia recensione de Il fiume della colpa (che potete leggere Qui) di Wilkie Collins ed eccomi di nuovo per presentarvi un altro romanzo dell'autore inglese, La veste nera, ritornato in libreria da pochi giorni grazie, come sempre, a Fazi Editore
Curiosa di approfondire la mia conoscenza di Collins, ho messo subito in lettura questo classico che sembra molto promettente. Prima di ritornare a parlarvene un po' più dettagliatamente, vi lascio a questa piccola anteprima. ^^


Trama:
Lewis Romayne sembra avere tutto per essere felice: giovane, di bell’aspetto, agiato, conduce una tranquilla vita di studioso nella sua splendida residenza di campagna, Vange Abbey. Ma un avvenimento funesto tronca bruscamente la sua serenità: durante un viaggio in Francia, l’uccisione di un uomo in duello porta con sé un carico di oscuri rimorsi che, dopo un lungo e tormentato periodo di solitudine, solo il sorriso della dolce Stella Eyrecourt è in grado di allontanare. Ma le vicissitudini di Romayne non sono terminate: nella sua vita s’insinua l’ombra nera del padre gesuita Benwell, determinato a restituire Vange Abbey alle proprietà ecclesiastiche e a infoltire le schiere della Chiesa cattolica convertendo il protestante Romayne. Tra il prete e la giovane, innamoratissima Stella si scatena una lotta senza esclusione di colpi, in cui dubbi, sospetti, insinuazioni, certezze e verità nascoste s’intrecciano alle vite dei diversi personaggi, la cui psicologia è delineata in modo magistrale.


Vero e proprio romanzo psicologico, La veste nera è al tempo stesso pura narrativa di suspense che si avvale, con grande sapienza, di un caleidoscopico spettro di sfumature, dal gotico al grottesco, dal romantico alla spy story d’epoca. Un nuovo, grande romanzo dal padre della narrativa del mistero.


«È impossibile smettere di leggere Wilkie Collins, uno dei padri, se non il padre, del romanzo poliziesco… Un maestro, niente da dire». 
Alessandro Baricco

«I romanzi di Wilkie Collins sono viaggi irresistibili: agganciano subito il lettore, che quando parte non riesce più a fermarsi». 
Leonetta Bentivoglio

«Le risorse di Wilkie Collins sono inesauribili».
T.S. Eliot



«Wilkie Collins è famoso, nei manuali di letteratura, per avere scritto nel 1868 il primo giallo. Ma non eccelle solo nella suspense. È anche uno scrittore di sentimenti. Ed eccelle nella pittura dei personaggi».
Antonio D’Orrico





Puoi acquistare il romanzo QUI


Ringrazio Fazi Editore per la copia. 

martedì 16 ottobre 2018

Recensione: Il fiume della colpa di Wilkie Collins

Buon pomeriggio cari lettori e ben ritrovati.
La scorsa domenica ho terminato la lettura de Il fiume della colpa di Wilkie Collins edito da Fazi Editore per la collana Le strade.
È per me doveroso confessare che pur essendo una lettrice da moltissimi anni ormai, non avevo mai letto Collins prima d’ora quindi non posso fare paragoni con le sue opere più note che, dopo questa lettura, sono ancora più curiosa di conoscere.

"Quel poco che so dell'esistenza mi ha insegnato che non è molto comune nella vita delle donne sposare l'oggetto del loro primo amore."


Gerard Roylake dopo anni di lontananza vissuti in Germania, alla morte del padre ritorna nella natia Inghilterra per ereditarne le proprietà e riagganciare i fili di una vita passata che non sente più sua. È lui stesso a raccontarci la vicenda che dopo questo rientro a casa lo vede protagonista.
Appassionato di libri e collezionista d’insetti, una sera intraprende una passeggiata nel vicino bosco, dove sulle rive del peggior torrente d’Inghilterra, come lo definisce Collins, incontra Cristel Toller, la figlia del mugnaio. Riconosce nella ragazza la bambina con la quale da piccolo giocava nello stesso bosco e se ne innamora. Accompagnandola al vicino mulino, però, scorge alla finestra del cottage la figura di un uomo dall’aspetto bellissimo che gli viene presentato come l’Inquilino.
È con questo nome che conosciamo un personaggio sinistro, a tratti inquietante, che la sordità ha reso insofferente e irascibile nei confronti degli uomini. L’Inquilino è un uomo che un tempo studiava medicina, ritiratosi dal mondo in quel luogo solitario dopo aver perso l’udito e il cui spirito, a causa della malattia e dell’isolamento forzato, è passato attraverso una dura prova uscendone profondamente mutato. Quest’uomo compie strani esperimenti ed è innamorato, anzi è ossessionato da Cristel: lui vorrebbe sposarla, lei lo detesta.
Geloso del suo nuovo rivale, l’Inquilino malefico inizia a tessere un sottile gioco per sbarazzarsi di Gerard. La bella Cristel, invece, cerca di aprire gli occhi del giovane e ingenuo Mr Roylake che finisce col credere alla maschera di quell’uomo senza nome. Con coraggio e consapevolezza la figlia del mugnaio compie una scelta decisiva, dove proprio quel fiume torbido e tetro che fa da sfondo alla vicenda si rivela risolutivo. 


Questo romanzo di sole 184 pagine firmato dal padre del genere poliziesco è un concentrato di suspense, mistero e avventura. Scorrevole e accattivante quanto basta, ne Il fiume della colpa troviamo atmosfere all’ombra della luna e in riva a un corso d’acqua dove si ha sempre la sensazione che il peggio stia per accadere. 




Un classico che pur non essendo un grande romanzo è narrato con abilità mettendo insieme quei pochi ma sicuri elementi capaci di coinvolgere emotivamente il lettore. 

domenica 30 settembre 2018

Sei anni online!

Buon giorno lettori e buona domenica!
Oggi il blog compie 6 anni di attività. Colgo l'occasione per ringraziare i miei lettori senza i quali non sarebbe possibile mantenere l'impegno e godere della soddisfazione di scrivere; gli editori che hanno colto l'invito a mostrare le loro pubblicazioni su questo mio spazio virtuale inviandomi i testi e concedendomi fiducia, e tutti coloro che per affetto o per stima mi seguono e mi spronano a fare sempre meglio. 



Grazie!  Grazie!  Grazie!  Grazie!  Grazie!  Grazie! 


mercoledì 26 settembre 2018

Giveaway d'autunno: Vinci una copia ebook di Doppio Stradivari!

Cari lettori,
da oggi fino alla mezzanotte di sabato 29 settembre 2018, avete l'occasione di vincere una copia eBook del mio ultimo romanzo, 
Come? Partecipando al 
sulla mia pagina Facebook 


Trovi il regolamento qui: 


Buona fortuna! ^^

lunedì 6 agosto 2018

Recensione: Anne di Tetti Verdi di Lucy Maud Montgomery

Buon dì cari lettori,
negli scorsi giorni ho approfittato del leggero calo delle temperature per scrivere della mia ultima lettura, Anne di Tetti Verdi della canadese Lucy Maud Montgomery che ho il piacere di condividere con voi oggi. Sì, proprio lei, “Anna dai capelli rossi” com’è nota in Italia. 

Non avevo mai letto prima la storia di Anne ma conoscevo la protagonista di fama poiché anche lei è parte di quel bagaglio anni ’80 che la mia generazione ricorda e conserva con affetto. Confesso che, quando il Prof. Enrico De Luca, curatore e traduttore (insieme a Oscar Ledonne) dell’opera, mi ha scritto per presentarmi il suo lavoro, ero scettica sul volerlo davvero leggere: mi sentivo un po’ grandicella per la storia di Anne che pure ricordavo poco, forse perché ho sempre avuto una predilezione per la storia di un’altra orfana, Lady Georgie di Mann Izawa. Poi mi sono detta: “Perché no?”. Mi piace pensare che i libri arrivino quando è il loro momento e, cosa principale, l’edizione propostami era, ed è, una vera chicca, una versione integrale, nella quale non vi sono tagli o adattamenti di sorta. Il romanzo Anne of Green Gables fu pubblicato per la prima volta nel 1908. Circa settant’anni dopo, grazie soprattutto all’anime giapponese, la fama dell’opera crebbe a livello mondiale dando il via a traduzioni in più di quaranta lingue e a edizioni “tagli e cuci” per ragazzi. Anne di Tetti Verdi, al contrario, presenta una traduzione più fedele possibile al testo originale (a cominciare dal titolo) per rendere giustizia al romanzo così come Montgomery lo concepì e restituirlo anche a quei lettori non più giovanissimi, perché l’intenzione dell’autrice non era di scrivere un romanzo prettamente per ragazzine. Quest’edizione, pubblicata la scorsa primavera da Lettere Animate Editore, è oltremodo preziosa perché accompagnata da un ricco apparato di note che spiegano i vari riferimenti letterari e culturali dell’epoca in cui la storia è ambientata e chiariscono aspetti della traduzione stessa. 

Dopo questa lunga premessa, passo alla storia in sé che, so bene, non ha bisogno di molte presentazioni.

"Mi piacciono tanto i bei vestiti. E per quanto possa ricordare non ho avuto un vestito carino in tutta la mia vita... ma certamente è meglio avere qualcosa da sognare, vero? E allora posso immaginare di essere vestita meravigliosamente."


Anne Shirley è un’orfana dal tragico passato. A causa di un errore arriva a Tetti Verdi, nel villaggio di Avonlea, sull’Isola del principe Edoardo, dove vivono due fratelli, Marilla e Matthew Cuthbert. Matthew sta invecchiando e di comune accordo con la sorella, tramite una loro conoscente, decidono di adottare un ragazzo affinché li aiuti a mandare avanti la fattoria, ma quando Matthew si reca in città, ad attenderlo alla stazione c’è solo una ragazzina di undici anni, magra, pallida, con uno stretto vestito di flanella addosso, due lunghe trecce di capelli rossi e un mare di lentiggini sul viso.
Il buon uomo, timido per natura, non sapendo cosa fare, porta la piccola e loquace ragazzina con sé a Tetti Verdi, pensando che sarà Marilla a risolvere la faccenda. Quel viaggio di ritorno a casa è sufficiente per destare la curiosità e l’interesse di Matthew: Anne non è una ragazzina come tutte le altre e la sua parlantina svelta e inarrestabile lo stupisce oltremodo. Anne guarda il mondo intorno a sé con estrema meraviglia, utilizza paroloni romantici, assegna nomi poetici ai posti e sogna tanto a occhi aperti quanto ad alta voce. Un concentrato di vitalità e fantasia. Diversa è l’impressione della severa e austera Marilla quando, sgomenta, si ritrova davanti Anne che desidera disperatamente una casa e una famiglia. Marilla, donna pratica e decisa, vorrebbe rimandarla all’orfanotrofio perché una ragazza non le è di alcuna utilità. Anne, però, è destinata a conquistare i cuori dei Cuthbert e quando questi ultimi decidono di tenerla, la sua nuova vita ha finalmente inizio. Ad attenderla ci sono: un’amica del cuore, Diana Barry, la scuola e la comunità di Avonlea, dove farsi accettare e benvolere, un rivale, Gilbert Blythe, forse destinato a scatenare più profondi sentimenti e una serie di disavventure che faranno sorride e affezionare il lettore alla protagonista di queste pagine.

Anne, infatti, è un personaggio puro, sensibile, dalla fervida immaginazione nella quale trova rifugio ogni volta che è infelice, ferita o annoiata. Nonostante gli eventi tragici della sua vita passata, il suo spirito conserva la gioia e una luce che nessuno può spegnere finché ha con sé la sua fantasia. Vede il bello anche dove il bello non c’è. Scorge il romanticismo in ciò che è tragico. Sempre genuina, Anne ama e odia con la stessa intensità. È continuamente mossa da un desiderio di bellezza e detesta il colore dei suoi capelli. Ama le storie, ama inventarle, sentirsene parte e allo stesso modo ama la natura, ogni suo elemento, ogni suo battito vitale perché in essa c'è più spazio per l’immaginazione ed è grata di far parte della più grande bellezza del mondo.

"Sono così affezionata alle cose romantiche, e un cimitero pieno di speranze sepolte è quanto di più romantico si possa immaginare."

Lo stile narrativo di Montgomery è valido, ricco di dettagli ma mai pesante. Le descrizioni dei paesaggi naturali, che ho amato moltissimo, sono dipinte con tale forza e tali cangianti sfumature di colori, suoni e addirittura odori, che sembra di esserci, di vederli. 

"Avete mai notato che cose allegre sono i ruscelli? Ridono sempre. Anche in inverno li ho sentiti farlo sotto il ghiaccio. Sono così contenta che ci sia un ruscello vicino a Tetti Verdi."

Anne di Tetti Verdi è un romanzo di formazione, nel quale assistiamo alla crescita della protagonista dagli undici ai sedici anni e dopo il quale Montgomery sviluppò una saga di otto volumi che ne ripercorrono l’intera vita. Il secondo volume, Anne di Avonlea, uscirà a Gennaio 2019, per continuare a crescere, sognare e imparare insieme a questa ragazza dai capelli rossi la cui vicenda, e questa è stata la mia scoperta, fa bene al cuore anche, e forse soprattutto, quando si è adulti.

Io Anne l'ho portata con me
nel mio nuovo posto per leggere...





martedì 10 luglio 2018

Doppio Stradivari sotto il tuo ombrellone!

Carissimi amici e lettori,
vi comunico che solo su Amazon per tutto il mese di luglio l'ebook del mio romanzo 
è scontato
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Buone letture estive! 

Anteprima: Il fiume della colpa di Wilkie Collins

Buon giorno cari lettori, 
da qualche giorno sulla mia scrivania è arrivata la nuovissima edizione de Il fiume della colpa di Wilkie Collins che troverete in libreria da giovedì 12 luglio 2018 grazie a Fazi Editore che ormai ha riproposto quasi tutti i romanzi di quest'autore e tutti con copertine magnifiche. Questa non fa davvero eccezione e la lascio scoprire a voi...


Trama:
Dopo anni di forzata lontananza, in seguito alla morte del padre, Gerard Roylake fa ritorno alla residenza di famiglia per prendere possesso della casa e delle terre ereditate. Quella che ritrova è una contea avvolta da un groviglio di misteri. L’incontro con Cristel Toller, la bellissima figlia del mugnaio, ridesta in Gerard ricordi sopiti dal tempo dell’infanzia e fa sorgere in lui una passione fatale, ma lo porta anche a imbattersi in un uomo misterioso e affascinante: tutti lo conoscono come “l’inquilino”, un individuo sinistro che la sordità e l’isolamento dal mondo hanno reso insofferente nei confronti di quanti lo circondano. Questi, infatuato di Cristel, finirà inevitabilmente per vedere in Gerard un pericoloso rivale in amore. Un orribile delitto sta per avere luogo, oppure i timori dei protagonisti – e del lettore – sono infondati? E qual è il motivo della strana attrazione che, in segreto, sembra spingere Cristel tra le braccia dell’inquilino?


Wilkie Collins è un maestro nel disseminare la strada di false tracce e, come sempre, tocca al lettore decidere chi amare e chi odiare in attesa della soluzione finale. Come nella migliore tradizione dei suoi romanzi, anche qui, «sulle rive del peggior torrente d’Inghilterra», sono presenti, in un intreccio magistrale, gli elementi d’avventura, mistero e suspense che lo hanno reso celebre.


«È impossibile smettere di leggere Wilkie Collins. Uno dei padri, se non il padre, del romanzo poliziesco… Un maestro, niente da dire». 
Alessandro Baricco

«I romanzi di Wilkie Collins sono viaggi irresistibili: agganciano subito il lettore, che quando parte non riesce più a fermarsi».
Leonetta Bentivoglio



«Wilkie Collins è famoso, nei manuali di letteratura, per avere scritto nel 1868 il primo giallo. Ma non eccelle solo nella suspense. È anche uno scrittore di sentimenti. Ed eccelle nella pittura dei personaggi». 
Antonio D’Orrico

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Ringrazio la Fazi per la copia.

lunedì 9 luglio 2018

Recensione: Lizzie Siddal - AA. VV.


Buon pomeriggio cari lettori,
approfitto di questa giornata un po' più fresca delle recenti per parlarvi di un libricino letto recentemente, Lizzie Siddal, la musa dei Preraffaelliti, di AA.VV.

"La vita e la notte fuggono da me,
la morte e il giorno si aprono su di me,
ovunque i miei passi vanno e vengono,
la vita è una pietosa strada di dolore."

Ho ricevuto quest'opera circa due anni fa grazie alla gentilezza di Milena Esposito della Casa Editrice L'Argolibro, quando in occasione del bicentenario della nascita di Charlotte Brontë, ebbi il piacere di ricevere Storie di Geni e di Fate, pubblicazione riguardante gli scritti giovanili dell'autrice di Jane Eyre. Nel pacchetto c'era un omaggio aggiuntivo e inatteso, dalla copertina rosso fiammante che, come ho detto, ho letto solo nei giorni scorsi (chiedo venia ma sono sempre sommersa di letture). Di Elizabeth Siddal avevo già sentito parlare perché, più o meno nello stesso periodo, avevo visto e amato molto la miniserie Desperate Romantics che la vedeva protagonista insieme al marito Dante Gabriel Rossetti e John Everett Millais. Questa lettura è stata un piccolo e valido approfondimento, soprattutto perché ho potuto scoprire la Siddal poetessa: il volume si apre con una raccolta selezionata delle sue poesie più belle. Versi (tradotti da Gabriella Borrelli e Giovanni Della Porta) che hanno come tema centrale l'amore perduto, che si rimette totalmente a Dio e invoca la pace dell'aldilà. Lizzie Siddal fu una poetessa, una modella e una pittrice, ma fu anche una donna profondamente tormentata che pose fine alla propria esistenza con un'overdose di laudano. Nella sua sua vicenda umana e artistica confluirono amore e morte, fatalità e passione; tutti elementi che furono immortalati dai più grandi artisti del suo tempo, che videro nel suo bellissimo viso e nella sua chioma vermiglia ognuno la propria musa. 

"Ma, vero amore, cercami tra la folla 
degli spiriti fluttuanti nel passato,
e io ti prenderò per mano
e alla fine ti riconosceró mio."

Seguono due brevi saggi: il primo, intitolato La sindrome di Ofelia di Giuseppe Salzano, spiega cos'è la sindrome che portò al suicidio l'Ofelia shakesperiana, la stessa Elizabeth Siddal ma anche molte altre donne dalla natura passionale e auto-distruttiva; il secondo saggio, dal titolo La Fiamma e la falena - Elizabeth Siddal e il mestiere della musa del critico d'arte Antonella Nigro, è un lavoro esplicativo delle molte opere d'arte in cui Lizzie fu ritratta. A partire da Walter Howell Deverell che la scoprì, passando per il genio Millais che la ritrasse nel celebre ritratto di Ofelia (retro copertina in foto) e per il quale lei posò nel suo studio in acqua fredda in una vasca da bagno compromettendo la propria salute, fino ai numerosi dipinti in cui la ritrasse il marito, Dante Gabriel Rossetti, possiamo ammirare numerose tavole di dipinti che si susseguono in bianco e nero rivelandoci le maggiori caratteristiche e i simboli rappresentati in tali opere. 
I due saggi, in aggiunta, presentano entrambi una traduzione in lingua inglese ad opera di Giovanni Della Porta.
Un progetto editoriale che intende riscoprire il volto simbolo di una corrente artistica tra le più amate. 


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venerdì 22 giugno 2018

Anteprima: Daniel Deronda di George Eliot

Buon giorno lettori e buon fine settimana,
oggi ho il grandissimo piacere di presentarvi un classico della letteratura inglese di epoca vittoriana che da molti anni mancava sugli scaffali delle librerie italiane: Daniel Deronda di George Eliot. A riportarlo alla luce, ci ha pensato Fazi Editore, Casa Editrice che con la sua collana Le Strade dimostra ancora una volta grande attenzione per le esigenze di noi lettori che amiamo le storie di un'altra epoca. Ho ricevuto Daniel Deronda proprio ieri, giorno dell'uscita, e devo dirvi che l'eleganza e la bellezza di quest'edizione è difficile da rendere, a parole come in foto, per i colori, l'eleganza e la scelta azzeccatissima della copertina. Fatelo vostro al più presto perché è davvero imperdibile.


Sinossi:
Pubblicato nel 1876, Daniel Deronda è l’ultimo, brillante romanzo di George Eliot, e forse il più controverso. In questo libro, infatti, la celebre autrice di Middlemarch offre uno dei più lucidi e feroci ritratti della politica e dell’imperialismo di età vittoriana, della discriminazione sessuale e razziale, della tolleranza religiosa e del pregiudizio. Daniel Deronda è un giovane benestante di bell’aspetto, la cui natura sensibile e altruista lo spinge ad aiutare chiunque intorno a lui si trovi in difficoltà: da una sala da gioco alla riva del Tamigi, fino a un piccolo negozio di antiquariato, Daniel incontra così l’altezzosa Gwendolen, la giovane Mirah e l’erudito Mordecai. Tra coincidenze ed eventi mondani, le loro vite si intrecciano a quella di Deronda, che cercherà di risollevare le loro sorti e che ne verrà a sua volta inaspettatamente trasformato. Affidato fin da piccolo a Sir Hugo Mallinger, Daniel non ha mai saputo chi fossero i suoi genitori, ma un incontro accidentale getterà nuova luce sulle sue origini. Le contraddizioni della bella e viziata Gwendolen, i difficili trascorsi della delicata Mirah e i sogni religiosi di Mordecai accompagnano Daniel Deronda verso la consapevolezza di sé e verso un’insperata felicità, sullo sfondo dei costumi dell’aristocrazia inglese. 


Attraverso una variegata galleria di personaggi umani, Eliot affronta in maniera esplicita il tema del sionismo e dell’antisemitismo, con tinte vivide a metà tra l’indagine morale e il tono satirico.
Con una storia avvincente, dalle situazioni dirompenti e dai personaggi indimenticabili, viene qui riproposta una delle più importanti scrittrici britanniche che, al pari di Jane Austen e Virginia Woolf, rientra a pieno titolo tra i classici della letteratura.

Era bella o no? E quale segreta forma o espressione conferiva al suo sguardo quella qualità dinamica? Nel brillare dei suoi occhi dominava il genio del bene o quello del male? Forse il secondo, altrimenti l’effetto non sarebbe stato di irrequietudine, bensì di tranquillo sortilegio. E perché la brama di tornare a guardarla sapeva di costrizione e non di spontaneo assenso al desiderio da parte di tutto l’essere? La donna che evocava tali domande nella mente di Daniel Deronda era tutta presa dal gioco.

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Ringrazio Fazi Editore per la copia


mercoledì 20 giugno 2018

Recensione: Sotto gli alberi di Thomas Hardy

Buon giorno cari lettori,
oggi ritorno a parlarvi di Thomas Hardy e di Sotto gli alberi, classico ritornato in libreria da poche settimane grazie a Fazi Editore. Ho letto questo romanzo prevalentemente all'aperto quasi fossero le stesse pagine a suggerirmi una location quanto più possibile vicina al verde e ho scoperto un Hardy più leggero e allegro del solito, ma veniamo al dunque...

"L'ho tenuta tanto stretta che tra di noi non c'era neanche lo spazio per un foglio di carta: e sentivo il suo cuore appena fuori dal mio."

Scritto nel 1872 ma revisionato dall’autore fino al 1912, Sotto gli alberi è il secondo romanzo di Thomas Hardy ed è considerato il suo lavoro ottimista, ossia un’eccezione nell’intera produzione hardyana che si distingue per i toni tragici e drammatici. 
Ambientato nel villaggio di Mellstock, Wessex, Sotto gli alberi è una novella campestre, semplice e lineare i cui protagonisti sono Dick Dewy, il figlio di un carrettiere e Fancy Day, la nuova e bella direttrice della scuola. Dick s’innamora perdutamente di Fancy quando, la notte di Natale, insieme al pittoresco coro di suonatori di Mellstock, si ferma sotto le sue finestre per intonare come da tradizione un canto e la scorge per la prima volta dietro il vetro, con i capelli sciolti e in camicia da notte. Da quel momento il suo cuore è perduto e nella speranza d’incontrarla inizia a presidiare la scuola. Ma non è l’unico a sospirare per la dolce Fancy, infatti, Mr Shiner, il fattore, le fa la corte e anche il nuovo vicario, Mr Maybold, valuta in segreto di dichiararsi alla giovane direttrice. Fancy però ricambia proprio il nostro giovane eroe squattrinato e come in ogni storia d’amore che si rispetti, alcune piccole incomprensioni e qualche ostacolo da superare si frappongono lungo la strada verso il bucolico lieto fine.  Dick e Fancy, forse perché molto giovani, denotano entrambi una certa ingenuità di carattere: lui è troppo intontito dall’amore e per questo, a parte qualche piccolo scatto d’ira, piuttosto remissivo, quasi sciocco, lei è un po’ frivola, capricciosa e insicura per essere, tra l’altro, a capo di una scuola. 

"L'ago della bilancia tra i segni che lei lo amasse e quelli che così non fosse era tanto perfettamente in bilico che la sua opinione non trovava stabilità."

Parallelamente a questa vicenda leggiamo del “dramma” del coro. Formato da un gruppo di semplici e umili lavoratori del posto, il coro rappresenta da sempre una sorta d’istituzione per il villaggio, ma a un certo punto è costretto a cedere il passo all’innovazione che si manifesta nell’arrivo di un organo per la Chiesa, metafora del cambiamento dei tempi: l’ingegno meccanico che sostituisce i canti sinceramente accorati dei parrocchiani.


Vera protagonista di queste pagine un po’ acerbe è senza dubbio la natura. Il romanzo, infatti, è suddiviso seguendo le quattro stagioni. L’autore descrive con grande spirito di osservazione i vari mutamenti del paesaggio che come una cornice cangiante racchiude uomini, storie, situazioni. Tra fronde scosse dal vento, radure verdeggianti, sentieri erbosi, ponticelli sovrastanti piccoli corsi d’acqua, si ha la sensazione di trovarsi in un mondo quasi incantato. 
Nello stile siamo di fronte a un Hardy sicuramente un po’ grezzo, specie se paragonato ai romanzi della maturità, ma al tempo stesso Sotto gli alberi si rivela una lettura gradevole e godibile



martedì 19 giugno 2018

Recensione: Dalla mia finestra: “Charlotte. La storia della piccola Brontë” di Antonella Iuliano

 "Una storia molto tenera e commovente, tratteggiata con estrema delicatezza e sensibilità. Si nota subito, fin dalle prime pagine, l’immenso amore che Antonella nutre per le sorelle Brontë. I loro nomi, i loro libri, le loro storie e i loro sentimenti riecheggiano in questa storia che profuma d’altri tempi, una storia poetica che sembra ricongiungersi al passato, tendendo le mani a quelle famose scrittrici inglesi che i lettori di tutto il mondo hanno tanto amato."


L'ultima recensione di 
sul blog 


Segnalazione: Anne di Tetti Verdi di Lucy Maud Montgomery

Cari lettori buon pomeriggio,
oggi vi segnalo la nuova edizione di un classico molto noto al grande pubblico, Anna dai capelli rossi di Lucy Maud Montgomery, pubblicato per la prima volta in italiano con il titolo originale, Anne di Tetti VerdiNon si tratta di una ristampa ma di una vera e propria nuova traduzione integrale, priva di tagli e adattamenti, che vuole restituire al testo tutta la sua ricchezza originale e, per la prima volta, completo di un apparato di note. Il romanzo, così come concepito dall'autrice oltre un secolo fa, è stato tradotto Oscar Ledonne e dal Prof. Enrico De Luca che ne è anche il curatore, ed edito da Lettere Animate Editore.
Il Prof. De Luca, che ringrazio, mi ha gentilmente concesso le informazioni riguardanti l'opera da lui curata che vi lascio di seguito. 


L. M. Montgomery
edizione integrale e annotata a cura di Enrico De Luca
traduzione di Oscar Ledonne ed Enrico De Luca
Lettere Animate Editore, 2018
pp. 322
edizione cartacea 14,90
edizione ebook 2,99
ISBN 9788871123295

Quarta di copertina:
Anne di Tetti Verdi (Anne of Green Gables), la cui protagonista è stata definita da Mark Twain «la più cara e adorabile ragazzina nella letteratura dall᾽immortale Alice», non solo riscosse un successo planetario poco dopo la sua pubblicazione nel 1908, ma continua ancora oggi ad appassionare schiere di lettori e a ispirare trasposizioni televisive e cinematografiche (da questo romanzo sono tratti l᾽anime Anna dai capelli rossi e la serie tv Chiamatemi Anna). La presente edizione del romanzo, curata da Enrico De Luca, propone una traduzione integrale e annotata dell᾽inaugurale romanzo della saga di Anne – composta da altri otto titoli che coprono quasi l᾽intera vita della protagonista –, che tributò un᾽immediata quanto duratura fama alla sua creatrice, la canadese Lucy Maud Montgomery.

Disponibile in ebook e cartaceo su
e nei migliori bookstore! 

lunedì 18 giugno 2018

Penna D'oro: RECENSIONE | "Doppio Stradivari" di Antonella Iuliano

Penna D'oro: RECENSIONE | "Doppio Stradivari" di Antonella Iuliano:

Leggi la bellissima recensione su 

"Adoro il modo in cui la scrittrice mescola poesia e realtà attirando il lettore in una storia dal romanticismo delicato che si trasformerà in mani grondanti di sangue. Bene e Male si sfideranno sulle fantastiche note di un violoncello bianco e di un violino nero."


"In questo breve romanzo ogni aspetto della narrazione è curato nei minimi particolari. Grazie a una scrittura raffinata e a una narrazione che appassiona, assistiamo a un gioco perverso in cui la verità viene emarginata."

“Doppio Stradivari è un racconto elegante, ben costruito e coinvolgente. Mostra la bravura indiscussa della scrittrice che riesce a dar voce a un’umanità variegata e complessa." 

sabato 26 maggio 2018

Presentazione: Sotto gli alberi di Thomas Hardy

Buongiorno lettori,
nell'augurarvi un buon fine settimana, oggi vi presento l'ultimo arrivato nella mia libreria dei classici:  Sotto gli alberi di Thomas Hardy
Considerato il romanzo "differente" dell'autore inglese, Sotto gli alberi è ritornato da poco in libreria in una nuova veste e soprattutto in una nuovissima traduzione grazie a  Fazi Editore, che ringrazio per la copia. Io l'ho già iniziato e lo sto trovando piuttosto piacevole.^^


Trama:
Dick Dewy, figlio di un carrettiere e suonatore di violino, fa parte del coro della parrocchia di Mellstock, piccolo paesino immerso nella campagna inglese. Il giorno in cui il coro si esibisce alla scuola del paese, s’innamora a prima vista di Fancy Day, l’affascinante direttrice. Ma non è l’unico: dovrà infatti vedersela con numerosi altri pretendenti, fra i quali il nuovo vicario, il giovane e intraprendente Mr Maybold. Questi, oltretutto, animato da un desiderio di modernizzazione, è anche intenzionato a sostituire il vecchio coro e i suoi anziani membri con un organo meccanico. La battaglia per la sopravvivenza del coro sarà dura e costellata di peripezie. 


Ambientato in una splendida campagna inglese, Sotto gli alberi, dai toni allegri e idilliaci, è il più divertente tra i romanzi di Hardy e attinge con grande capacità affabulatoria alla migliore tradizione umoristica inglese. Tuttavia, la storia non manca di un retrogusto amaro, pervasa dalla consapevolezza di un mondo che, suo malgrado, sta diventando anacronistico. Scritto nel 1872 e periodicamente revisionato fino al 1912, il romanzo costituisce un importante passaggio all’interno dell’opera di Thomas Hardy, uno dei vertici assoluti della narrativa inglese, autore di classici intramontabili.

«Nessuno mi ha più insegnato niente da quando è morto Thomas Hardy». 
Ezra Pound

«È innegabile l’abilità di Hardy – l’abilità del vero romanziere – di farci credere che i suoi personaggi siano persone come noi, guidate dalle proprie passioni e idiosincrasie; al contempo – e questo è il dono del poeta – in loro vi è un qualcosa di simbolico che ci accomuna tutti». 
Virginia Woolf


Puoi acquistare il romanzo Qui



giovedì 24 maggio 2018

Recensione: Chiamatemi Elizabeth . Vita e opere di Elizabeth von Arnim di Carmela Giustiniani

Buon giorno, cari lettori.
La scorsa settimana ho letto e recensito la meravigliosa biografia di Frances Hodgson Burnett, La mia anima è un giardino (qui per la recensione) scritta da Carmela Giustiniani. Oggi, invece, vi parlo di un’altra famosa scrittrice vissuta a cavallo di due secoli, la fine dell’800 e l’inizio del 1900. Mi riferisco alla biografia “Chiamatemi Elizabeth – vita e opere di Elizabeth von Arnim”, opera prima di Carmela Giustiniani edita da flower-ed

“Sono felice che Dio mi abbia fatta scrittrice,anziché qualcos'altro. 
Quanto avrei odiato avere una passione per la cucina.

Nata Mary Annette Beauchamp, Elizabeth von Armin è il nome d’arte di una scrittrice anticonvenzionale e ironica di cui Carmela Giustiniani ci offre un ritratto colorato ed esaustivo attraverso le molte opere che l’autrice scrisse nella sua lunga vita. 
Non conoscevo l’esistenza abbastanza travagliata e anche un po’ “nomade” di Von Arnim (la scrittrice, nata in Australia, si spostò spesso tra Inghilterra, Germania, Svizzera e America). 
Perché proprio Elizabeth? È la domanda che chiunque potrebbe porsi. Perché era il suo alter ego tra le pagine ovvero la protagonista del suo primo romanzo, Il giardino di Elizabeth
Intrappolata in ben due matrimoni infelici, - il primo con un tedesco, von Arnim, da cui il cognome – e in seguito in altre due relazioni che non le portarono grandi felicità (se non i figli avuti dal primo marito), Elizabeth fu una donna innamorata soprattutto delle sue passioni: i giardini, la scrittura, dove trovava rifugio, e i cani. Tra le righe emerge la figura di una donna disillusa dall'amore coniugale ma audace che non si curò dei pregiudizi lasciandosi coinvolgere in relazioni non ben viste dalla società, una adulterina e una con un uomo di vent'anni più giovane; ma anche, e soprattutto, conosciamo una scrittrice che amava isolarsi nel suo chalet in montagna, determinata e forse un po' eccentrica, e che visse durante le due guerre mondiali trovando sempre il modo di esprimersi.

Neanche Hitler le avrebbe impedito di scrivere, affermava.

Una personalità duplice quella di Mary Annette che fu sempre alla ricerca di affetto ma dal forte spirito indipendente. Mondana ma alla ricerca di momenti di solitudine e di riflessione che trovava contemplando la bellezza della natura. 
Le sue eroine possiedono quasi tutte un’impronta autobiografica, infatti, spesso sono donne sposate senza quell’amore che dovrebbe esserci in una coppia e per questo in fuga. Donne che sembrano ricalcare i vari stadi della vita dell’autrice. Opere come Un’incantevole aprile, Vera, La moglie del pastore, Un’estate da sola, La fattoria dei gelsomini, ecc… presentano tutte protagoniste che ci rivelano qualcosa della loro "mamma" letteraria. 
Chiamatemi Elizabeth può essere considerata una guida che aiuta a capire il significato dietro i  romanzi di von Armin. Storie che spaziano dalla commedia ironica al romanzo epistolare, ma anche opere dall'impronta socio – politica.


Una biografia breve ed esaustiva, la prima in lingua italiana, ben scritta, dove forse manca solo quel di più circa la pubblicazione dei romanzi ovvero i rapporti che l’autrice ebbe con gli editori, cosa che mi avrebbe fatto piacere scoprire. 
Personalmente non ho percepito grandissima affinità con il suo personaggio ma certamente consiglio questo lavoro a chi ha letto le opere di von Arnim o ha intenzione di farlo. Io in wishlist ho l’intrigante titolo Il circolo delle ingrate e la storia ritenuta la più intensa e malinconica da lei scritta, Christine. Magari un giorno non troppo lontano vi farò sapere cosa ne penso.