mercoledì 20 luglio 2016

La gente per bene della Marchesa Colombi

"In teatro una signorina non va mai scollata (...) Pochissimi gioielli. I francesi dicono "I diamanti sono fatti per le teste brune, i fiori sono fatti per le teste bionde." (...) Ma finché sono teste da fanciulla, anche le teste più brune debbono accontentarsi dei fiori. Per portare i diamanti ci vuole il permesso della Chiesa e del Municipio. Ma credano a me, signorine, non ci perdono nulla. Il diamante ha un pregio convenzionale: il fiore è una cosa davvero bella. Le arti belle hanno sempre imitato i fiori."

Buon pomeriggio cari lettori,
oggi vi parlo di buone maniere, sì, un po’ di bon ton dei tempi che furono e lo faccio illustrandovi una delle ultime novità di casa flower-ed, casa Editrice digitale che mi regala sempre piacevoli letture. L’opera alla quale mi riferisco è La gente per bene di Maria Antonietta Torriani, meglio conosciuta come Marchesa Colombi (1840 – 1920).
È la prima volta che leggo un galateo e confesso che all’inizio temevo fosse poco più di uno statico elenco di regole sulla buona educazione, invece mi sono ricreduta. Ne La gente per bene vi è una scrittura sì datata (l’italiano dei tempi della Colombi) ma molto ironica e spassosa.

La gente per bene fu pubblicato la prima volta nel 1877
Da acuta osservatrice la Marchesa Colombi consiglia i comportamenti da adottare nelle diverse situazioni in cui sia uomini che donne si ritrovano nelle tappe delle loro vite.  

Il galateo inizia dai bambini e dai fanciulli; mentre i primi sono piccoli despoti ai quali non si può imporre regole di comportamento (almeno non fino a quando possiedono pienamente i doni dell’intelligenza e della parola), i secondi sono spesso egoisti e freddi, formali con gli stessi genitori. Qui mi sono subito resa conto di quanto attuale sia questo testo, specie pensando alla precoce maleducazione dei ragazzini nel nostro secolo di “progresso”. 
L’autrice s’interessa anche ai meno fortunati, ai ragazzini orfani e alla loro situazione disagiata, dispensando consigli su come presentarsi e comportarsi in ogni circostanza.

Molto sfiziosa è la reprimenda che la Marchesa fa alle signorine, perché queste ultime sovente sono  delle ingrate che non vedono l’ora di maritarsi, come se nella casa paterna avessero da soffrire chissà quale pena. Il matrimonio è il loro costante pensiero e non si curano di altro, rivolte a quest’unico scopo futuro. Mi sono tornate in mente certe ragazze di paese, specie del sud dell’Italia, che ancora oggi hanno la stessa visione di vita. Comportamento che l’autrice deplora. Di rimando suggerisce loro i giusti atteggiamenti da adottare in famiglia, in società, durante una visita fatta o ricevuta, a teatro, compreso l’abbigliamento adeguato. Ma la signorina ben presto cresce e diventa matura, e qualcuna  può ritrovarsi, per scelta sua o di altri, zitellona. Sì, questo termine fa sorridere, per mero pregiudizio, e la Marchesa consiglia a costoro le abitudini da adottare, il linguaggio opportuno, i divertimenti da evitare e quelli da scegliere per apparire sempre rispettabile. 
Se da un lato c’è la zitella, dall’altro c’è la fidanzata. L’ultimo stadio prima dell’agognato matrimonio. Qual è il comportamento adeguato da adottare quando si vuole rifiutare un pretendente? E quale quello da tenere se per amore si vuole accettare la corte di un giovanotto? L’Autrice riporta esempi di vita per evidenziare come, in certe situazioni, la cortesia e l’onestà possono risolvere le più intrigate faccende di cuore.
È stato un po’ sorprendente, ma anche interessante, scoprire come le ragazze dell’Ottocento, una volta promesse, erano private di molti divertimenti, tenute quasi lontane dalla mondanità. Tutto il contrario di oggi.
Il fatidico giorno del matrimonio giunge e la sposa è protagonista di molte pagine perché si sa, è così anche oggi, questo giorno comporta tanto trambusto. Interessantissimo è stato scoprire gli usi e i costumi circa il corredo e i doni; il comportamento dello sposo verso la futura moglie e i suoceri; come devono essere fatte le partecipazioni. Tutto, in ogni dettaglio fino all’altare e anche dopo, è descritto come dovrebbe essere per amore del decoro. 
La signorina è diventata signora e dopo il viaggio di nozze ci sono altre regole che si confanno al suo nuovo stato: quale corrispondenza può avere, il giorno in cui può ricevere visite, l’abbigliamento da casa, il riguardo verso i suoceri, l’organizzazione di un pranzo o di un ballo (la giusta biancheria da tavola, le pietanze appropriate da servire, le decorazioni).
Poi c’è la nascita del primo figlio e un nuovo ciclo si apre, un altro piccolo despota per il quale nessun galateo vigerà mai… per lui, sottolinea la Marchesa, non per i neo genitori che dovranno provvedere al corredino, al battesimo e quando il bimbo crescerà, a curare il rapporto con i maestri che li affiancano nella loro istruzione ed educazione.

Alla Marchesa non sfuggono nemmeno le vedove, alle quali non si addice nessuna pomposità. 
Infine, inesorabile come il tempo, affronta l’ultimo stadio della vita, la vecchiaia: i capelli bianchi, com’è intitolata questa parte del galateo. Come invecchiare decorosamente? Quali divertimenti si confanno a una signora di una certa età? Sarebbe ridicola se si presentasse a un ballo di giovinette, mentre lo sarebbe assai meno se organizzasse lei un ricevimento, o se andasse in teatro, ovviamente vestita in modo consono alla sua età.

"L'unica moda della vecchia, sempre uguale, sempre bella, è la dignità."

Infine, pur dichiarando di non aver nulla contro i maschi, l’autrice dedica loro un intero capitolo e tra uomini abitudinari, scapoli solitari, giovinetti la cui compagnia porta il buon umore, emergere la figura del gentiluomo, quello un po’ da romanzo forse, oggi esemplare in estinzione, che non dà la mano ma porge il braccio alla fanciulla, che in viaggio cede ogni comodità alla signora nel suo stesso vagone.

La gente per bene, senza annoiare il lettore con seccanti regole, ma con ironia, garbo e una vena umoristica che ne percorre le pagine, suggerisce le buone maniere da adottare in ogni circostanza per essere un ragazzino, una signorina, una signora, una madre, una vedova, un’anziana, un uomo, un cittadino esemplari

Antonella Iuliano
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martedì 19 luglio 2016

Presentazione: La pietra di luna di Wilkie Collins

Buon giorno carissimi e ben ritrovati,
da pochi giorni è tornato in libreria il padre del genere poliziesco, Wilkie Collins, con la sua Opera più celebre, La pietra di luna, in una nuova, elegantissima veste firmata Fazi Editore
Sono molto curiosa di leggere questo romanzo definito il miglior poliziesco mai scritto. Ve lo presento e mostro come sempre.
Ringrazio Fazi Editore per la copia.
Antonella Iuliano


Trama:
La pietra di Luna, prezioso e antico diamante giallo originario dell’India, dopo una serie di avventurose vicissitudini sopportate nel corso dei secoli, giunge in Inghilterra e viene donata a una giovane nobildonna di nome Rachel Verinder nel giorno del suo diciottesimo compleanno. Il gioiello, di valore inestimabile, scompare in circostanze misteriose quella notte stessa e un famoso investigatore, il sergente Cuff, viene incaricato di ritrovarlo. L’indagine, per quanto accurata, non porta ad alcun risultato e causa, anzi, sgomento e confusione sia tra i membri della famiglia Verinder che nella servitù. Il romanzo, in cui tutti i personaggi sono apparentemente innocenti ma allo stesso tempo possibili colpevoli, si sviluppa seguendo le sorti della pietra di Luna, in un groviglio di eventi drammatici raccontati, di volta in volta, dai diversi protagonisti.

 A fare da sfondo a questo giallo così magistralmente costruito c’è una romantica storia d’amore che, insieme alla suspense e alla curiosità, tiene il lettore avidamente inchiodato al libro dalla prima all’ultima pagina. Unanimemente riconosciuto come uno dei più grandi capolavori di Wilkie Collins, La pietra di Luna, alla sua uscita nel 1868, consacrò il clamoroso successo dell’autore e riuscì addirittura a destare l’invidia di Charles Dickens, suo grande amico e maestro.


 «Probabilmente il miglior romanzo poliziesco mai scritto».
G.K. Chesterton

«Il primo e il più grande romanzo poliziesco inglese, un genere scoperto da Collins, non da Poe».
T.S. Eliot

«Un testo esemplare. Un romanzo ragguardevole, avvincente, opportunamente fluviale e, insieme, un libro-simbolo del noir».
«Panorama»

«L’impero, la grande tradizione letteraria, l’immobilità sociale, l’ironia e il patetico, l’ordine e la trasgressione. C’è molta Inghilterra vittoriana in questo poliziesco. Il pubblico, e Dickens, lo capirono».
«Il Sole 24 Ore»


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