Buongiorno lettori,
nell'augurarvi un buon fine settimana, oggi vi presento l'ultimo arrivato nella mia libreria dei classici: Sotto gli alberi di Thomas Hardy.
Considerato il romanzo "differente" dell'autore inglese, Sotto gli alberi è ritornato da poco in libreria in una nuova veste e soprattutto in una nuovissima traduzione grazie a Fazi Editore, che ringrazio per la copia. Io l'ho già iniziato e lo sto trovando piuttosto piacevole.^^
Trama:
Dick Dewy, figlio di un carrettiere e suonatore di violino, fa parte del coro della parrocchia di Mellstock, piccolo paesino immerso nella campagna inglese. Il giorno in cui il coro si esibisce alla scuola del paese, s’innamora a prima vista di Fancy Day, l’affascinante direttrice. Ma non è l’unico: dovrà infatti vedersela con numerosi altri pretendenti, fra i quali il nuovo vicario, il giovane e intraprendente Mr Maybold. Questi, oltretutto, animato da un desiderio di modernizzazione, è anche intenzionato a sostituire il vecchio coro e i suoi anziani membri con un organo meccanico. La battaglia per la sopravvivenza del coro sarà dura e costellata di peripezie.
Ambientato in una splendida campagna inglese, Sotto gli alberi, dai toni allegri e idilliaci, è il più divertente tra i romanzi di Hardy e attinge con grande capacità affabulatoria alla migliore tradizione umoristica inglese. Tuttavia, la storia non manca di un retrogusto amaro, pervasa dalla consapevolezza di un mondo che, suo malgrado, sta diventando anacronistico. Scritto nel 1872 e periodicamente revisionato fino al 1912, il romanzo costituisce un importante passaggio all’interno dell’opera di Thomas Hardy, uno dei vertici assoluti della narrativa inglese, autore di classici intramontabili.
«Nessuno mi ha più insegnato niente da quando è morto Thomas Hardy».
Ezra Pound
«È innegabile l’abilità di Hardy – l’abilità del vero romanziere – di farci credere che i suoi personaggi siano persone come noi, guidate dalle proprie passioni e idiosincrasie; al contempo – e questo è il dono del poeta – in loro vi è un qualcosa di simbolico che ci accomuna tutti».
Virginia Woolf
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