Buon giorno cari lettori,
oggi ritorno a parlarvi di Thomas Hardy e di Sotto gli alberi, classico ritornato in libreria da poche settimane grazie a Fazi Editore. Ho letto questo romanzo prevalentemente all'aperto quasi fossero le stesse pagine a suggerirmi una location quanto più possibile vicina al verde e ho scoperto un Hardy più leggero e allegro del solito, ma veniamo al dunque...
"L'ho tenuta tanto stretta che tra di noi non c'era neanche lo spazio per un foglio di carta: e sentivo il suo cuore appena fuori dal mio."
Scritto nel 1872 ma revisionato dall’autore fino al 1912, Sotto gli alberi è il secondo romanzo di Thomas Hardy ed è considerato il suo lavoro ottimista, ossia un’eccezione nell’intera produzione hardyana che si distingue per i toni tragici e drammatici.
Ambientato nel villaggio di Mellstock, Wessex, Sotto gli alberi è una novella campestre, semplice e lineare i cui protagonisti sono Dick Dewy, il figlio di un carrettiere e Fancy Day, la nuova e bella direttrice della scuola. Dick s’innamora perdutamente di Fancy quando, la notte di Natale, insieme al pittoresco coro di suonatori di Mellstock, si ferma sotto le sue finestre per intonare come da tradizione un canto e la scorge per la prima volta dietro il vetro, con i capelli sciolti e in camicia da notte. Da quel momento il suo cuore è perduto e nella speranza d’incontrarla inizia a presidiare la scuola. Ma non è l’unico a sospirare per la dolce Fancy, infatti, Mr Shiner, il fattore, le fa la corte e anche il nuovo vicario, Mr Maybold, valuta in segreto di dichiararsi alla giovane direttrice. Fancy però ricambia proprio il nostro giovane eroe squattrinato e come in ogni storia d’amore che si rispetti, alcune piccole incomprensioni e qualche ostacolo da superare si frappongono lungo la strada verso il bucolico lieto fine. Dick e Fancy, forse perché molto giovani, denotano entrambi una certa ingenuità di carattere: lui è troppo intontito dall’amore e per questo, a parte qualche piccolo scatto d’ira, piuttosto remissivo, quasi sciocco, lei è un po’ frivola, capricciosa e insicura per essere, tra l’altro, a capo di una scuola.
"L'ago della bilancia tra i segni che lei lo amasse e quelli che così non fosse era tanto perfettamente in bilico che la sua opinione non trovava stabilità."
Parallelamente a questa vicenda leggiamo del “dramma” del coro. Formato da un gruppo di semplici e umili lavoratori del posto, il coro rappresenta da sempre una sorta d’istituzione per il villaggio, ma a un certo punto è costretto a cedere il passo all’innovazione che si manifesta nell’arrivo di un organo per la Chiesa, metafora del cambiamento dei tempi: l’ingegno meccanico che sostituisce i canti sinceramente accorati dei parrocchiani.
Vera protagonista di queste pagine un po’ acerbe è senza dubbio la natura. Il romanzo, infatti, è suddiviso seguendo le quattro stagioni. L’autore descrive con grande spirito di osservazione i vari mutamenti del paesaggio che come una cornice cangiante racchiude uomini, storie, situazioni. Tra fronde scosse dal vento, radure verdeggianti, sentieri erbosi, ponticelli sovrastanti piccoli corsi d’acqua, si ha la sensazione di trovarsi in un mondo quasi incantato.
Nello stile siamo di fronte a un Hardy sicuramente un po’ grezzo, specie se paragonato ai romanzi della maturità, ma al tempo stesso Sotto gli alberi si rivela una lettura gradevole e godibile.
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