lunedì 9 luglio 2018

Recensione: Lizzie Siddal - AA. VV.


Buon pomeriggio cari lettori,
approfitto di questa giornata un po' più fresca delle recenti per parlarvi di un libricino letto recentemente, Lizzie Siddal, la musa dei Preraffaelliti, di AA.VV.

"La vita e la notte fuggono da me,
la morte e il giorno si aprono su di me,
ovunque i miei passi vanno e vengono,
la vita è una pietosa strada di dolore."

Ho ricevuto quest'opera circa due anni fa grazie alla gentilezza di Milena Esposito della Casa Editrice L'Argolibro, quando in occasione del bicentenario della nascita di Charlotte Brontë, ebbi il piacere di ricevere Storie di Geni e di Fate, pubblicazione riguardante gli scritti giovanili dell'autrice di Jane Eyre. Nel pacchetto c'era un omaggio aggiuntivo e inatteso, dalla copertina rosso fiammante che, come ho detto, ho letto solo nei giorni scorsi (chiedo venia ma sono sempre sommersa di letture). Di Elizabeth Siddal avevo già sentito parlare perché, più o meno nello stesso periodo, avevo visto e amato molto la miniserie Desperate Romantics che la vedeva protagonista insieme al marito Dante Gabriel Rossetti e John Everett Millais. Questa lettura è stata un piccolo e valido approfondimento, soprattutto perché ho potuto scoprire la Siddal poetessa: il volume si apre con una raccolta selezionata delle sue poesie più belle. Versi (tradotti da Gabriella Borrelli e Giovanni Della Porta) che hanno come tema centrale l'amore perduto, che si rimette totalmente a Dio e invoca la pace dell'aldilà. Lizzie Siddal fu una poetessa, una modella e una pittrice, ma fu anche una donna profondamente tormentata che pose fine alla propria esistenza con un'overdose di laudano. Nella sua sua vicenda umana e artistica confluirono amore e morte, fatalità e passione; tutti elementi che furono immortalati dai più grandi artisti del suo tempo, che videro nel suo bellissimo viso e nella sua chioma vermiglia ognuno la propria musa. 

"Ma, vero amore, cercami tra la folla 
degli spiriti fluttuanti nel passato,
e io ti prenderò per mano
e alla fine ti riconosceró mio."

Seguono due brevi saggi: il primo, intitolato La sindrome di Ofelia di Giuseppe Salzano, spiega cos'è la sindrome che portò al suicidio l'Ofelia shakesperiana, la stessa Elizabeth Siddal ma anche molte altre donne dalla natura passionale e auto-distruttiva; il secondo saggio, dal titolo La Fiamma e la falena - Elizabeth Siddal e il mestiere della musa del critico d'arte Antonella Nigro, è un lavoro esplicativo delle molte opere d'arte in cui Lizzie fu ritratta. A partire da Walter Howell Deverell che la scoprì, passando per il genio Millais che la ritrasse nel celebre ritratto di Ofelia (retro copertina in foto) e per il quale lei posò nel suo studio in acqua fredda in una vasca da bagno compromettendo la propria salute, fino ai numerosi dipinti in cui la ritrasse il marito, Dante Gabriel Rossetti, possiamo ammirare numerose tavole di dipinti che si susseguono in bianco e nero rivelandoci le maggiori caratteristiche e i simboli rappresentati in tali opere. 
I due saggi, in aggiunta, presentano entrambi una traduzione in lingua inglese ad opera di Giovanni Della Porta.
Un progetto editoriale che intende riscoprire il volto simbolo di una corrente artistica tra le più amate. 


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