venerdì 27 novembre 2020

Presentazione: Storie di Natale - Racconti inediti di Louisa May Alcott

Buongiorno lettori,
oggi sono lieta di inaugurare una nuova collaborazione presentandovi un libricino davvero delizioso e curatissimo uscito questo martedì, 24 novembre 2020, in libreria: Storie di Natale - Racconti inediti di Louisa May Alcott, la mamma delle Piccole Donne, tradotto da Giovanni Maria Rossi e Francesca De Luca ed edito da Edizioni Clichy, che ringrazio sentitamente per la copia omaggio. 


Quarta di copertina:
Dodici racconti, quasi tutti finora inediti in Italia, tratti dalla raccolta Lulu’s Library, una serie di storie per bambini scritte da Louisa May Alcott, l’autrice di Piccole donne, nel 1885. Nate come favole della buonanotte per la nipotina, queste storie ebbero poi così tanto successo tra la bambina e i suoi amici che l’autrice decise di farne un libro: «Non avendo nient’altro da regalare quest’anno, le ho raccolte in un solo volume come dono di Natale». Ne emerge, come nella sua saga più celebre, un insieme di semplicità e di ricchezza di temi, un precorrere i tempi, anche politicamente, una capacità straordinaria di narrare e di trasmettere valori che al suo tempo erano assolutamente rivoluzionari. Un libro per bambini ma anche per genitori, e per chiunque voglia esplorare il mondo straordinario di una scrittrice che ancora oggi, dopo quasi due secoli, non cessa di stupirci e affascinarci.



Dall’autrice di Piccole donne, amata da generazioni di lettrici e di lettori, considerata come una delle più originali e rivoluzionarie scrittrici di sempre.





Una rarissima perla letteraria, una scoperta assolutamente straordinaria.




Un dolce regalo sotto l'albero per i più piccoli ma anche per chi è grandicello e ama gli autori classici, poiché trattasi di una chicca natalizia imperdibile per gli appassionati di Alcott, che in questo periodo dell'anno ispira sempre tantissimo. Io lo inizierò molto presto...

Puoi acquistare la tua copia Qui
e in tutte le librerie.

martedì 24 novembre 2020

Recensione: La stanza rossa e altre storie di fantasmi di Lucy Maud Montgomery

Buongiorno lettori,
pochi giorni fa ho terminato una delle mie ultime letture veloci di questo 2020, la raccolta di racconti La stanza rossa e altre storie di fantasmi di Lucy Maud Montgomery, edita nel 2019 da Caravaggio Editore nella collana I classici ritrovati curata dal Prof. Enrico de Luca, traduttore del summenzionato testo. Oggi condivido brevemente con voi le mie impressioni. 

“La stanza era bassa e scura, tappezzata di damasco rosso e con finestre squadrate in alto sotto la grondaia con uno scuro rivestimento in legno tutt’intorno. E lì mi piaceva sedere tranquillamente sul divano rosso e leggere le mie fiabe.”
da La stanza rossa


Lucy Maud Montgomery, autrice canadese famosa per essere la penna che ha inventato Anne di Tetti Verdi (Anna dai capelli rossi), scrisse numerose storie di fantasmi che pubblicò su diverse riviste. 
La presente raccolta comprende sei dei suoi racconti che presentano ovviamente gli elementi tipici delle ghost stories: tinte gotiche, presenze soprannaturali, amori capaci di sfidare la morte e misteri da svelare. 
Non sono storie che fanno paura, nessun vero brivido attraverserà la vostra schiena, ma tutte, tranne l’ultima, Il fantasma di Brixley, incentrata sul tema del bullismo, spingono il lettore a interrogarsi su fenomeni inspiegabili con la sola ragione. Esistono i fantasmi? E i contatti con l’aldilà? 
Nella loro varietà i sei racconti presentano, oltre all’elemento soprannaturale, punti in comune come morti precoci e protagoniste femminili particolarmente belle. 

“Ma ora vedete quanto è forte e meraviglioso l’amore fedele… forte abbastanza da vincere la morte."
da La ragazza al cancello

Il volumetto è godibilissimo oltre che per lo stile scorrevole di Montgomery, anche per come si presenta, per la grafica intrigante e per le bellissime tavole disegnate da Michela Pollutri
Sei piccole chicche, dunque, che si leggono velocemente, che come biscotti allo zenzero ci regalano sei brevi intervalli di piacere e che non a caso sono ideali da gustare nel periodo di Halloween o in un freddo e nebbioso pomeriggio autunnale. 

Pur non rientrando nel mio genere solito, io ho apprezzato tre racconti su sei; nello specifico: La ragazza al cancello, L’amante di Miriam e Festa privata a Smoky Island

giovedì 12 novembre 2020

Recensione: Papà Gambalunga di Jean Webster

Buongiorno, cari lettori,
oggi vi parlo del romanzo più celebre della scrittrice americana Jean Webster, Papà Gambalunga, che i più ricorderanno per l’adattamento in versione anime degli anni 90 con il quale molti di noi sono cresciuti. 
Papà Gambalunga, generalmente considerato un libro per ragazzi, fa parte della collana "I classici ritrovati" curata dal Prof. Enrico de Luca
Scritto sotto forma epistolare, è stato tradotto per la prima volta integralmente in italiano da Miriam Chiaromonte e da Enrico de Luca, è uscito nel 2019 per Caravaggio Editore

“Penso che chiunque, non importa quanti problemi possa avere quando crescerà, debba avere un’infanzia felice verso la quale guardare.”


Jerusha Abbott, detta Judy, è un’orfana che per diciassette anni ha vissuto all’istituto di carità John Grier. Diventata ormai grande, la direttrice è solita servirsi di lei come aiutante per i trovatelli e la sua vita sembra così destinata a rimanere tra quelle mura, fino a quando un misterioso membro del consiglio e benefattore dell’orfanotrofio, colpito da un suo scritto, decide di mandarla al college affinché possa studiare e magari diventare una famosa scrittrice. Judy non sa chi sia quest’uomo che ha deciso di rimanere anonimo, riesce solo a scorgerne la lunga ombra proiettata dai fari della sua automobile sulla parete del corridoio appena prima che vada via. Da qui il nome Papà Gambalunga coniato dalla sua fantasia. Judy ha una sola condizione da rispettare, scrivere al suo tutore almeno una volta al mese comunicandogli i suoi progressi scolastici. 

“Non manca ciò che non si è mai posseduto.”

Inizia così la corrispondenza a senso unico della protagonista, dal suo primo anno di college fino alla maturità, e sono spesso lettere simpatiche, in cui racconta la sua nuova condizione, il suo stupore per cose che non avrebbe mai creduto possibili le accadessero, il suo disagio con le compagne di stanza, che, al contrario di lei, hanno avuto un’infanzia normale, i suoi progressi nello studio, la sua crescita di rapporti umani. Epistole condite di buonumore ma che contengono anche riflessioni e sprazzi di malinconia si susseguono per un periodo di quattro anni, vacanze in campagna comprese. Anni che condurranno Judy al diploma e una nuova e forse ancor più felice svolta nella sua vita. Tutto indirizzato al misterioso benefattore che vorrebbe tanto conoscere e considerare come la famiglia che non ha mai avuto. 

Una protagonista determinata, gioviale, alla quale piace leggere, molti sono, infatti, i riferimenti letterari che incontriamo, che arriva a rendersi indipendente e che cerca sempre il lato positivo. Attraverso questa ragazza spontanea e al tempo stesso profonda ed empatica, un finale dal leggerissimo tocco romantico e uno stile frizzante, Jean Webster ci racconta una storia di formazione e di buoni sentimenti, piacevole e a tratti divertente. 

“Con un panorama bellissimo tutt’intorno, e molto da mangiare e un confortevole letto a baldacchino e una risma di carta bianca e una bottiglia intera d’inchiostro… cosa si può mai desiderare di più al mondo?”


lunedì 9 novembre 2020

Recensione: La Mantella Rossa di Domitilla Calamai e Marco Calamai de Mesa

Buon lunedì, cari lettori. 
Oggi vi parlo de La mantella rossa, un romanzo storico che mi ha tenuto ottima compagnia nell’ultimo mese, scritto a quattro mani da Domitilla Calamai e Marco Calamai de Mesa, padre e figlia, ed edito da La Lepre Edizioni (2017). 
Una storia che nasce dalle origini, per metà spagnole, dei due autori e dalla scoperta di un loro antenato, Diego de Mesa, capitano dei cavalieri e conquistador di Tenerife, l’ultima isola delle Canarie sottomessa al regno di Castiglia. 

“Incapaci di fondersi al pari di Tenerife e Jerez, dei guanche e dei castigliani, le due anime di Diego, separate dal mare, restavano distanti l’una dall’altra.”

Lo scenario è l’ultimo decennio del 1500, Cristoforo Colombo ha ormai scoperto l’America, l’Islam ha abbandonato la Penisola iberica dopo la sconfitta di Granada e gli ebrei sono costretti all’esilio perché i Re Cattolici, Isabella e Ferdinando, che hanno unito i loro regni, vogliono un’unica religione, il Cristianesimo.
Diego de Mesa, giovane hidalgos della nobiltà spagnola è il primogenito di una delle più antiche casate di Spagna. È un cristiano viejo e, come tutti i maschi della sua famiglia, aspira a distinguersi in battaglia. Bello, forte e coraggioso, è stato addestrato per essere un cavaliere valoroso e, come ogni eroe da romanzo, s’innamora di una dolce e bella fanciulla, Clara Fonseca, la giovanissima figlia di un medico. Clara e la sua famiglia, però, sono cristianos nuevos, dei conversi, cioè ebrei convertitisi al cristianesimo, che nella Spagna di fine Cinquecento erano mal visti tanto e più degli ebrei che il cristianesimo lo rifiutavano fuggendo o morendo per mano della terribile Inquisizione. La passione tra i due giovani, costretti a vedersi di nascosto, è però forte. Pur sapendo di fallire, Diego decide di parlare apertamente dei propri sentimenti alla sua famiglia andando incontro a un netto rifiuto. Comprende così che l’unico modo che ha per sposare Clara è lasciare Jerez, partire e conquistare la propria indipendenza economica nell’imminente missione che lo attende. S’imbarca così per la conquista di Tenerife, isola delle Canarie, abitata dai guanche, indigeni destinati alla schiavitù e allo sterminio.

“Si domandava però se sogni e fantasmi non fossero l’anima della realtà, più veri in fondo di tanti eventi vissuti e di tante persone incontrate. 
Non era forse stato un sogno a guidarlo da anni nelle sue scelte?”

Diego mantiene alto il nome e l’onore dei Mesa in battaglia, costruisce la sua posizione ma non sa che Clara, il motivo di tutto ciò, è stata costretta alla fuga con la sua famiglia, a causa dell’Inquisizione, e che ha trovato rifugio nella fastosa, accogliente, ma anche pericolosa Roma dei Borgia. 
Il tempo e la distanza muteranno i loro sentimenti? I due giovani si ritroveranno mai? Questo, ovviamente, dovrete scoprirlo da voi.


Quel che posso aggiungere è che La mantella rossa è un romanzo interessante e storicamente irreprensibile, che alterna la tensione degli eventi storici all’amore contrastato dei protagonisti. I due autori dimostrano di conoscere a fondo i luoghi e il periodo, infatti, molti sono gli aspetti e le vicende che espongono con dovizia di particolari, frutto di ricerche, viaggi e studio, il tutto attraverso una narrazione scorrevole e avvincente. Sicuramente più appassionante dei noiosi libri di storia che il più delle volte lasciano solo qualche nozione, questo romanzo penso sia ideale per approfondire un periodo storico che personalmente conoscevo poco. Attraverso questa lettura ho potuto imparare, ad esempio, molto sulla storia di Tenerife e dei guanche. 
Il linguaggio, le descrizioni, gli usi sono sempre appropriati e realistici. Quel che, secondo me, un po’ manca qua e là è quel tocco in più del romanziere, non dello storico, che sa far battere davvero il cuore nelle scene clou tra i protagonisti, con l’inserimento dei dialoghi in maniera più coinvolgente.