sabato 30 settembre 2017

Felice quinto anniversario!

Cari amici e lettori, oggi, 30 settembre 2017, il blog compie 
5 anni 
di attività letteraria!


Per l'occasione desidero ringraziare tutti voi che nell'ultimo lustro siete passati di qui almeno volta, chi di tanto in tanto, chi più assiduamente, chi per curiosità, chi perché interessato ai miei romanzi (gratificandomi come non vi so dire ^^), chi per commentare una recensione, chi per un saluto veloce. Tutti!

Un doveroso e sentito ringraziamento lo riservo agli Editori italiani (piccoli e grandi) con cui sono venuta in contatto grazie al blog e alla mia pagina Facebook I classici della letteratura straniera: grazie per la fiducia e per i bei libri che spedite al mio indirizzo; è un onore e una gioia rendere un servizio, seppur piccolo, alla letteratura. 

Con tutta la mia passione,

Grazie! Grazie! Grazie!
Grazie! Grazie!

Antonella Iuliano



venerdì 29 settembre 2017

Anteprima: Il castello Rackrent di Maria Edgeworth

Buon giorno cari lettori!
Settembre è ormai agli sgoccioli ma ci saluta con una riscoperta letteraria ad opera di Fazi Editore che proprio ieri ha riportato in libreria Il castello Rackrent di Maria Edgeworth e che ho il piacere di annoverare tra le mie prossime letture. Il castello Rackrent è un grande capolavoro della narrativa irlandese, considerato da molti il primo romanzo storico.


Trama:
Thady Quirk è il vecchio servitore di un’antica famiglia anglo-irlandese. Nel corso della sua lunga vita trascorsa al castello Rackrent (letteralmente il castello ‘arraffa-affitti’) ha assistito alla progressiva decadenza dei suoi aristocratici padroni: Sir Patrick, che riempie la casa di ospiti e si ubriaca fino alla morte; Sir Murtagh, il suo erede, un “grande avvocato” che rifiuta di pagare i debiti di Sir Patrick “per una questione d’onore”; e Sir Kit, giocatore d’azzardo che alla fine vende la proprietà al figlio di Thady. Generazione dopo generazione, il graduale declino della famiglia diventa la simbolica premonizione dei profondi cambiamenti che investiranno la società irlandese e dei problemi che, a oltre duecento anni di distanza, sono ancora ben lontani dall’essere risolti.


Apparso all’inizio del 1800, anno in cui si compiva l’esautorazione del Parlamento di Dublino e si preparava la strada all’unione tra l’Irlanda e la Gran Bretagna, Il Castello Rackrent ebbe un enorme successo. Politicamente audace, stilisticamente innovativo e incredibilmente piacevole, questo romanzo è una tappa fondamentale della letteratura irlandese e un grande classico da riscoprire.


«Un libro essenzialmente, unicamente irlandese… raramente nelle opere dell’Ottocento si trova una tanto acuta coscienza del carattere pratico, economico della nostra esistenza».
Giorgio Manganelli


«Una delle cronache più ispirate mai scritte in inglese». 
W.B. Yeats



Puoi acquistare il romanzo Qui


Ringrazio Fazi per la copia.

lunedì 4 settembre 2017

La sala da ballo di Anna Hope

Buongiorno amici lettori e ben ritrovati.
Che cosa avete letto di bello in questa torrida estate? Io non vedevo l’ora arrivasse settembre in primis per le temperature (detesto il caldo) ma anche per parlarvi di una delle mie ultime letture: La sala da ballo di Anna Hope edito da Ponte alle Grazie.

"E poi, nel bel mezzo del manicomio, tanto da costituirne per varie ragioni il cuore, qualcosa di assolutamente inaspettato: una magnifica sala da ballo, lunga trenta metri e larga quindici con un grande palcoscenico all'estremità. Nei sedici finestroni ad arco, bellissime vetrate con uccelli e fasci di rovi colorati. La luce estiva formava una pozza sulla pista da ballo in parquet flottante. In alto, la galleria cingeva la sala per tutta la sua lunghezza, mentre il soffitto, leggermente arcuato, era rivestito di pannelli dorati."

La splendida e un po’ decadente copertina di questo romanzo ha catturato la mia attenzione mentre sfogliavo una recente copia de Il Libraio. Leggendone la trama ho subito avvertito quel guizzo sufficiente a ogni buon lettore per esclamare “devo leggerlo!”. 
Un manicomio, la brughiera, Yorkshire. Tre elementi che per me che sono filo brontёana hanno risuonato come un richiamo ma capitolo dopo capitolo mi sono resa conto che questa storia non avrebbe soddisfatto del tutto le mie attese.
Siamo a Sharston, manicomio che l’autrice ricalca sul Menston Asylum situato nei pressi del villaggio di Menston, Yorkshine, dove un tempo fu ricoverato suo nonno e tutti i poveri e i dementi del West Riding. Qui, in un rocambolesco inizio, conosciamo Ella Fay, una giovanissima filandaia ricoverata in seguito a un attacco isterico. Ella tenta di fuggire alla prima occasione e s’imbatte in John Mullingan, un irlandese, un maschio alfa dall’aspetto aitante, taciturno e asociale, costretto ai lavori più pesanti come scavare fosse comuni. Dopo questo primo episodio i due protagonisti non si rivedono per un po’ di tempo, fino a quando entrambi sono invitati per buona condotta al consueto ballo del venerdì sera che si svolge nella magnifica sala da ballo al centro della struttura; un momento attesissimo tanto dalle donne quanto dagli uomini; il solo in cui ai due sessi è permesso d'incontrarsi. John è un ballerino provetto, Ella è timida e impacciata, ma qualcosa tra i due scatta. 

"Il futuro stava arrivando. Persino qui. Persino qui, su questa nave di anime isolate, naufraghe nei mari torbidi della brughiera: persino qui avrebbe trovato modo di arrivare."

La sala da ballo del Menston Asylum,
Yorkshire
Fautore dei balli è Charles Fuller, un giovane dottore che all’inizio della storia crede fortemente nella rieducazione di taluni soggetti attraverso la musicoterapia, infatti, mette su una piccola orchestra per i suoi pazienti, suona loro Mozart al piano nella sala di soggiorno ogni lunedì e sembra avere buone intenzioni. Charles è sfuggito alle convenzioni paterne e si è fatto strada da solo. Seguace dell’Eugenetica subisce, però, una profonda e a mio parere contorta trasformazione che cancella ogni traccia di simpatia nei suoi confronti e lo fa diventare il persecutore proprio di John Mulligan dal quale in un primo momento era affascinato.
Il romanzo alterna in successione i nomi di Ella, John e Charles intrecciando le loro storie e le loro rispettive visioni degli eventi, ma se i capitoli dei primi due appassionano e spingono il lettore a proseguire, quelli che riguardano Charles risultano un po’ più pesanti e scientifici riflettendo la fissazione/follia del protagonista affinché gli internati non procreino e stanare così ogni tara mentale dalla futura razza umana.


I fiori sono bellissimi, appena prima di appassire. 

Un personaggio secondario che ho amato e che ritengo doveroso menzionare è quello di Clem Church, una ragazza con tendenze suicide che aiuta Ella nella sua corrispondenza segreta con John e che a mio parere sposa meglio degli altri protagonisti l’ambiente in cui si trova. È una romantica e fervida lettrice, in fuga da una realtà opprimente e infelice. 
Lo stile della Hope è chiaro ed essenziale ma si dipana anche in lunghe descrizioni della natura. 
Un finale toccante per il bell'irlandese John coinvolge il lettore nelle ultime battute. 

Antonella Iuliano