mercoledì 26 giugno 2013

Io Scrittore Blog: Giveaway "Come petali sulla neve"

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giovedì 20 giugno 2013

Recensione e Intervista su Gilania


 
Recensione:

Nostra ospite questa sera Antonella Iuliano, tornata su Gilania per presentare la sua ultima pubblicazione: “Charlotte” (La Caravella editrice- febbraio 2013)
Charlotte, l’eroina che da il titolo al romanzo, è una adolescente nell’Inghilterra del 1950 ,la sua esistenza non si presenta particolarmente rosea.
Siamo nell’immediato dopoguerra e la situazione economica della sua famiglia non è delle più floride. Cresciuta in un contesto prettamente femminile -Charlotte è orfana di padre- vive con la madre, figura poco presente perché impegnata dal lavoro in fabbrica che assorbe la maggior parte del suo tempo, e con la nonna, completamente assorbita dal ménage familiare e poco interessata a quelle che considera le frivolezze di una nipote, a suo avviso,  restia a crescere. 
Ancora Charlotte non ha stretti legami con le sue coetanee e occupa un ruolo marginale nel contesto sociale dell’ambiente scolastico. Non brilla particolarmente negli studi e dimostra chiaramente uno scarso interesse per la scuola in se. Charlotte è una ragazzina sola, con la tendenza però a sognare ad occhi aperti,  a fronteggiare quelli che sono i tipici segni dell’adolescenza.
Una famiglia tendenzialmente abbrutita dalle circostanze e i limitati orizzonti sono la quotidianità della nostra protagonista, eppure condurre un’esistenza mediocre e in ombra non è il destino di Charlotte.  La svolta per il riscatto si presenta come “….una copertina verde foglia su cui un intrico di rami  formava una cornice dorata che convogliava verso il centro, dove impresse nel sottile strato di pelle, in caratteri leggermente incisi sulla superficie, Charlotte lesse “Cime Tempestose di Emily Brontë”.(cit. pag 14 Charlotte)
Charlotte è fin dalle prime righe rapita dal romanzo, ne è quasi ossessionata, lo divora in poche ore poi, animata da questo nuovo fuoco cerca altri libri di Emily Brontë (l’abbiamo detto che non  è particolarmente versata negli studi e, questo è da dire, Cime Tempestose la porterà per la prima volta a varcare la soglia della biblioteca) . La scoperta di avere tra le mani l’unica opera dell’autrice che l’ha scossa dalla sua apatia la porterà a bussare alla porta della signora Cloe, proprietaria del prezioso volume.
La signora Cloe è il riscatto di Charlotte. Diventata sua mentore la introduce e la guida in quella che è la scoperta  dei classici della letteratura britannica: le opere delle sorelle Brontë, appunto, e Jane Austen.
Questo nuovo mondo affascina la ragazza e guidata dalla misteriosa Cloe scoprirà e nutrirà quello che è il suo dono: la scrittura.  Inizia così il percorso faticoso ma, gratificante di Charlotte che la porterà a scrivere il suo primo romanzo  e, a dedicare la sua vita alla scrittura e all’amore per lo studio della letteratura.
Un romanzo dalle tinte delicate, un garbato elogio ai buoni sentimenti, ai valori e all’impegno, un omaggio alle sorelle Brontë a cui la stessa Antonella guarda con rispettosa ammirazione.
(Simona Parziale)


Intervista:
G:  Buona sera Antonella e bentornata su Gilania!!!Ci siamo conosciute quando Charlotte era ancora in fase di correzione, sono passati sei mesi circa e in Febbraio, Charlotte ha finalmente visto la luce. Raccontaci dell’emozione di vedere pubblicata una storia a cui tieni tantissimo. 

A:  Ciao Simona e amici di Gilania. Innanzitutto voglio ringraziarti per questa rinnovata ospitalità. Sono emozionata di essere nuovamente qui con voi per parlarvi di Charlotte.

G: Anche noi! Ci siamo conosciute quando Charlotte era ancora in fase di correzione, sono passati sei mesi circa e in Febbraio, Charlotte ha finalmente visto la luce. Raccontaci dell’emozione di vedere pubblicata una storia a cui tieni tantissimo.

A: Questa seconda pubblicazione la sto vivendo principalmente come una sorta di dono, perché mi sono ritrovata questa storia nel computer nel giro di poche settimane e immediatamente dopo aver scritto il mio primo romanzo. Ho passato gran parte del 2012 a godermi la pubblicazione di Come petali sulla neve, ma anche a pensare a questo nuovo lavoro in attesa. Le emozioni oggi che finalmente è realtà sono principalmente due: la soddisfazione e lo stupore. Soddisfazione perché dopo il primo romanzo, volevo una conferma ai commenti positivi che ho ricevuto e aggiungere un altro tassello al mio sogno di diventare scrittrice, e stupore perché in un primo momento ho sottovalutato Charlotte, proprio perché scriverlo è stato abbastanza facile, quindi ero portata a pensare che fosse una storia meno intensa della prima e invece, seppur molto differente, riscontro un certo apprezzamento che per me diventa conferma.

G: Conoscendo della tua grande passione per le sorelle Brontë, quanto hai riversato della tua esperienza di autrice nella tua eroina Charlotte?

A: La mia esperienza di autrice è meno corposa di quello che si può pensare. Ho vissuto molti anni di indecisione prima di scriverlo davvero un romanzo. Preferivo leggere e scrivevo pensieri, poesie, lettere solo quando ero nei periodi bui che tutti attraversiamo. Le Brontë sono tra le mie autrici preferite in assoluto, le ho lette da adolescente e le ho rilette appena prima di scrivere Charlotte, ma oltre ai famosi romanzi per cui tutti noi le conosciamo, ho letto una biografia storica e molto dettagliata su Charlotte Brontë e ho spesso riscontrato delle affinità tra la sua esistenza e la mia, tra il suo modo di intendere la vita e la mia, tra il suo sentire e il mio. Soprattutto nelle lettere scritte dalla Brontë io percepivo uno strano parallelismo e così è nata la mia Charlotte. In quelle poche settimane di stesura io credo di essere stata sotto l’influsso della maggiore delle Brontë, può sembrare strano, ma chi ama i libri come li amo io, sa che a volte ci sono di queste magie. Charlotte Brontë è il mio modello e penso che se avessi una figlia chiamerei anche lei Charlotte.


G: Leggendo Charlotte si percepisce una delicatezza e una pudicizia nella narrazione e nel personaggio decisamente lontani dai costumi sociali a noi più familiari, è per questo motivo che hai scelto di calare i personaggi negli anni cinquanta? E come mai ti sei orientata verso uno stile narrativo tipico dell’epoca ?

A: Principalmente io ho sempre letto classici, le letture contemporanee sono molto più recenti nel mio curriculum di lettrice, quindi indubbiamente mi hanno influenzata nello scrivere e in modo particolare lo stile di Charlotte Brontë mi è sempre piaciuto molto. Anche in “Come petali sulla neve” la imito, mi rivolgo al lettore con formule come “caro lettore” come lei spesso ad esempio fa in "Jane Eyre". Ho una passione per l’Ottocento e il mio percorso di autrice mi spinge sempre più indietro nel tempo, perché quello è il mondo che sento più mio. L’ambientazione nel 1950 è stata una via di mezzo, ho pensato un po’ alle mode di quel periodo e l’ho accostato a cento anni prima, al 1850, a quando Charlotte Brontë era ancora in vita e mi è sembrato un paragone carino, soprattutto per una figura come la signora Cloe: elegante, raffinata, con i capelli sempre raccolti, amante della lettura. Mi piaceva l’accostamento. Se Charlotte fosse stata una ragazza di oggi, difficilmente sarei riuscita ad accostarla alla Brontë, insomma avrebbe avuto un lettore e-reader come minimo o avrebbe fatto le sue ricerche sulle sorelle scrittrici in rete così non avrebbe mai conosciuto Cloe e la cosa le avrebbe tolto poesia.

G: La tua eroina non proviene da un ambiente familiare agiato, né da un contesto teso a valorizzare la sua personalità ma, grazie ad un romanzo la sua vita cambia radicalmente. Innanzitutto si ritrova a frequentare persone provenienti da un ambiente più agiato in cui la padrona di casa può concedersi il lusso di dedicarsi a passare del tempo con Charlotte mettendole a disposizione la sua fornita libreria e le sue competenze. Ancora una storia che ribadisce quanto la cultura sia elemento fondamentale per elevare le persone, e i giovani in particolare. Ma la cultura può mai essere una prerogativa da benestanti? Cosa pensi della situazione in cui versano le scuole? E quanto il caso della tua protagonista può essere un esempio a coltivare le proprie doti? Com’è stata la risposta del tuo pubblico in questo senso?

 A: No la cultura dovrebbe essere un bene di tutti. Per questo è bene che le biblioteche sopravvivano sempre e comunque. Per quanto riguarda le scuole beh quello che mi sento di dire è che almeno in campo letterario io ho sempre percepito delle carenze. Poco più di un decennio fa ero ancora in fila per la maturità e mi sentivo esattamente come Charlotte tra i banchi di scuola. Posso dire con certezza assoluta che in quei frangenti del libro dove Charlotte vive male la scuola, quella è la mia personale esperienza. Perché quello che dovevo imparare non era sempre quello che desideravo imparare. Ho sempre letto ciò che NON mi veniva indicato a scuola, sono stata un’autodidatta nelle mie letture..non ho avuto la fortuna di Charlotte di incontrare qualcuno che mi invogliasse a leggere e a scoprire il “dono” di scrivere. Ho sempre lamentato, con tutto il rispetto per la cultura e le radici italiane, che a scuola si riduca un Dostoevskij o un Dickens a poche pagine di un’antologia. Da secoli ci propinano Manzoni, eccellentissimo, nulla da ridire, ma di certo non amatissimo dagli adolescenti. La letteratura straniera è una miniera di opere che mi hanno insegnato a scrivere più di ogni ora passata a scuola. Era il romanzo sottobanco che mi portavo da casa quello che mi accendeva davvero. Charlotte si, può essere un esempio di come una passione può cambiarti la vita, se solo trova il modo di germogliare dal terreno spesso arido sotto cui riposa. Il pubblico e soprattutto le giovanissime hanno apprezzato questa ragazza lettrice e io non posso che gioirne, oltre che sperare che coltivino interessi preziosi come la lettura.

G:  Nella signora Cloe, Charlotte trova quel tipo di sostegno che le mancava a casa, inizia con lei la sua maturazione personale e artistica, completa i suoi studi e trova persino l’amore. Nel frontespizio di Charlotte leggo una dedica: “a Maria Concetta, la mia seconda mamma.”.. posso chiederti se Maria Concetta è stata la tua signora Cloe?

A:  Si, lo è stata, ma non nello stesso modo. Si tratta di una persona che ha fatto parte della mia vita quando io ero piccola, ma anche in seguito seppur con un po’ di km a dividerci. Una donna a cui ho voluto un mondo di bene e purtroppo recentemente la vita ha deciso per me esattamente come per Charlotte. Quando si dice il destino.

G: So che hai appena terminato il tuo terzo romanzo da te stessa definito un Russian Novel, come si mescolano in te queste tendenze stilistiche e culturali?

A: Si, ho terminato la lunghissima stesura del mio terzo romanzo che mi ha tenuta occupata circa un anno e che mi ha fatto quasi vedere l’alba ogni notte lo scorso inverno. È ambientato in Russia e quindi ha richiesto da parte mia un bel po’ di studio su usi, costumi e sulla storia martoriata di questo paese. Per la prima volta ho scritto un romanzo storico - sentimentale. L’idea era quella di una storia d’amore, ma il genere non è propriamente nelle mie corde, quindi ad un certo punto ho invertito la rotta e da un’ambientazione che parte negli anni ’60 c’è stato un salto temporale alla seconda guerra mondiale e più precisamente all’assedio di Leningrado. Quello che posso dire è che è stato davvero appagante per me scriverlo nonostante la fatica, che ho avvertito solo alla fine. Mi ha arricchita molto immergermi nella storia di questo paese e far muore i miei personaggi nella meravigliosa città di Puskin e di Dostoevskij. Ho fondamentalmente un debole per la letteratura russa e subisco il fascino di ambientazioni nordiche, nevose. Mi piace tutto di quei posti: l’ architettura, i loro musicisti classici, i loro scrittori soprattutto, sono come un richiamo per me e dunque in questo terzo lavoro ho voluto provare a fare questa scelta sicuramente ardua nell’ambientazione, ma da me molto sentita.

G: Adesso invece sei presa dalla poesia ed in particolare da Baudelaire, poeta maledetto, e amato da tutti Ispirazione per il tuo prossimo lavoro?
 A: Si, il mio primo amore verso la letteratura straniera è stato francese e non è stato un romanziere, ma un poeta. Credo Baudelaire sia stato il rifugio da mali adolescenziali per moltissime anime e ha segnato gli anni in cui ero adolescente. Nei suoi versi trovavo riscontro al male di vivere, alla noia anche spirituale che provavo in quegli anni. Le sue poesie “dannate”, ma che io ritengo divine visto l’indiscutibile talento, mi sono rimaste dentro negli anni, come se fossero state scolpite sulla pietra. Ho imparato a conoscermi negli anni e ho scoperto di essere una persona non romantica, ma poetica, sia nel bene che nel male e quindi sono affascinata da figure come i poeti maledetti. Da qualche tempo avverto la mia ispirazione spingersi proprio lungo i boulevard della vecchia Parigi , in fondo al quale c’è una figura maledetta e ad oggi so solo che è un poeta e che mi sta aspettando … non ho le idee ancora ben chiare, so che il più verrà scrivendo, come sempre, ma sento che presto andremo a caccia di rime insieme.

G:  Bene si conclude qui l'intervista di Gilania ad Antonella. E' stato un piacere ritrovarti e averti nostra ospite questa sera...grazie di aver partecipato e a presto con il tuo prossimo lavoro!

A:  Grazie a te per questa bellissima intervista e per aver apprezzato il mio piccolo umile tributo a Charlotte Bronte.

L'intervista su Gilania  Qui