concludo questa settimana un po' più piena del solito qui sul blog con una piccola recensione. La mia ultima lettura conclusa è stata un racconto, Lizzie Leigh di Elizabeth Gaskell, tradotto e curato da Massimo Ferraris ed edito Elliot Edizioni (2019).
Non amo particolarmente le storie brevi ma la penna in questione, che ho già avuto modo di apprezzare in passato, quanto a emozioni è una garanzia.
"Io la perdono. Possa Dio perdonare me."
Lizzie Leigh è un racconto lungo, di quattro capitoli, apparso per la prima volta nel 1850 sulla rivista Household Words fondata da Charles Dickens.
La novella inizia con la morte di Mr Leigh il giorno di Natale. L’uomo, prima di spirare, confida alla moglie Annie di aver perdonato la figlia, rea di essere rimasta incinta a diciassette anni mentre era a servizio presso una famiglia di Manchester, che l’ha poi cacciata. Un perdono inatteso che consola la vedova e la sprona a cercare la peccatrice bandita dalla famiglia.
Annie parte per Manchester con i figli Will e Tom decisa a ritrovare la sua Lizzie. Percorre le strade della città in lungo e in largo senza risultato fino a quando, un giorno, suo figlio Will aiuta un vecchietto ubriaco a rientrare a casa e qui conosce una giovane, Susan Palmer, di cui s’innamora. Susan è buona come un angelo, gestisce una scuola e ha una nipotina di due anni che vive con lei. Will è tormentato, vorrebbe dichiararle il suo amore ma teme che, se scoperta, la vergogna con cui la sorella ha macchiato il loro cognome possa sfavorirlo. Annie allora decide di parlare a Susan per aiutare il figlio e appellarsi al buon cuore della ragazza. Ed è proprio da quest’incontro tra le due donne che l’intera vicenda prende una svolta inaspettata e tristemente drammatica.
"Una donna non può nascondere i suoi segreti a un'altra donna."
Lizzie, figlia persa e ritrovata, è l'emblema al femminile della parabola evangelica del figliol prodigo alla quale Gaskell s’ispira attraverso i ripetuti richiami all’amore e al perdono cristiano. Una figlia ritrovata il cui peccato, oltre a trascinarsi il pregiudizio sociale, avrà fino all’ultimo uno scotto altissimo da pagare. Un racconto che si lascia leggere con trasporto, i cui personaggi sono ben caratterizzati, anche se avrei gradito qualche piccola descrizione del loro aspetto e magari conoscere meglio il passato della protagonista e del padre di sua figlia, una parentesi che l’autrice non apre mai.
Il libricino comprende un altro racconto di due soli capitoli, Il pozzo di Pen Mortha, uscito anch’esso sulla rivista Household Words. Ambientato nella campagna gallese e affine per temi a Lizzie Leigh, con sfumature più cupe e un tono più fiabesco, narra la vicenda della giovane e vivace Nest Gwinn, la cui bellezza è un vanto che il fato ha deciso di portarle via in un doloroso incidente. Un destino stravolto che forse può ritrovare un senso solo attraverso l’amore per il prossimo.
"Al pozzo trovò l'immortalità, invece della sua fragile, fugace gioventù."
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