venerdì 6 dicembre 2019

Recensione: Estremi rimedi di Thomas Hardy

Buon giorno cari lettori e buon fine settimana. 
Oggi finalmente vi parlo dell’ultimo classico del 2019 che ho terminato qualche giorno fa: Estremi rimedi, opera prima di Thomas Hardy, ritornato in libreria il 26 settembre grazie a Fazi Editore. Questo romanzo, che lo scrittore inglese pubblicò nel 1871, è il quarto che ho letto della sua produzione e nonostante alcune acerbità, giustificabili in un testo d’esordio, conferma la mia stima per la sua penna e vi spiego perché.

"Penso spesso che prima che io sia pronto a vivere, per me sarà ora di morire."

Cytherea Graye è una ragazza dolce, dignitosa, sensibile e con una notevole forza d’animo. Insieme al fratello Owen è orfana di madre e la loro condizione diventa all’improvviso molto precaria quando anche il padre fatalmente viene a mancare. Fratello e sorella decidono di lasciare il proprio villaggio per cercare un futuro migliore. Arrivano a Creston, un paesino inglese accarezzato dalle rive azzurre di un placido lago, dove Owen trova un lavoro che non è molto redditizio, ma che comunque gli permette di farsi carico della sorella, che a sua volta, per non gravare troppo sulle sue spalle, attraverso una serie di annunci sul giornale, tenta di trovare un impiego come domestica. A Creston, Cytherea trascorre le giornate in attesa del suo destino, di una risposta che tarda ad arrivare. È l’amore a trovarla per primo nella persona di Edward Springrove, capo impiegato collega del fratello. Edward la guarda come nessuno ha mai fatto prima, è un giovane dell’animo nobile che ama la poesia ed è un uomo onesto. I due capiscono di appartenersi ma Edward, che è figlio di un agricoltore, al pari di Owen non ha grandi mezzi e per elevare la propria posizione, è costretto a trasferirsi a Londra. 

"L'abbandono è il più freddo dei venti invernali."

Dopo la dolorosa separazione, Cytherea finalmente riceve una risposta al suo annuncio e in breve si ritrova a Knapwater House, la dimora di una ricca famiglia abitata da una donna sola di mezz’età e dalla sua governante. L’ereditiera ben presto rivela alla ragazza di averla scelta come domestica perché attratta dal suo cognome, Graye, oltre che dal suo nome. Ed’è proprio il nome a svelare un primo, piccolo mistero tra le due, perché la donna si chiama Miss Cytherea Aldclyffe, primo grande amore di Ambrose Graye, il padre ormai defunto di Cytherea. Quest’ultimo, quando era ancora molto giovane, dopo un corteggiamento corrisposto e la benedizione dei genitori di Miss Aldclyffe, era stato improvvisamente abbandonato senza alcuna spiegazione. Anni dopo, quando si era ormai sistemato e aveva sposato la madre di Cytherea e Owen, alla figlia aveva dato il nome dell’amore perduto e  mai dimenticato. Le due Cytherea iniziano così a vivere sotto lo stesso tetto ma la più giovane non è più chiamata a svolgere le mansioni di una domestica bensì a essere la dama di compagnia di Miss Aldclyffe. Questo, però, è soltanto l’inizio.

"Se solo la gente conoscesse la timidezza e la malinconia intorno al pensiero del futuro che nascono nel cuore di una donna senza amici come sono io, queste persone non direbbero che la sua rassegnazione interiore sia una macchinazione per trovare marito. 
Una macchinazione per sposarsi? Preferirei una macchinazione per morire!"

La padrona di casa è un personaggio controverso, che spesso si comporta in modo ambiguo, quasi morboso e il lettore fino alla fine non comprende quali siano le sue reali intenzioni e quale segreto nasconda. La donna, infatti, di lì a poco nomina un sovrintendente affinché si occupi di alcuni lavori di ristrutturazione di una vecchia casa padronale in disuso all’interno della proprietà, tale Aeneas Manston e rivela a Cytherea che il suo Edward, che la ragazza ama ancora follemente nonostante la distanza, è in realtà promesso a un'altra donna. 

"Perfino adesso, come pensiero, lui per me è più tangibile di come la sua presenza lo sia per lei!"

Il cuore della giovane si spezza ma pian piano cerca di reagire e di andare avanti per la propria strada mentre tutt’intorno a lei l’intreccio si addensa, la rosa dei personaggi si amplia, cresce. Manston, architetto piacente ma freddo, s’innamora di Cytherea sotto lo sguardo di Miss Aldclyffe che caldeggia la loro unione, ma qualcosa, o meglio qualcuno, frena proprio Manston. Che cosa nasconde, chi è in realtà e perché Miss Aldclyffe lo tratta come un pupillo piuttosto che come un dipendente, il lettore lo scoprirà soltanto alla fine. Manston è la figura chiave ed Edward, che si scopre un po’ investigatore, capisce che deve partire proprio dal suo rivale in amore per sbrogliare la complicata matassa.

"Se gli uomini sapessero (...) che nove volte su dieci il "primo amore" che pensano di aver conquistato in una donna è solo la carcassa di un antico affetto naufragato, equipaggiato di nuove vele e adoperato ancora."

Amori tormentati, relazioni dai contorni poco chiari, segreti, bugie, delitti e inganni infittiscono la trama rendendola sempre più appassionante. Gli eventi sono narrati cronologicamente scandendo in ogni sottocapitolo il tempo, che a volte ripercorre le ore di un giorno altre l'arco di alcune settimane o mesi in cui accadono. Dopo una prima parte dal passo più regolare, scandito, nella seconda s’inizia a correre perché i colpi di scena si susseguono, molteplici, fino all’atto conclusivo, in cui l’autore ritorna alla sua prima protagonista, Cytherea, e finalmente le lascia cogliere il suo vero destino. 


In Estremi rimedi, come ho già accennato, troviamo uno stile un po’ acerbo, ricco di descrizioni, soprattutto dell’ambiente rurale. In alcuni punti è come se si avvertisse un po’ il peso della zavorra, del troppo, ciò che spesso, quando si revisiona o si riscrive un testo si elimina, ma vi è una potenza nella trama che spinge il lettore, lo sprona ad andare avanti nonostante questi piccoli ostacoli e rende a suo modo scorrevoli le pagine. Ho apprezzato molto questo romanzo per le tinte rosa che mutano in giallo e dunque per la capacità di deviare e di sorprendere dell’autore. Mi è piaciuto per l’intreccio magistrale e perché mi ha mostrato il talento non ancora affinato di un grande romanziere quando ancora non era tale. 

"La differenza tra un uomo comune e un poeta riconosciuto è che uno è stato deluso ed è guarito della sua illusione e l'altro continua a illudersi per il resto dei suoi giorni."



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