martedì 23 gennaio 2018

Recensione: Zuleika apre gli occhi di Guzel' Jachina

Buon pomeriggio cari lettori,
Oggi vi parlo della mia ultima lettura del vecchio anno, conclusa con un po’ di ritardo, Zuleika apre gli occhi di Guzel’ Jachina, ricevuto qualche mese fa da Salani Editore.

"Grande è il paese dove vive Zuleika. Grande e rosso come sangue di bue. Zuleika è in piedi di fronte a un'enorme carta geografica che copre tutta la parete e con sopra una gigantesca macchia rossa che somiglia a una lumaca incinta:   
l'Unione Sovietica."

Zuleika apre gli occhi si basa su un pezzo di storia spesso dimenticato: la deportazione di milioni di esseri umani nelle gelide e desolate lande siberiane da parte del governo russo di Stalin. Conosciamo la protagonista, Zuleika, trentenne ma già sposata da quindici anni con Murtaza, un uomo rude, grosso e più anziano di lei. Zuleika è una contadina tartara e come molte ragazze in età da matrimonio, era stata data in sposa al miglior partito. Il marito ovviamente la tratta come una schiava e come se non bastasse, a vivere accanto alla loro izba c’è la suocera, una vecchia strega che la vessa e la tormenta e che lei chiama (in segreto) la Vampira. Zuleika subisce da brava moglie e nuora, non si lamenta, seppellisce quattro figlie morte bambine, teme gli spiriti del bosco e della casa, non disobbedisce mai e lavora sodo. Un giorno, però, la sua semplice vita è sconvolta dai soldati dell’orda rossa che fanno razzia di beni, terre, uccidono suo marito e la deportano. 

"La morte è ovunque. Zuleika lo sa da quand'era bambina. (...) Tutto ha in sé il germe di una futura agonia."

Inizia così Zuleika ad aprire i suoi grandi occhi verdi, quando viene portata via verso una destinazione ignota, senza sapere se farà mai più ritorno a Julbaš, il suo villaggio. Ad attenderla c’è un viaggio interminabile insieme con altri deportati, contadini come lei ma anche gente di città, tutti stipati a bordo di un treno merci che metterà un’enorme distanza da tutto ciò che Zuleika era e conosce della vita. L’arrivo sulle sponde del fiume Angara nell'estate del 1930, i campi di lavoro coatto, la convivenza forzata, la nascita di un figlio - Juzuf, ultimo lascito del suo crudele marito - la vita massacrante nei boschi, il primo rigido inverno, sono vissuti, al pari di Zuleika, anche da Ignatov, il bel comandante che sembra essere spietato con tutti tranne che con lei.  
   

La storia di Zuleika è la vicenda di una donna ignorante che proprio quando si ritrova all’inferno scopre di essere libera di amare, ma è anche la storia di una madre capace di grandi sacrifici per permettere al proprio figlio di conoscere e amare la vita da uomo libero. 
Il romanzo è nel complesso una storia ben documentata sulla vita dei kulaki all’interno del kolchoz: tra le sue pagine assistiamo all'interessante costruzione di un villaggio siberiano, dove la natura è spietata: da alcune piccole capanne alla nascita, anni dopo, di un vero e proprio villaggio, Semruk; gli espedienti per la sopravvivenza, la caccia, la pesca, il massacrante lavoro nei boschi per l’economia dello Stato sovietico. È un racconto ricco d’informazioni terribili e affascinanti ma rare sono le forti emozioni: sono presenti qua e là avvenimenti un po’ più avvincenti di altri ma lo stile della narrazione a tratti sembra distaccato, poco incline a raccontare i turbamenti interiori dei protagonisti a favore di descrizioni fin troppo particolareggiate di posti e azioni che possono sì darci un’idea molto chiara ma anche essere pesanti. Inoltre è presente un continuo alternarsi di tempi verbali che può risultare antipatico: capita che in uno stesso paragrafo ora si narri al passato ora, di colpo, al presente. 

"Questo è il luogo in cui la morte gode a soccombere la vita."

Antonella Iuliano


giovedì 4 gennaio 2018

Recensione: Due occhi azzurri di Thomas Hardy

Buona sera lettori,
rieccomi finalmente per parlarvi di una delle mie ultime due letture del 2017, Due occhi azzurri di Thomas Hardy edito da Fazi Editore.
Come molti conoscevo Hardy per aver letto il suo celebre Tess dei D'Urberville, alcuni anni fa, e  questo bel romanzo, poco noto in Italia, ha davvero confermato il mio amore per la sua penna per cui sono molto contenta di dirvi la mia.

"Una cosa, però, in lei l'avreste notata: i suoi occhi. Essi accoglievano la sublimazione di tutto il suo essere, non era più necessario volgere lo sguardo altrove: lì, ella viveva.  Quegli occhi erano azzurri. Azzurri come la distanza autunnale, come l’azzurro che si vede tra i profili sfuggenti delle colline e dei pendii boscosi che si perdono nella lontananza di un’assolata mattina di settembre. Un azzurro nebbioso e ombroso, senza principio né superficie, da scrutare in profondità e non, semplicemente, da guardare." 

Scritto nel 1873, A Pair of Blue Eyes – Due occhi azzurri, è il terzo romanzo di Thomas Hardy. Ambientato in epoca vittoriana, si basa su un intreccio amoroso narrato con grande maestria e scorrevolezza.
In un piccolo e isolato villaggio della Cornovaglia vivono un pastore anglicano e la sua unica e adorata figlia, Miss Elfride Swancourt. Un giorno da Londra arriva un giovane architetto, Stephen Smith, convocato per ristrutturare il campanile della parrocchia secondo l’arte del tempo. La giovane e inesperta Elfride s’innamora, corrisposta, di Stephen, ritenuto erroneamente di nobili natali: si scopre, infatti, che la sua famiglia vive nel villaggio e suo padre è un muratore. Mr Swancourt non lo ritiene più all’altezza della mano di sua figlia e così i due innamorati sono costretti a separarsi. Tra di loro nasce la promessa di amarsi eternamente e considerarsi moglie e marito fino a quando Stephen avrà fatto fortuna in India e ritornerà da Elfride. 
La lontananza favorisce l’ingresso di un terzo incomodo destinato a sconvolgere gli equilibri precedenti. Hardy inizia a costruire il suo delicato triangolo d’amore nel momento in cui Elfride conosce Henry Knight, amico e mentore di Stephen, critico letterario (che stronca il suo romanzo d’esordio), uomo rispettabile e rigido che non ha mai amato una donna e che in principio si fa detestare. Henry, però, è più grande di Stephen, più maturo e con la sua intelligenza in breve tempo conquista il cuore della ragazza. La volubile protagonista non rivela al nuovo amore di essere segretamente impegnata mettendo così in moto quella serie di espedienti con cui l’autore abilmente fa sfiorare le loro vite suscitando sospetti e gelosie in Henry, sofferenza e ripensamenti in Stephen, rimorsi e timori in Elfride, fino all’inevitabile confronto. 


Elfride è un personaggio che come la più famosa Tess (dei D’Urberville) cade nell’errore di credere che in amore le regole vigenti siano le stesse per gli uomini e per le donne. Ingenuamente rischia più volte di compromettersi e ciò rappresenta l’elemento che la rende una donna moderna per la sua epoca; è una ragazza intraprendente, orgogliosa, che si crede libera. L’errore del suo destino consiste nell'amare due uomini e al lettore spetta scoprire quanto le costeranno questi sentimenti.

"Aveva una capacità superlativa di essere ferita, al punto che piccolissimi urti la toccavano con cruda violenza."

Molte e precise sono le descrizioni con cui Hardy ci fa conoscere l’indole di ognuno dei protagonisti, il loro modo di pensare, di agire e soprattutto di sentire; e altrettante sono quelle che riserva ai luoghi. Descrizioni molto belle accompagnano queste pagine e in esse è facile immaginare la valle solitaria della canonica, le verdi colline dove soffia il vento, il mare oltre le alte scogliere a strapiombo sulle quali arriveremo per leggere di baci, di sentimenti e in particolare di un momento molto avvincente. 

Due occhi azzurri è un romanzo fortemente simbolico proprio per le altezze dei luoghi che tanto spesso richiamano i protagonisti ma anche fosco e ombroso come il blu degli occhi di Elfride. 

"Tra tutte le infelicità legate all'amore infelice, la peggiore è l'infelicità di pensare che la passione, che tutte le altre infelicità genera, possa finire."

Antonella Iuliano


mercoledì 3 gennaio 2018

Presentazione: "Chiamatemi Elizabeth" e "La mia anima è un giardino" di Carmela Giustiniani

Buon pomeriggio cari lettori e felice anno nuovo!
Oggi sono lieta di riservare il primo post del 2018 a una grande lettrice e appassionata di libri, Carmela Giustiniani del sito web Libri nella Brughiera, con la quale ho il piacere d'interagire da un po' e che ringrazio per avermi inviato le sue opere.
Il 2017 ha visto Carmela esordire come autrice di due biografie, la prima intitolata Chiamatemi Elizabeth, vita e opere di Elizabeth von Arnim e la seconda, più recente, La mia anima è un giardino, vita di Frances Hodgson Burnett. Entrambe le biografie sono edite da flower-ed, Casa Editrice digitale con cui ho collaborato in passato per diverse chicche bronteane.
Nel corso dell'anno tornerò per parlarvi più approfonditamente di queste due splendide opere, intanto ve le presento.

Carmela Giustiniani, studiosa dei classici della letteratura e membro della Elizabeth von Arnim Society, ha elaborato uno splendido racconto biografico che, tra gli avvenimenti della vita reale e le vicende narrate nei romanzi, ripercorre l’intero arco dell’esistenza di Elizabeth von Arnim (1866-1941). Ricostruendo la figura della scrittrice britannica, le riconosce e restituisce quella centralità che ebbe nella scena letteraria e mondana del suo tempo. Tracciando questo percorso, infatti, l’autrice lascia emergere la vera anima di Elizabeth von Arnim, la quale, con tocco lieve e sorriso malinconico, rivela una modernità sottile, celata dietro una patina di convenzione costruita ad arte, e una spiccata profondità che, agli occhi del lettore più attento, va ben oltre la leggerezza che generalmente le viene attribuita.

In questa meravigliosa biografia dedicata a Frances Hodgson Burnett (Manchester, 24 novembre 1849-Plandome, 29 ottobre 1924), Carmela Giustiniani ripercorre tutte le fasi della vita della scrittrice, lasciandoci esplorare il suo giardino interiore, fatto di luci e di ombre, di fiori lussureggianti e di erbacce. Nota ai lettori soprattutto per aver scritto capolavori come Il giardino segreto, La piccola principessa e Il piccolo Lord, fu una donna complessa e sfuggente, animata da alti ideali e, pur nelle difficoltà e nelle delusioni che la vita le riservò, desiderosa di vivere come nell’incanto di una fiaba.


Oltre agli ebook entrambi i libri sono disponibili anche in cartaceo su Amazon e Lulu.