rieccomi finalmente per parlarvi di una delle mie ultime due letture del 2017, Due occhi azzurri di Thomas Hardy edito da Fazi Editore.
Come molti conoscevo Hardy per aver letto il suo celebre Tess dei D'Urberville, alcuni anni fa, e questo bel romanzo, poco noto in Italia, ha davvero confermato il mio amore per la sua penna per cui sono molto contenta di dirvi la mia.
"Una cosa, però, in lei l'avreste notata: i suoi occhi. Essi accoglievano la sublimazione di tutto il suo essere, non era più necessario volgere lo sguardo altrove: lì, ella viveva. Quegli occhi erano azzurri. Azzurri come la distanza autunnale, come l’azzurro che si vede tra i profili sfuggenti delle colline e dei pendii boscosi che si perdono nella lontananza di un’assolata mattina di settembre. Un azzurro nebbioso e ombroso, senza principio né superficie, da scrutare in profondità e non, semplicemente, da guardare."
Scritto nel 1873, A Pair of Blue Eyes – Due occhi azzurri, è il terzo romanzo di Thomas Hardy. Ambientato in epoca vittoriana, si basa su un intreccio amoroso narrato con grande maestria e scorrevolezza.
In un piccolo e isolato villaggio della Cornovaglia vivono un pastore anglicano e la sua unica e adorata figlia, Miss Elfride Swancourt. Un giorno da Londra arriva un giovane architetto, Stephen Smith, convocato per ristrutturare il campanile della parrocchia secondo l’arte del tempo. La giovane e inesperta Elfride s’innamora, corrisposta, di Stephen, ritenuto erroneamente di nobili natali: si scopre, infatti, che la sua famiglia vive nel villaggio e suo padre è un muratore. Mr Swancourt non lo ritiene più all’altezza della mano di sua figlia e così i due innamorati sono costretti a separarsi. Tra di loro nasce la promessa di amarsi eternamente e considerarsi moglie e marito fino a quando Stephen avrà fatto fortuna in India e ritornerà da Elfride.
La lontananza favorisce l’ingresso di un terzo incomodo destinato a sconvolgere gli equilibri precedenti. Hardy inizia a costruire il suo delicato triangolo d’amore nel momento in cui Elfride conosce Henry Knight, amico e mentore di Stephen, critico letterario (che stronca il suo romanzo d’esordio), uomo rispettabile e rigido che non ha mai amato una donna e che in principio si fa detestare. Henry, però, è più grande di Stephen, più maturo e con la sua intelligenza in breve tempo conquista il cuore della ragazza. La volubile protagonista non rivela al nuovo amore di essere segretamente impegnata mettendo così in moto quella serie di espedienti con cui l’autore abilmente fa sfiorare le loro vite suscitando sospetti e gelosie in Henry, sofferenza e ripensamenti in Stephen, rimorsi e timori in Elfride, fino all’inevitabile confronto.
Elfride è un personaggio che come la più famosa Tess (dei D’Urberville) cade nell’errore di credere che in amore le regole vigenti siano le stesse per gli uomini e per le donne. Ingenuamente rischia più volte di compromettersi e ciò rappresenta l’elemento che la rende una donna moderna per la sua epoca; è una ragazza intraprendente, orgogliosa, che si crede libera. L’errore del suo destino consiste nell'amare due uomini e al lettore spetta scoprire quanto le costeranno questi sentimenti.
"Aveva una capacità superlativa di essere ferita, al punto che piccolissimi urti la toccavano con cruda violenza."
Molte e precise sono le descrizioni con cui Hardy ci fa conoscere l’indole di ognuno dei protagonisti, il loro modo di pensare, di agire e soprattutto di sentire; e altrettante sono quelle che riserva ai luoghi. Descrizioni molto belle accompagnano queste pagine e in esse è facile immaginare la valle solitaria della canonica, le verdi colline dove soffia il vento, il mare oltre le alte scogliere a strapiombo sulle quali arriveremo per leggere di baci, di sentimenti e in particolare di un momento molto avvincente.
Due occhi azzurri è un romanzo fortemente simbolico proprio per le altezze dei luoghi che tanto spesso richiamano i protagonisti ma anche fosco e ombroso come il blu degli occhi di Elfride.
"Tra tutte le infelicità legate all'amore infelice, la peggiore è l'infelicità di pensare che la passione, che tutte le altre infelicità genera, possa finire."
Antonella Iuliano
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