Buongiorno amici lettori,
oggi torno ad aggiornare questo mio diario di bordo per parlarvi della mia ultima, avvincente lettura:
I misteri della rue La Bruyère di
Vittorio De Martino, edito
La Lepre Edizioni. Unito alla copertina, colpevole di aver attirato la mia attenzione e di averlo quindi voluto in libreria è stato il sottotitolo, Una casa dimenticata a Parigi; la trama, poi, (potete leggerla
QUI) ha fatto il resto… Parigi, un appartamento chiuso da sessant’anni, un dipinto, un mistero: mi sono bastati questi elementi per volerne sapere di più. Felice che il mio istinto non abbia sbagliato, vi dico cosa ne penso…
"Gli oggetti sono delle tracce che parlano delle vite degli uomini."
Roberto Carli è un perito, un esperto d’arte. La sua vita è divisa tra aste e una moglie perennemente in ritardo. Un giorno riceve un incarico dall’erede di un appartamento, situato nel centro di Parigi e rimasto chiuso per sessant’anni. Al suo interno vi sono stipati numerosi oggetti e mobili appartenenti a un passato di cui il suo cliente vorrebbe semplicemente sbarazzarsi. Deve fare l’inventario e la stima di ogni bene. Roberto, però, sin dalla sua prima visita nell’appartamento della rue La Bruyère, comprende che quella casa conserva molto più che degli oggetti in disuso.
“Questo faccio, mettere etichette, fissare ciò che vorrebbe sfuggire, e così, come posso, resistere al fluire incessante del mondo, che travolge affetti e certezze.
Se lo fermo prima, non porterà via anche me.”
La sua prima, strabiliante scoperta è un dipinto, di grande valore, di Giovanni Boldini, il più famoso ritrattista a Parigi negli anni ottanta dell’Ottocento, raffigurante una bellissima donna in un vaporoso abito rosa. Scoprire chi è quella donna e perché è stata dipinta proprio in quell’appartamento - quando Boldini era solito ritrarre nel suo atelier - diventa per lui una sorta di missione. Non può resistere al fascino della scoperta, al richiamo della storia dietro l’oggetto d’arte, perché quella casa, è palese, ha una storia da raccontare.
“I veri figuranti siamo noi, le cose che ci circondano sono più durature e certo molto meno infelici.”
Una storia fatta di storie che si intrecciano, dove ogni vita rimanda a un’altra. Inizia così un viaggio magnetico tra vecchie pagine di diario, ricerche in rete, deduzioni logiche, indizi e coprotagonisti sapientemente inseriti, che riveleranno le vite di coloro che hanno abitato nell’appartamento della rue La Bruyère e non solo. Tra cortigiane cadute in disgrazia, un musicista visionario e chi ha sfiorato il loro mondo, giungeremo fino alla corte di Luigi XV, a Versailles, sulle tracce di famosi gioielli, per scoprire che forse il vero tesoro non è mai materiale, piuttosto lo sono le vite degli uomini, anche quelle che ci sembrano così lontane dal nostro presente.
“Nella commedia della vita il palcoscenico è ingombro e la platea vuota.”
Un protagonista autoironico, un sognatore ma all’occorrenza un uomo pratico, capace di perdere il sonno dietro alle sue tazzine… specie se di Sèvres, che da tecnico dell’arte si trasforma in investigatore, perché non tutto è destinato a sparire e anche nelle lunghe e oscure ombre del tempo, i sogni degli uomini, le loro passioni, la loro nostalgia, per chi sa leggerle, lasciano dei segni.
“Appartengo alla razza degli uomini che cercano immagini nelle nuvole.”
Ciò che più ho apprezzato di questo romanzo giallo (il primo in assoluto che leggo), è sì la concatenazione di eventi che incollano alle pagine, con tanto di colpo di scena finale, ma più di tutto ho amato l’ambientazione, l’atmosfera da Belle Èpoque che l’autore ricostruisce attraverso uno stile originale e leggero. Vi sono passaggi d’azione repentini che velocizzano il ritmo narrativo, probabilmente prerogativa del genere giallo, e una giusta alternanza di dialoghi, talvolta anche divertenti, e descrizioni.
“Meno male che ci sono i quadri a rimediare alla vita.”
I misteri della rue La Bruyère è un romanzo che sento di consigliare a un pubblico vasto, perché penso che possa piacere praticamente a tutti. Io, oltre alle emozioni, vi ho trovato ricchezza, soprattutto relativa a un mondo fatto di oggetti d’arte che mi affascina molto e descritto magistralmente dall’autore, Vittorio De Martino, storico dell’arte di professione.
“L’eco dei sogni degli uomini traversa i secoli, impregna, invisibile, la realtà, la intride di commozione, riscatta il finito e lo benedice d’eternità.”