Oggi vi presento un classico giunto sui miei scaffali venerdì scorso, di un autore inglese da me molto stimato e di cui ho letto già diverse opere: Il ritorno del nativo di Thomas Hardy, edito Robin Edizioni (2018), che ringrazio di cuore per la copia. Il ritorno del nativo, pubblicato per la prima volta nel 1878, e conosciuto anche con il titolo La brughiera, è il romanzo hardyano che segna il punto di svolta nella maturazione artistica dello scrittore britannico. Prima di dirvi, al più presto, cosa ne penso, vi lascio tutti i dettagli di quest'interessantissima lettura.
Trama:
Romanzo degli elementi, “Il ritorno del nativo”: in esso, terra aria acqua e fuoco si intersecano e interagiscono – ciascuno protagonista a suo tempo e a suo modo – secondo un eterno pòlemos, senza requie. Dramma universale degli elementi, allora; e dramma microcosmico dei desideri dei protagonisti, i quali, in una sorta di alchimia imperfetta, formano una quaternio giammai ricondotta all’unità, secondo lo spirito dei più profondi moduli tragici, da Hardy sempre amati e praticati. Sì, perché di ciò si tratta: non di un semplice pessimismo, come pure spesso è stato inteso, ma di una visione tragica che investe la struttura stessa di tutto ciò che esiste, e che nella vita umana si manifesta nella maniera più dolorosamente evidente.
Di questo che, forse, dal punto di vista letterario, è il capolavoro dell’autore, si è cercato di fornire una nuova traduzione che rispettasse il più possibile lo stile dell’originale, con la sua complessa sintassi che tenta di riprodurre l’articolata dinamica elementare del mondo, il suo frequente impiego di termini rari e tecnici, il suo andamento consapevolmente poetico, la sua coinvolgente temperie emotiva. Si è voluto quindi rimanere il più possibile fedeli e aderenti al dettato hardyano, senza che questo incidesse sulla scorrevolezza dell’italiano. Il volume è inoltre arricchito da un’introduzione, che punta a fornire una lettura complessiva e in parte originale del romanzo, e da un ricco apparato di note, inteso a esplicare i punti poco chiari, i vocaboli desueti e alcune delle suggestioni nascoste che potrebbero sfuggire ad una lettura superficiale.
«La verità sembra essere che una lunga serie di secoli di disincanto ha rimosso permanentemente l’idea ellenica della vita, o comunque la si possa chiamare. Quello che i greci sospettavano solamente, noi lo conosciamo bene; ciò che il loro Eschilo immaginava, i nostri neonati lo sentono. La baldoria di un tempo nella situazione complessiva diventa sempre meno possibile dal momento in cui scopriamo i difetti delle leggi naturali, e vediamo l’incertezza in cui si trova l’uomo a causa del loro funzionamento.»
pag 552
euro 19,00
Collana: Biblioteca del vascello
Pubblicato: 2018
ISBN 9788872742327
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