sabato 26 maggio 2018

Presentazione: Sotto gli alberi di Thomas Hardy

Buongiorno lettori,
nell'augurarvi un buon fine settimana, oggi vi presento l'ultimo arrivato nella mia libreria dei classici:  Sotto gli alberi di Thomas Hardy
Considerato il romanzo "differente" dell'autore inglese, Sotto gli alberi è ritornato da poco in libreria in una nuova veste e soprattutto in una nuovissima traduzione grazie a  Fazi Editore, che ringrazio per la copia. Io l'ho già iniziato e lo sto trovando piuttosto piacevole.^^


Trama:
Dick Dewy, figlio di un carrettiere e suonatore di violino, fa parte del coro della parrocchia di Mellstock, piccolo paesino immerso nella campagna inglese. Il giorno in cui il coro si esibisce alla scuola del paese, s’innamora a prima vista di Fancy Day, l’affascinante direttrice. Ma non è l’unico: dovrà infatti vedersela con numerosi altri pretendenti, fra i quali il nuovo vicario, il giovane e intraprendente Mr Maybold. Questi, oltretutto, animato da un desiderio di modernizzazione, è anche intenzionato a sostituire il vecchio coro e i suoi anziani membri con un organo meccanico. La battaglia per la sopravvivenza del coro sarà dura e costellata di peripezie. 


Ambientato in una splendida campagna inglese, Sotto gli alberi, dai toni allegri e idilliaci, è il più divertente tra i romanzi di Hardy e attinge con grande capacità affabulatoria alla migliore tradizione umoristica inglese. Tuttavia, la storia non manca di un retrogusto amaro, pervasa dalla consapevolezza di un mondo che, suo malgrado, sta diventando anacronistico. Scritto nel 1872 e periodicamente revisionato fino al 1912, il romanzo costituisce un importante passaggio all’interno dell’opera di Thomas Hardy, uno dei vertici assoluti della narrativa inglese, autore di classici intramontabili.

«Nessuno mi ha più insegnato niente da quando è morto Thomas Hardy». 
Ezra Pound

«È innegabile l’abilità di Hardy – l’abilità del vero romanziere – di farci credere che i suoi personaggi siano persone come noi, guidate dalle proprie passioni e idiosincrasie; al contempo – e questo è il dono del poeta – in loro vi è un qualcosa di simbolico che ci accomuna tutti». 
Virginia Woolf


Puoi acquistare il romanzo Qui



giovedì 24 maggio 2018

Recensione: Chiamatemi Elizabeth . Vita e opere di Elizabeth von Arnim di Carmela Giustiniani

Buon giorno, cari lettori.
La scorsa settimana ho letto e recensito la meravigliosa biografia di Frances Hodgson Burnett, La mia anima è un giardino (qui per la recensione) scritta da Carmela Giustiniani. Oggi, invece, vi parlo di un’altra famosa scrittrice vissuta a cavallo di due secoli, la fine dell’800 e l’inizio del 1900. Mi riferisco alla biografia “Chiamatemi Elizabeth – vita e opere di Elizabeth von Arnim”, opera prima di Carmela Giustiniani edita da flower-ed

“Sono felice che Dio mi abbia fatta scrittrice,anziché qualcos'altro. 
Quanto avrei odiato avere una passione per la cucina.

Nata Mary Annette Beauchamp, Elizabeth von Armin è il nome d’arte di una scrittrice anticonvenzionale e ironica di cui Carmela Giustiniani ci offre un ritratto colorato ed esaustivo attraverso le molte opere che l’autrice scrisse nella sua lunga vita. 
Non conoscevo l’esistenza abbastanza travagliata e anche un po’ “nomade” di Von Arnim (la scrittrice, nata in Australia, si spostò spesso tra Inghilterra, Germania, Svizzera e America). 
Perché proprio Elizabeth? È la domanda che chiunque potrebbe porsi. Perché era il suo alter ego tra le pagine ovvero la protagonista del suo primo romanzo, Il giardino di Elizabeth
Intrappolata in ben due matrimoni infelici, - il primo con un tedesco, von Arnim, da cui il cognome – e in seguito in altre due relazioni che non le portarono grandi felicità (se non i figli avuti dal primo marito), Elizabeth fu una donna innamorata soprattutto delle sue passioni: i giardini, la scrittura, dove trovava rifugio, e i cani. Tra le righe emerge la figura di una donna disillusa dall'amore coniugale ma audace che non si curò dei pregiudizi lasciandosi coinvolgere in relazioni non ben viste dalla società, una adulterina e una con un uomo di vent'anni più giovane; ma anche, e soprattutto, conosciamo una scrittrice che amava isolarsi nel suo chalet in montagna, determinata e forse un po' eccentrica, e che visse durante le due guerre mondiali trovando sempre il modo di esprimersi.

Neanche Hitler le avrebbe impedito di scrivere, affermava.

Una personalità duplice quella di Mary Annette che fu sempre alla ricerca di affetto ma dal forte spirito indipendente. Mondana ma alla ricerca di momenti di solitudine e di riflessione che trovava contemplando la bellezza della natura. 
Le sue eroine possiedono quasi tutte un’impronta autobiografica, infatti, spesso sono donne sposate senza quell’amore che dovrebbe esserci in una coppia e per questo in fuga. Donne che sembrano ricalcare i vari stadi della vita dell’autrice. Opere come Un’incantevole aprile, Vera, La moglie del pastore, Un’estate da sola, La fattoria dei gelsomini, ecc… presentano tutte protagoniste che ci rivelano qualcosa della loro "mamma" letteraria. 
Chiamatemi Elizabeth può essere considerata una guida che aiuta a capire il significato dietro i  romanzi di von Armin. Storie che spaziano dalla commedia ironica al romanzo epistolare, ma anche opere dall'impronta socio – politica.


Una biografia breve ed esaustiva, la prima in lingua italiana, ben scritta, dove forse manca solo quel di più circa la pubblicazione dei romanzi ovvero i rapporti che l’autrice ebbe con gli editori, cosa che mi avrebbe fatto piacere scoprire. 
Personalmente non ho percepito grandissima affinità con il suo personaggio ma certamente consiglio questo lavoro a chi ha letto le opere di von Arnim o ha intenzione di farlo. Io in wishlist ho l’intrigante titolo Il circolo delle ingrate e la storia ritenuta la più intensa e malinconica da lei scritta, Christine. Magari un giorno non troppo lontano vi farò sapere cosa ne penso. 

mercoledì 23 maggio 2018

Intervista ad Antonella Iuliano autrice di "Doppio Stradivari"

Buona sera carissimi,
oggi è stata pubblicata una mia breve intervista sul sito RecensioniLibri.org circa il mio nuovo romanzo, Doppio Stradivari, e ne condivido un estratto qui con voi.


Leggi l'intervista su 

lunedì 21 maggio 2018

Libri nella brughiera: "Doppio Stradivari", di Antonella Iuliano

Libri nella brughiera: "Doppio Stradivari", di Antonella Iuliano:

"Una storia che con i suoi intrighi e misteri strizza l'occhio alle fiabe dei fratelli Grimm."

"Una favola dai toni lievemente dark che scivola via in un soffio, complice il ritmo incalzante con cui ti avvolge fin dalla prima pagina."

Puoi leggere la recensione su



"Antonella Iuliano è una scrittrice d'altri tempi... La sua penna delicata e poetica dà ad ogni suo libro il sapore di un classico."


Grazie di cuore, Carmela.^^

venerdì 18 maggio 2018

Recensione: La Primula Rossa di Emma Orczy

Buon dì cari lettori,
Da un paio di giorni ho terminato la lettura de La Primula Rossa della baronessa Emma Orczy, un classico che racchiude in sé diversi generi letterari, infatti, si tratta di un romanzo storico, d’avventura e con una spruzzata di romance. La Primula Rossa è il primo di un ciclo di dodici romanzi (la storia ha comunque una sua conclusione) pubblicato per la prima volta in volume agli inizi del 1900 con grande successo. Lo scorso aprile è ritornato in libreria grazie a Fazi Editore in un’edizione davvero meravigliosa nella sua semplicità. Per me si è rivelata – e avevo pochi dubbi a riguardo – una lettura fantastica, avvincente e senza una battuta d’arresto. Un classico a 5 stelle, o meglio a 5 primule. ^^

“La cerchiam di qua, la cerchiam di là,
la cercano i francesi ovunque va.
Che sia lassù nel cielo o nell’infernale fossa
la dannata e inafferrabile Primula Rossa?”

Nel settembre del 1792, a Parigi, Madama Ghigliottina reclama nobili teste in quantità. Gli ideali di libertà, uguaglianza e fraternità hanno trionfato e infiammato il popolo che sventola ovunque i simboli della rivolta e della vittoria. A pagare con la vita perché ritenuti nemici della Repubblica, sono uomini, donne e bambini colpevoli di avere gocce di sangue blu nelle vene, di essere quindi discendenti o lontani parenti dei vecchi oppressori, l’ormai decaduta aristocrazia. 
È in questo scenario che si muove l’enigmatica Primula Rossa, un eroe impavido e temerario che, con piani astuti e ingegnosi travestimenti, sottrae le povere vittime alla lama insanguinata della Rivoluzione. Nessuno sa chi sia; il suo è il nome di un semplice fiore con il quale si firma e che nasce ai bordi delle strade in Inghilterra, dove porta in salvo intere famiglie di Aristos; al suo servizio c’è una lega composta di giovani gentiluomini inglesi che hanno giurato fedeltà alla sua nobile causa. La Primula Rossa è scaltra, astuta e audace per questo le porte di Parigi pullulano di guardie civili con l’ordine di catturare lo sfrontato inglese ficcanaso, che, sprezzante del pericolo, puntualmente riesce a farsi beffe di capi e generali. In Inghilterra egli è considerato un uomo coraggioso e leale, una figura misteriosa e romantica sulla quale le donne amano fantasticare. 

"Lei splendeva nella Parigi repubblicana, rivoluzionaria, sanguinaria come una stella cometa che trascina nella sua scia tutto ciò che di più eccellente e interessante emergeva dal panorama intellettuale europeo."

Marguerite St. Just è una donna bellissima e ammirata da tutti, considerata nei salotti la mente femminile più intelligente d’Europa; sposata con Sir Percy Blackeney, un ricco baronetto ritenuto un po’ stupido ma che veste sempre in modo impeccabile. Marguerite è francese e vive a Londra ma non è più felice del suo matrimonio. Sir Percy non la guarda più come un tempo perché convinto simpatizzi velatamente per i suoi sanguinari compatrioti. Ad aumentare l’infelicità della donna arriva Chauvelin, un ufficiale del governo francese sulle tracce della misteriosa Primula Rossa. Chauvelin è disposto a tutto pur di catturare il fantomatico paladino e ricatta Marguerite affinché diventi i suoi occhi e le sue orecchie in società. La dama deve aiutarlo a smascherare la Primula Rossa o il suo amatissimo fratello, Armand, che si trova in Francia, morirà. 

"Ah! Ecco un uomo che avrebbe potuto amare, se mai l'avesse incontrato. 
Ogni cosa in lui allettava la sua romantica immaginazione: la personalità, la forza, l'audacia, la lealtà di coloro che sotto di lui servivano la stessa, nobile causa e, soprattutto, l'anonimato che lo circondava come un'aura di gloria romantica." 

Al lettore spetta scoprire cosa accade e soprattutto l’identità della famigerata Primula Rossa.


Pagine avventurose e ricche di colpi di scena accompagnano una scrittura vivida, cinematografica e scorrevolissima che non ci lascia mai abbassare la guardia. Alcuni passaggi sono davvero uno spasso: io mi sono ritrovata a sorridere più di una volta, sorpresa e soddisfatta.
La Primula Rossa è un romanzo che consiglio davvero a tutti e in particolar modo ai nostalgici dei classici quali Lady Oscar, I tre moschettieri, Il tulipano nero, per rivivere quelle stesse atmosfere. Una storia dinamica, rocambolesca che vi trascinerà via dalla poltrona per approdare sulle rive di Dover e di Calais, nelle luride locande per viaggiatori situate lungo le due sponde della Manica, dove le onde s’infrangono monotone a ridosso delle scogliere frastagliate e dove vi aspetterete sempre di trovare, da qualche parte, un biglietto scritto in fretta, firmato con lo stemma di un piccolo fiore scarlatto a cinque punte. 



martedì 15 maggio 2018

Recensione: La mia anima è un giardino Vita di Frances Hodgson Burnett di Carmela Giustiniani

Buongiorno cari lettori,
Oggi vi parlo di una piccola ma preziosa biografia, La mia anima è un giardino - Vita di Frances Hodgson Burnett (1849 – 1924), di Carmela Giustiniani,  flower-ed (2017). Innanzitutto ringrazio Carmela per avermi permesso di conoscere la vita di questa scrittrice di cui ignoravo tutto ma che, strano a dirsi, è stata la prima che ho letto, molti anni or sono, quando con gli occhi di una ragazzina delle medie aprivo il mio primo romanzo, Il giardino segreto, restandone stregata e in me sbocciava il seme dell’amore per la letteratura. 

“Fra le righe di una storia c'è sempre un'altra storia, che non è mai stata ascoltata e può solo essere indovinata da chi ha abbastanza intuizione per farlo.”

Chi non ha mai sentito parlare de Il piccolo Lord o de La piccola principessa (la Lovely Sarah dell’anime degli anni 80) o de Il giardino segreto? Tutti titoli capaci di schiudere all’istante un mondo di ricordi e di emozioni legate alle storie dell’infanzia e della prima adolescenza di chi oggi ha superato la trentina. Leggere la vita di Frances Hodgson Burnett per me è stato come riaprire un vecchio e impolverato cofanetto, che mi piace immaginare ricoperto di semplici e delicati fiorellini, a lungo dimenticato. Al suo interno, tra le storie riscoperte e i personaggi ritrovati, ho potuto ammirare per la prima volta il ritratto in bianco e nero di una signora rotondetta senza la quale semplicemente quelle care storie non sarebbero esistite. Ho scoperto così che Frances era innanzitutto una donna energica, generosa e indipendente, che con le sue sole forze, tra molte difficoltà e perdite, seppe aprirsi una strada verso il successo mettendo a frutto il suo dono più grande: la fantasia. Un’immaginazione fervida e inarrestabile muoveva la sua penna che in breve tempo la consacrò scrittrice in ben due  paesi: la madrepatria, l’Inghilterra, e l’America, la sua patria di adozione, intessendo storie proprio su quel divario sociale che da sempre esiste tra ricchi e poveri, ma anche sulle differenze tra inglesi e americani. 
Hodgson Burnett fu una scrittrice prolifica (in Italia solo una minima parte delle sue opere è stata tradotta) che amava raccontare storie ai bambini, in mezzo ai quali si sentiva a suo agio più che con chiunque altro, ma che scrisse anche romanzi per adulti. Una giardiniera, armata di cazzuola e penna, che rimestava il terreno e piantava storie, nel suo giardino, in America - del tutto simile a quello di cui possiamo leggere nella storia di Mary Lennox (pettirosso compreso) - seduta all'ombra del nodoso tronco di un albero, a scrivere.


Attraverso una ricostruzione essenziale, una valida e accurata documentazione, una penna chiara e attenta e un’indiscussa passione per l’autrice, in questa biografia Carmela Giustiniani ci restituisce il ritratto di un’anima, quella di Frances, che aveva trovato il suo posto ideale in quel mondo sospeso tra il reale e la fantasia, dove nacquero personaggi senza tempo e senza età.