"Tu non puoi ricordarlo, ragazzo, quando giacemmo allo stesso modo accanto alla mamma poco prima che morisse. Mise la tua manina nella mia - mi piace pensare che ci stia vedendo in questo momento, e che presto ci uniremo a lei."
Buon pomeriggio lettori,
Oggi vi parlo di un bellissimo racconto che ho terminato da poche ore, I fratellastri di Elizabeth Gaskell, racconto apparso per la prima volta su “Round the Sofa” nel 1858, e oggi per la prima volta tradotto ed edito in italiano da Edizioni Croce, che ringrazio per avermi inviato la preziosa copia.
Quest’edizione che definirei di pregio si compone di una lunga e interessantissima prefazione a cura di Michela Marroni, che illustra nel dettaglio i temi e la morale dell’opera gaskelliana.
Verso la metà del libricino troviamo il racconto di una scorrevolezza e una fluidità rare: si legge davvero in pochissimo tempo e cattura l’attenzione del lettore come se l’Io narrante fosse lì, accanto a noi, a raccontarci le vicende della sua famiglia.
Seguono due brevi frammenti e in conclusione, una postfazione di un’altra grande studiosa gaskelliana, Mara Barbuni, che espone il rapporto dell’autrice con la natura e il romanticismo.
Helen è una giovane donna rimasta vedova a soli vent’anni. Poco prima della nascita del suo secondo figlio, Gregory, perde la figlia primogenita a causa della scarlattina, e la sorella – la chiacchierona zia Fanny – si trasferisce da lei, nel Cumberland, per aiutarla nelle mansioni della fattoria. Le due donne vivono di stenti e non hanno prospettive future rosee fino a quando alla loro porta si presenta William Preston, un vicino benestante. L’uomo vorrebbe sposare Helen e le promette che in cambio crescerà il piccolo Gregory come se fosse figlio suo. La giovane donna è incerta su tale passo ma per il bene del figlio decide di accettare la proposta di William. I due si sposano ma presto affiora una nuova difficoltà: la gelosia di William nei confronti del bambino. Preston vorrebbe che Helen lo amasse di più, che lo guardasse non con riconoscenza ma con amore, che gli rivolgesse gli sguardi carezzevoli che lei indirizza esclusivamente a Gregory. L’uomo inizia a provare astio verso il figliastro e dunque a sgridarlo ripetutamente. Ed è proprio durante uno di questi rimproveri che Helen avverte le doglie premature che portano alla nascita del suo secondo figlio maschio, il narratore della storia. La donna non si riprende dal parto e muore lasciando i due figli alle cure del marito e della sorella.
"...era una di quelle brughiere desolate e paludose in cui la solitudine appariva dolorosa, intensa, come se mai passo d'uomo vi fosse stato a rompere il silenzio."
Da questo punto in poi comincia la seconda parte del racconto, in cui i due fratellastri crescono in una disparità di condizioni, infatti, Gregory, silenzioso e remissivo come la madre, è tacciato di stupidità e allontanato: diventa un umile e solitario pastore; mentre il fratello minore, cresce amato e vezzeggiato dalla zia Fanny e dal padre che vede in lui il proprio legittimo erede. Un giorno d’inverno il vecchio Preston incarica il sedicenne figlio di svolgere una commissione in città a suo nome. Al ritorno, a causa del buio e di un’improvvisa nevicata, il giovane smarrisce la strada e, nella desolazione della brughiera e nella disperazione totale, grida affinché qualcuno possa soccorrerlo. È il disprezzato fratellastro, con il fedele cane, l’ombra che riesce a distinguere nella foschia, l’uomo che forse gli salverà la vita?
Sta a voi scoprirlo, io non posso e non voglio svelarvi di più. Posso solo dirvi che il finale mi ha davvero, ma davvero toccato il cuore.
Nel racconto sono presenti elementi tipici della fiaba, ma più di tutto emerge la morale cristiana del sacrificio e della conversione, temi sicuramente molto cari all'abile autrice che non a caso sceglie eroi umili e semplici, spesso disadattati, appartenenti a classi inferiori e che meglio incarnano l’insegnamento evangelico.
Consiglio questo racconto a chiunque voglia immergersi in una storia tenera, toccante, intensa.
Antonella Iuliano
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