giovedì 28 novembre 2013

Inky mist in a brighter night: Un tè con l'autrice #3: "La lettera di Mr Darcy" d...

The bookish teapot: Un tè con l'autrice #3: "La lettera di Mr Darcy" d...: Buongiorno lettori! Manca poco ormai alla fine di novembre (con mia somma gioia! Dicembre è il mese che preferisco - se non fosse per le incombenze scolastiche) e quindi giunge con essa anche l'immancabile appuntamento con "Un tè con l'autrice", la rubrica mensile in collaborazione con Antonella Iuliano che prevede - come già saprete - la lettura di un libro, la sua recensione (una la farò io e una ne farà anche Antonella) e di seguito il trarre da esso tutto il possibile, che siano citazioni, riflessioni o quant'altro, il tutto come se accadesse durante un tea party
Come vi avevamo già anticipato la volta scorsa questo mese ci saremmo occupate de "La lettera di Mr Darcy" di Abigail Reynolds.
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mercoledì 27 novembre 2013

12a Fiera nazionale "Più libri più liberi".

Torna la fiera della piccola e media editoria "Più libri più liberi" a Roma, dal 5 all' 8 dicembre 2013 (Palazzo dei Congressi). Potete trovare i miei romanzi allo STAND A34 de La Caravella Editrice

Natale si avvicina, nessun regalo è più adatto di un buon libro. Non mancate!!!

lunedì 25 novembre 2013

Un buon libro non finisce mai.: Recensione: Charlotte di Antonella Iuliano

Un buon libro non finisce mai.: Recensione: Charlotte di Antonella Iuliano: Buon inizio di settimana a tutti ^^ io inizio la settimana con una bella recensione. Un libro che guadagna il massimo dei voti  e così si aggiungee alla lista dei libri migliori letti nel 2013!!


"Ho iniziato la lettura di questo libro con grande entusiasmo, avevo già letto dei pareri molto positivi e la mia curiosità finalmente è stata placata. Concordo in pieno con tutti coloro che hanno amato questo libro, davvero non potevo desiderare lettura migliore. Charlotte introduce il lettore nel mondo che tutti noi amiamo, il mondo creato dai libri, il mondo che riusciamo a creare con la nostra immaginazione ogni qualvolta leggiamo o scriviamo."... Continua Qui 

domenica 10 novembre 2013

Dracula

Dalla rubrica LibriAmo su "Fuori dalla rete" (Novembre 2013)

Bram Stoker
Definito come l’ultimo grande romanzo gotico, il più spettrale, spietato e sottilmente erotico, ha reso il suo principale protagonista il conte più famoso della letteratura e della cinematografia. Il pallido conte  Dracula  di Bram Stoker è diventato oggi sinonimo di vampiro, creatura assetata di sangue che di notte, sottoforma di pipistrello, per nutrirsi va a caccia di giovani vergini. Dracula è Nosferatu: il non morto, il signore delle tenebre, colui che non si riflette negli specchi, che indietreggia dinanzi al crocifisso e all’odore dell’aglio e che di giorno dorme in una bara.
Dall’etimologia della parola in rumeno si ha un doppio significato: “Drac” significa Diavolo oppure “drago”: il drago è il simbolo di un ordine di cui era stato insignito Vlad II  e da qui il soprannome “Dracula” che in seguito fu ereditato dal figlio Vlad III. Quest’ultimo fu un uomo terribile e senza scrupoli,  sanguinario e detto anche “l’impalatore”: il  palo era il suo metodo preferito per procurare la morte ai nemici.
Bram Stoker, scrittore irlandese vissuto nella seconda metà dell’Ottocento, si ispirerà proprio a queste notizie storiche per il suo capolavoro.
La trama del romanzo si dispiega sottoforma di epistolario. In un primo momento è Jonathan Harker a scrivere, dipendente di un’ agenzia immobiliare si reca in Romania per la firma di un contratto riguardante l’acquisto di una casa da parte del conte, a Londra. Il giovane Harker si ritrova così prigioniero nel tetro castello del conte situato in Transilvania, nel cuore dei Carpazi. La scena poi si sposta in Inghilterra, dove a proseguire il racconto è Mina, fidanzata di Jonathan. La giovane donna insieme a tre suoi amici e al dottor Van Helsing, un professore venuto dal nord Europa, assistono impotenti alla morte di Lucy, amica di Mina, morsa dal malefico conte, appena stabilitosi nella capitale inglese, e divenuta vampira. Decidono così di combattere il male venuto dall’Est, ma le cose si complicano quando Dracula decide di sedurre proprio Mina e ci riesce. Jonathan riesce a fuggire e torna in patria, si unisce ai suoi amici e insieme boicottano il territorio che il conte ha fatto suo, costringendolo così a far ritorno in Transilvania.  È laddove era iniziata la storia che si conclude, cioè in  Transilvania, con la morte del conte Dracula, con il solo metodo per uccidere un vampiro: trafiggergli il cuore con un paletto di frassino e poi tagliargli la testa. Mina in tutto questo vive un’atroce sofferenza che però serve a farla tornare in
Inghilterra con i suoi amici sana e salva. Al contrario di quanto si possa pensare il libro non incute timore, forse solo qualche brivido se letto a una certa ora, ma in realtà costringe il lettore a confrontarsi con misteri davvero immortali quali: la morte, il sangue, l’amore.
Ma non è finita qui, perché lo seguono per assicurarsi la sua morte che rappresenta l’ unica speranza di salvezza per Mina, ormai infettata.
Dracula rappresenta in modo del tutto originale l'eterna vicenda della lotta tra il Bene e il Male, sullo sfondo di una storia che scaturisce direttamente dall'inconscio e, come tale, parla in termini che si impongono immediatamente alla fantasia di ciascuno di noi, per entrare nei nostri sogni più spaventosi.

Antonella Iuliano
“Pallido come il chiarore lunare, un sorriso affascinante…il volto aquilino,decisamente aquilino; il naso sottile con una gobba pronunciata e narici stranamente arcuate, la fronte ampia, i capelli radi sulle tempie, le folte sopracciglia quasi si congiungevano sul naso, le orecchie pallide e appuntite,la bocca sotto i baffi rigida e con un profilo quasi crudele, i denti bianchi e stranamente aguzzi sporgevano dalle labbra il cui colore acceso rivelava una vitalità stupefacente”(B.Stoker, Dracula).
                                                           
                                                            


giovedì 7 novembre 2013

L'angolino di Ale: recensione: Come petali sulla neve

"Quando cresci tra le mura di un orfanotrofio il mondo estero è qualcosa di sconosciuto e paurosamente ignoto. Tuttavia Philip ha un buon motivo per evadere da quelle mura ed iniziare ad esplorare il mondo. Il suo motivo è radicato nel suo passato; un passato offuscato da una fitta nebbia di silenzi e menzogne. Philip, con la speranza di riuscire a svelare la verità, inizia le sue ricerche che lo porteranno in una nuova città. Nuove conoscenze e nuovi stimoli faranno da detergente per lavare via la patina di segreti mai scoperti. Scoprire di avere una famiglia, di non essere solo sarà per Philip l’occasione per scavare nella memoria e sperare di poter dare finalmente una svolta al suo destino, fino a quel momento avverso. Philip lotterà con tutte le sue forze per ritrovare quella parte di sé persa molti anni prima. Solo l’entusiasmo e la fiducia porteranno Philip a ripercorrere a ritroso quel viaggio verso le sue vere radici..."

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martedì 5 novembre 2013

La lettera di Mr Darcy di Abigail Reynolds


"Le labbra di lui scandirono in silenzio le sillabe del suo nome. Parzialmente incantata, Elizabeth non poté far altro che restare a guardare mentre il viso di lui si avvicinava al suo."

Il mio incontro con questo romanzo è avvenuto, come spesso accade di questi tempi, in rete. Ho avuto il piacere di incrociare la curatrice del marchio editoriale To be continued, marchio dedicato a Jane Austen. La lettera di Mr Darcy di Abigail Reynolds (2012) è la loro prima pubblicazione. Mi è stata proposta una collaborazione che consiste nel leggere, valutare ed esprimere il mio parere su questo romanzo. Ho accettato molto volentieri, lusingata dal fatto che un editore, seppur nato da poco, fosse interessato al mio parere di lettrice prima e autrice emergente poi. 

Prima di passare all’opera in sé, mi preme fare una premessa. Il mio incontro con Jane Austen è avvenuto quando avevo all’incirca quindici anni e ricordo che Orgoglio e pregiudizio mi piacque tantissimo, come penso a ogni ragazza che sogna una storia d’amore autentica e un gentiluomo che assomigli a Mr Darcy. Il mio percorso da lettrice però, ha stranamente tagliato fuori Jane Austen dalla mia traiettoria, infatti non ho più letto nulla di suo fino al mese scorso, quando proprio per poter valutare al meglio La lettera di Mr Darcy, ho deciso di rinfrescarmi la memoria e rileggere Orgoglio e pregiudizio, perché il romanzo della Reynolds si presenta come una variazione dell’opera più celebre della Austen. Devo dire che la mia seconda volta con Darcy ed Elizabeth è stata meno piacevole della prima e non sempre ho apprezzato lo stile della Austen, ritenendolo ricco di formalismi e scevro di emozioni forti. Nonostante ciò ritengo che sia un romanzo che meriti l’immortalità di cui gode. Così, con un quadro più chiaro dei personaggi coinvolti, ho subito dopo iniziato la lettura del libro della Reynolds.


"Aveva compreso troppo tardi che erano fatti l’uno per l’altra e che avrebbe sempre sentito un vuoto nel proprio cuore, proprio nello spazio riservato a lui."
La mia impressione, sin dai primissimi capitoli, è stata quella di un voler romanzare, da parte dell’autrice, con tinte più passionali. Lo stile, sicuramente inimitabile, della Austen viene soppiantato dalla modernità della penna della Reynolds, seppur mantenendo l’ambientazione originaria del romanzo. Raramente, forse solo nelle epistole presenti nel libro, mi è sembrato di cogliere qualcosa dello stile austeniano, quando è Darcy appunto a esprimersi scrivendo, con tutta la formalità tipica di un gentiluomo ottocentesco. Il romanzo parte da quella famosa lettera che Mr Darcy scrive ad Elizabeth Bennet in quel di Rosings per sciorinarle i motivi della sua condotta che hanno portato quest’ultima a rifiutare la sua proposta di matrimonio. Chi ha letto Orgoglio e pregiudizio sa bene che Elizabeth legge la lettera e poi la storia prosegue come sappiamo, mentre nel libro di Abigail Reynolds questo non accade. Elizabeth inorgoglita rifiuta di leggere la missiva, la brucia e rimane così allo scuro di quanto vissuto da Darcy in precedenza. Gli sviluppi della vicenda prendono così un’altra piega e il tutto sembra farsi abbastanza interessante, salvo poi scoprire pochi capitoli più in là che le verità di Darcy, ignorate dalla donna amata, vengono comunque fuori in una semplice conversazione. Da quel momento inizia per Elizabeth la rivalutazione del gentiluomo e il suo innamoramento per lui. Personalmente ritengo che la Reynolds abbia solo posticipato gli eventi di qualche capitolo, non facendole appunto leggere la famosa lettera, salvo poi arrivare allo stesso punto di svolta. Una serie d’imprevisti più o meno presenti anche in Orgoglio e pregiudizio, tengono la coppia separata per un po’, tra incomprensioni, insicurezze e novità che non ti aspetti in una rivisitazione di un classico. Alla fine tutto si sistema, esattamente come nei romanzi della Austen: il giardino torna sereno dopo la tempesta e tutte le eroine si sposano e vivono felici e contente. 

Ciò che ho apprezzato di questo romanzo è limitato a figure secondarie della vicenda. La Reynolds introduce un personaggio nuovo per salvare la reputazione della frivola Lydia Bennet, sorella minore di Elizabeth e ho trovato in questo un escamotage positivo. Anche il mascalzone Mr Wickham conosce un’altra sorte, ben più amara di quella che ottiene in Orgoglio e pregiudizio e sicuramente più giusta. Inoltre mi è piaciuto lo spazio che l’autrice ha dato alla figura di Georgiana Darcy, fanciulla molto tenera e innocente che si affeziona non poco ad Elizabeth. Altra nota che ho gradito è stato il togliere spazio alla madre di quest’ultima, la sciocca Mrs Bennet, dato che credo solo la Austen fosse in grado di dipingere un simile personaggio facendoci sorridere per i suoi modi volgari e superficiali, invece che esasperare. 

"Ma lei era così profondamente avvinghiata 
  al suo cuore che non sapeva più
 dove iniziasse l’uno e finisse l’altra."
Le note meno positive purtroppo arrivano proprio dai personaggi principali. L’Elizabeth della Reynolds mi è apparsa subito meno ribelle e con meno carattere di quella originaria, mentre Mr Darcy, seppur preso da certi “istinti primordiali” verso l’oggetto del suo desiderio, in un primo momento sembra rimarcato a dovere dalle pagine della Austen, salvo poi perdere le sue caratteristiche pagina dopo pagina e apparire come un innamorato abbastanza comune. Quello che ho apprezzato meno è la fisicità che la Reynolds fa vivere ai suoi (anche se presi in prestito) personaggi. Non che il sesso all’epoca non esistesse, ma di certo era un tabù molto più di oggi.  Se scrivo un’opera ambientata nel 1800 e voglio essere fedele a quei canoni e soprattutto se quell’opera è già stata scritta egregiamente da qualcun altro, cambiare delle situazioni qua e là e intrufolarci elementi da romanzo rosa contemporaneo, non trovo sia adeguato. Spesso mi sono chiesta davanti a queste scene perché non scrivere una storia propria, con personaggi diversi, con altri nomi, invece di usufruire di protagonisti altrui. Jane Austen non aveva bisogno di un elemento come il contatto fisico per farci sentire quanto Darcy desiderasse Elizabeth e quanto soffrisse credendo di averla perduta. Lei con il suo stile elegante e formale è riuscita e riesce ancora a far innamorare generazioni di donne di un uomo che nemmeno esiste. Il lavoro svolto dalla Raynolds al contrario mi è sembrato un po’ un film mentale messo poi nero su bianco, nato sicuramente dalla passione per le pagine della Austen, ma fortemente influenzato dalla modernità. Non si tratta di una storia nata dal nulla per cui, io autrice posso far fare ai miei personaggi quello che mi pare, sesso compreso, ma si tratta di una variazione di qualcosa di già scritto, di personaggi già esistenti e standardizzati, che vengono messi in situazioni che a mio parere la loro creatrice non avrebbe approvato, perché non era nel suo stile. Che oggi sia così difficile scrivere appassionatamente senza doverci per forza mettere la sessualità nel mezzo? Quel che è certo è che non esiste un’altra Jane Austen. 

Tengo a precisare che questo mio pensiero nasce soprattutto dall’amore che nutro da sempre per i classici, che sono le letture con le quali sono cresciuta. Ritengo che un classico non vada toccato, non esiste variazione o sequel per qualcosa di perfetto in sé che è sopravvissuto e sopravvive ancora alla prova del tempo. Consiglio quindi la lettura di questo romanzo a chi invece, al contrario di me, apprezza questo genere di lavori, che comunque in questo caso si presenta in modo scorrevole e regala delle ore spensierate. Il libro è piacevole da maneggiare, la grafica elegante e l’impegno della To be continued nel tradurlo e curarlo notevole. 

Antonella Iuliano

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domenica 3 novembre 2013

Lady Susan



Lady Susan è una delle opere giovanili di Jane Austen, scritto all’incirca all’inizio dell’ultima decade del Settecento e anticipa i romanzi che hanno reso celebre l’autrice inglese.
Jane Austen
Ci troviamo di fronte ad un libricino scritto in forma epistolare, ben 41 lettere, dove dalla corrispondenza tra i vari personaggi spicca la figura meschina e calcolatrice di una donna, Lady Susan, intorno alla quale ruota la vicenda. Questo breve romanzo contiene tutti gli elementi caratteristici dei romanzi di Jane Austen; sembrerebbe quasi una “sperimentazione” dei capolavori successivi. Ogni personaggio austeniano è netto, preciso e ognuno di essi incarna alla perfezione uno spaccato di vita borghese,  le manie di una classe sociale, le piccolezze d'animo dei protagonisti e cela la critica nascosta tra le righe, intrisa di ironia, che contraddistingue l’autrice.
Così ci troviamo di fronte ad una donna assai particolare, un’arrivista, un’arrampicatrice sociale, una donna che possiede le virtù del linguaggio e della bellezza e le utilizza come armi per mantenere alto il suo nome e la sua posizione sociale.
Lady Susan è una tessitrice di intrighi, una portatrice di scandali ed è sulle labbra di amici e conoscenti per lo sconveniente amoreggiare con uomini sposati o giovanotti in cerca di moglie. Sprezzante di ogni sentimento e decisa a piegare l’orgoglio di chi nutre pregiudizi sul suo conto, si diverte a giocare con gli uomini come se fossero pedine. Leggiamo così di una signora bionda ed elegante, non più giovanissima, ma ancora bella e affascinante - rimasta da poco vedova e con una figlia che ha rinchiuso in collegio dopo essere stata una madre poco presente - che soggiorna a casa dei cognati, i Vernon. Una volta stabilitasi a Churchill, non paga degli scandali che si trascina dietro da Londra, cerca di far innamorare di sé il fratello della cognata, più giovane di lei, Mr. Reginald De Courcy. Le sue lettere all’amica Mrs Johnson in cui la mette al corrente dei propri piani si intrecciano a quelle di Mrs Vernon alla propria madre, piene di preoccupazione per le sorti del giovane fratello che sta per cadere nelle grinfie della seduttrice e ormai accecato da quest’ultima.
La nostra protagonista riesce nel suo intento grazie alla sua eloquenza e al suo ingegno, ma quando la figlia, Frederica, scappa dal collegio e i Vernon la ospitano presso di loro, le dinamiche subiscono un contraccolpo. I piani della donna, che prevedono un matrimonio per la figlia con un uomo che lei non ama, sono costretti a cambiare. Frederica si innamora di Reginald e chiede il suo aiuto per non sposare Mr. James Martin. Il giovane De Courcy può così constatare quanto Lady Susan sia fredda e ostile alla propria figlia e indignato si allontana dalla donna, con gran sollievo di sua sorella, Mrs Vernon. Ma Lady Susan, quest’angelo diabolico, conosce i codici comportamentali della società in cui vive e sa come farla franca in qualsiasi occasione manipolando gli altri e riesce nuovamente a raggirare il giovane. Quando la donna fa ritorno a Londra e si allontana temporaneamente dal suo nuovo giovane fidanzato per rivedere Mr Manwaring, suo amante, la sua reputazione e le chiacchiere sul suo conto tornano prepotentemente alle orecchie di Reginald De Courcy. Si salverà stavolta il giovane e tornerà della dolce e timida Frederica? Sta al lettore scoprirlo. Quel che è certo è che Lady Susan, come una gatta astuta, grazie alle sue “arti” cadrà ancora in piedi.
 
Antonella Iuliano