"Sono Shirley Keeldar, Signore di Fieldhead! Signore, badate bene! Questo è il mio titolo! Mi hanno dato un nome maschile, occupo una posizione maschile, e quando mi vedo davanti quel signore mezzo inglese e mezzo belga che, tutto serio, mi parla d'affari... ebbene mi sento un po' "gentiluomo" anch'io!"
Cari lettori del blog, il mio 2016 di letture è iniziato sotto i migliori auspici e con grande soddisfazione, infatti, oggi mi appresto a recensire “
Shirley”, il terzo romanzo di
Charlotte Brontë. Come di certo saprete, lo scorso novembre,
Fazi Editore ha riportato in libreria questo classico che mancava da troppo tempo in Italia. In quei giorni grande è stata la soddisfazione di tante appassionate, me compresa, perché finalmente potevamo gustare la gioia di perderci nel romanzo meno noto (e reperibile) dell’amata autrice inglese.
Considerato come il romanzo sociale di Charlotte Brontë, Shirley è ambientato agli inizi dell’Ottocento, nello Yorkshire. In questo periodo tutta l’Inghilterra risente dei contraccolpi delle guerre napoleoniche e delle lotte della classe operaia.
L’inizio può sembrare un po’ lento perché è in questo contesto che conosciamo i primi protagonisti, mentre Shirley non compare subito. Il lettore, per diversi capitoli, deve ambientarsi, affrontare l’aspra situazione in cui versano operai e datori di lavoro, tra cui l’affascinante Robert Moore, proprietario di una filanda, sostenitore del progresso, mezzo inglese e mezzo belga e deciso a salvare dal fallimento il buon nome della sua famiglia, di cui restano soltanto una sorella e un fratello, Louis, che di mestiere fa il precettore. Robert si trova a fronteggiare una situazione difficile ma è determinato a salvare la propria azienda anche a costo di spezzare il cuore della bella e dolce Caroline Helstone, da cui è attratto ma che non può sposare a causa della sua condizione. Ma è l’ingresso di Miss Shirley Keeldar a dare il vero avvio alla vicenda e più scorrevolezza al testo. Shirley è una figura femminile atipica nello scenario delle eroine brontëane. È una giovane donna piena di spirito, intelligente, decisa e acuta, che si scontra con il ruolo convenzionale affidato al sesso debole nell'epoca vittoriana: essere una brava moglie e un’ottima madre. Shirley invece è una ricca, indipendente e altruista ereditiera, e ciò la rende preda di numerosi corteggiatori non proprio interessati alla sua bella e piacevole persona, ma al suo denaro. Al contrario, Caroline è di umili origini, è orfana ed è stata cresciuta dal rettore suo zio. La sua vicenda, personale e sentimentale, s'intreccia con la storia di Shiley lungo l’intero romanzo e costituisce l’elemento davvero romantico. Pur essendo come il giorno e la notte, tra le due protagoniste femminili nasce sin da subito una sincera e profonda amicizia. L’evolversi degli eventi potrebbe mettere a dura prova il loro legame proprio a causa dell’amore e la scaltra penna della Brontë ci farà capire soltanto nell’ultimo quarto del romanzo per chi batte davvero il cuore dell’affascinante ereditiera.
I personaggi che ruotano intorno a questa storia sono numerosi, tutti molto ben caratterizzati e con le loro peculiarità, anche se non tutti sono determinanti, come ad esempio i curati con cui il romanzo inizia ma che poi hanno scarso rilievo in tutta la narrazione.
Anche in questo romanzo sociale è bello notare come l’autrice non rinunci alla formula con la quale è solita, in tutte le sue opere, rivolgersi a chi legge: “Caro lettore”, così da ravvivare ogni volta quella sensazione di essere afferrati per mano e guidati da lei lungo i sentieri che magistralmente descrive.
Sentieri, quelli che coprono le distanze della maestosa e aspra brughiera, che l’autrice ben conosceva e che ancora una volta descrive con indicibile incanto nei suoi colori, attraverso il suono del vento, nei profumi. Accurate e particolarmente vivide sono, infatti, le descrizioni dei luoghi e dei paesaggi.
Talvolta ci si aspetta che un romanzo davvero bello debba per forza essere letto con ardore e con quella fame insaziabile di chi vuole sapere subito cosa accadrà;
Shirley, per me, non è stato così pur essendo stata la lettura stimolante e appagante insieme. È quasi superfluo dire che non siamo di fronte a un altro appassionato
Jane Eyre e nemmeno a un più personale e sentito
Villette, ma nonostante ciò, anche in
Shirley è facile imbattersi in aspetti della vita di Charlotte.
Shirley è il romanzo “differente” di Charltotte Brontë, ma non meno accattivante o meno piacevole da leggere, anzi, è riprova del suo talento in un genere che non è quello che l'ha resa celebre. È un romanzo che, a mio parere, va gustato e apprezzato in ogni sua parte, sia quelle in cui prevalgono la ragione, la storia e lo studio, sia quelle in cui sono il cuore e i sentimenti a riempire e a far vibrare le pagine.
Antonella Iuliano
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Shirley Keeldar e Caroline Helstone |