domenica 29 giugno 2014

Il grande Gatsby

Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato.” (Francis Scott Fitzgerald, Il grande Gatsby)

Dalla rubrica LibriAmo su "Fuori dalla rete" (Giugno 2014)

Francis Scott Fitzgerald
Siamo nell’America degli anni ’20. Jay Gatsby è il simbolo del cosiddetto “sogno americano” destinato a fallire. Il motore della storia è il desiderio del protagonista di conquistare una sua vecchia fiamma: Daisy Buchanan.
Jay e Daisy si erano amati diversi anni addietro, ma lei era molto ricca mentre lui poverissimo; per questo Jay aveva deciso di partire per la Grande Guerra e di accumulare molto denaro per poterla un giorno sposare. Quando, però, ritorna in America, scopre che Daisy ha sposato il ricchissimo Tom Buchanan.
Diventato a sua volta ricchissimo, Jay Gatsby vuole a tutti i costi riconquistare la sua amata Daisy con il denaro, perché sa che è l'unico valore in cui lei crede. Daisy e il marito Tom - che ha una relazione con una tale Myrtle Wilson - vivono a New York, a East Egg; Gatsby allora compra una villa lussuosissima a West Egg, al di là della baia, di fronte alla casa di Daisy e dà feste sontuosissime alle quali partecipano centinaia di persone che nemmeno conosce, sperando che Daisy se ne accorga e sia sedotta dalla sua immensa ricchezza.
Il vicino di casa di Gatsby, e  cugino di Daisy, è Nick Carraway, il narratore della storia. Gatsby invita a casa sua Nick Carraway per combinare un incontro con Daisy e così riesce ad incontrare la donna amata, proprio mentre il marito, Tom, incontra l'amante, Myrtle. Quest’ultima è sposata con un benzinaio di una zona poverissima di New York e punta sulla sua relazione con Tom per entrare a far parte dell'élite della società.
Alla successiva festa data da Gatsby, partecipano anche Daisy e Tom e la donna si riscopre innamorata di Gatsby. Verso la fine dell’estate in un'allegra comitiva partono per una gita in città e qui Daisy dichiara davanti a tutti di amare Gatsby, poi i due fuggono insieme e lungo la strada, la donna che si trova alla guida, investe proprio Myrtle, l’amante del marito, uccidendola. Nel frattempo il marito di Myrtle scopre la relazione tra la moglie e Tom Buchanan e corre a scagliarsi su quest’ultimo, che per vendicarsi di essere stato abbandonato dalla moglie, gli dice che a investire Myrtle è stato Gatsby, con la sua automobile.
Il finale lo lascio scoprire al lettore. La morale della storia riflette un veritiero luogo comune: ci si rende conto di quanto il denaro non possa comprare tutto ciò che è importante per l’essere umano e di come la solitudine spesso sia più forte di tutto il resto; è sullo sfondo, ma è sempre presente. Gatsby, dipinto come un personaggio misterioso, fa tutto per amore, per il suo sogno d’amore interrotto, ma fallisce perché non è il denaro a potergli ridare la donna amata, non sono la spensieratezza e il lusso a poterlo rendere felice: questi sono soltanto “doni” effimeri dinanzi all’inesorabilità del destino.

Antonella Iuliano


lunedì 23 giugno 2014

Caffeina festival

La Caravella Editrice quest'anno vi aspetta al Caffeina Festival, Viterbo il 28 giugno, il 3 luglio e il 4 luglio

 Come petali sulla neve e  Charlotte vi aspettano!!!

mercoledì 18 giugno 2014

Charlotte Collins di Karen Aminadra


“Aveva creduto di non essere romantica, che avrebbe potuto accontentarsi di una vita senza amore e affetto. Ora sapeva di avere avuto torto.”

Dopo aver recensito La lettera di Mr Darcy (la recensione Qui), nell’ultimo scorcio del 2013, prima opera tradotta dal marchio editoriale To be continued, ho avuto il piacere di poter leggere la seconda pubblicazione del suddetto editore, un lavoro che ho gradito molto più del primo. L’opera in questione edita all’inizio di quest’anno è Charlotte Collins di Karen Aminadra, edito in lingua originale con il titolo “Charlotte”. 

I consigli di mio marito rispecchiano il suo modo di danzare: 
è capace di calpestare molti piedi mentre lo fa.”
Tutti conosciamo Orgoglio e Pregiudizio, l’opera più celebre di Jane Austen e tutti sappiamo che da questo romanzo è stata tratta una grande varietà di sequel, di rivisitazioni e che tutto un mondo pullula sulle vicende di Elizabeth Bennet e del suo Mr Darcy.
Karen Aminadra, a mio parere, ha fatto di meglio. L’autrice del romanzo che mi appresto a recensire, parte si dal famoso capolavoro austeniano, ma lasciando che la sua penna si concentri con originalità e sapienza su un personaggio del tutto marginale nella storia della Austen: Charlotte Lucas - l’amica di Lizzy, figlia del sindaco di Meryton, che finisce per sposare quell’ometto insignificante di Mr Collins quando proprio Lizzy lo rifiuta e che con il coniuge è collocata sullo sfondo del romanzo - e ne fa l’eroina di una storia davvero piacevole e delicata da leggere.
Charlotte è dunque sposata con Mr Collins, parroco di Hunsford, da circa un anno, ed entrambi vivono nella bella canonica di Rosings, sotto il dominio della terribile patronessa Lady Catherine de Bourgh. Sembrerebbe tutto a posto,  ora che è una donna accasata, ammogliata e sistemata, ma la quotidianità accanto a un uomo goffo e che di certo non ha sposato per amore, si rivela ben più dura da sopportare, specie se, per non perdere la rendita concessa dalla loro patronessa, suo marito mette i desideri di una donna capricciosa e dispotica come Lady Catherine davanti ai bisogni e alle esigenze della propria moglie. Nell’infelicità del proprio matrimonio Charlotte inizia a provare il desiderio di nuove emozioni, forse proprio di quell’unica grande emozione che ha unito così felicemente in matrimonio la sua cara amica Lizzy e Mr Darcy: l’amore. Consapevole di non essere più giovanissima e nemmeno bella come le sorelle Bennet, un anno prima, aveva acconsentito ad un buon matrimonio senza badare troppo ai sentimentalismi, infatti: “Aveva sempre pensato che la felicità, nel matrimonio, era solo questione di fortuna e che essere all’oscuro dei difetti del futuro sposo fosse la cosa migliore.”

“Non era contrario all’affetto, 
ma pensava che l’amore ottenebrasse la mente, 
confondesse i sensi e rendesse le persone degli zimbelli.”
Suo marito è dunque un uomo servile e impacciato, che spesso la mette in situazioni imbarazzanti a causa della sua continua ricerca di compiacimento verso chi gli è superiore. Charlotte non lo stima, non lo ama, ma sopporta stoicamente la sua situazione e nella sofferenza del suo nuovo stato, si scopre una donna forte e combattiva, decisa a prendersi la propria libertà dalla dispotica patronessa e anche dal marito, se necessario. Disposta a cambiare il marito decide di non nascondersi e in qualche modo di metterlo alle strette affinchè scelga tra lei e il proprio ruolo di lacchè. Charlotte inizia così a frequentare alcuni parrocchiani che diventano i suoi nuovi amici, come le signorine Thomas e  Mr e Mrs Abbot, tutte persone che apprezzano la sua bontà di cuore e cercano di venirle incontro nella sua infelicità matrimoniale e ovviamente tutte persone che Lady Catherine vorrebbe che lei non frequentasse. Mr Collins viene così a trovarsi nella spiacevole situazione di dover ammonire la moglie perché preferisce la compagnia di altre persone a quella di Sua Signoria, di cui ignora volutamente i consigli. L’affetto e la premura dei nuovi amici di Charlotte, però, fanno in modo, anche attraverso “piani” organizzati, che Mr Collins inizi a vedere la moglie per quello che realmente è: non un contratto firmato per adempiere il desiderio della sua patronessa, che un anno prima gli aveva suggerito di trovarsi una moglie, ma una donna saggia, accorta e di buon cuore, che merita le sue attenzioni e il primato del suo cuore. Così tra cene, colazioni, incontri e passeggiate nei boschi di Rosings assistiamo al cambiamento di Charlotte che si scopre donna desiderosa d’amore e di passione e per la quale la figura del colonnello Fitzwilliam diventa cruciale, in quanto scatena in lei quelle farfalle nello stomaco che il marito non riesce a procurarle; e dall’altra parte, proprio quest’ultimo, inizia ad aprire gli occhi affezionandosi e poi innamorandosi della propria moglie e scoprendo la necessità di essere un uomo migliore, diverso, che meriti l’amore della moglie, che sia capace di farla innamorare a sua volta. Il cambiamento di quest’ometto insulso, uomo di chiesa, che nella confusione del suo cuore finisce per leggere un romanzo d’amore della moglie e che arrossisce comicamente alle scene descritte di un bacio passionale, è delizioso per il lettore, più volte mi sono ritrovata a sorridere di gusto, immaginandomelo nel suo studio mentre tirandosi il colletto si domandava: “Cercava forse nei romanzi l’amore e la passione che mancavano nel loro matrimonio?”

Insomma, questo è un bel romanzo, dove due personaggi minori di un classico della letteratura, si evolvono in un percorso tutto loro, maturano alla ricerca di se stessi e che seppur insieme a causa di un matrimonio combinato si riscoprono, tra incomprensioni e vicissitudini varie, innamorati l’uno dell’altra. Il finale ovviamente lo lascio scoprire al lettore: come sarà il nuovo Mr Collins innamorato di sua moglie? E Charlotte, così insignificante, nel romanzo della Austen, quale mutamento la porterà ad essere, in questa storia, un’eroina che non ha nulla da invidiare alla più celebre Lizzy Bennet, in quanto a compostezza, educazione, eleganza dei modi, bontà d’animo e spigliatezza?
Lo stile dell’autrice è morbido, elegante, piacevole e mai banale. Forse manca qualche descrizione fisica dei personaggi, ma nel complesso la Aminadra dimostra di conoscere profondamente il mondo di Jane Austen, gli usi, i costumi e il linguaggio dell'epoca.
I miei complimenti alla To be continued per aver tradotto questo romanzo. Ho riscontrato grande cura nell’editing e nell’impaginazione del libro, sempre chiaro e fluido. 
Ringrazio di cuore la curatrice, Daniela Mastropasqua, per avermi permesso di trascorre ore piacevoli in quel di Rosings. Auguro a lei e al suo staff di giungere presto alla terza pubblicazione. 
Antonella Iuliano

Pagina Facebook: To be continued
Per acquistare il libro: Qui  



martedì 3 giugno 2014

Sašenka di Simon Sebag Montefiore

"In Russia la verità è sempre scritta non con l'inchiostro, come in altri posti, ma con il sangue innocente. Questi archivi sono sacri come il Golgota. Nell'arido fruscio dei fascicoli puoi sentire il pianto dei bambini, lo smistamento dei treni, l'eco dei passi verso le cantine, il singolo sparo della pistola Nagan che scarica i sette grammi. La carta stessa odora di sangue." 

Mi appresto a recensire questo romanzo, Sašenka di Simon Sebag Montefiore, edito da Corbaccio, con un certo rispetto reverenziale, quello che si prova dopo aver letto un grande romanzo; un romanzo che ha condizionato le mie ultime giornate, tanto da spingermi a interessarmi e a documentarmi sui fatti storici ivi narrati e a riporlo in libreria con la malinconia tipica del lettore che ad un tratto si sente orfano e non vuole staccarsi dal mondo che ha conosciuto leggendo. Siamo di fronte ad un romanzo storico scritto da uno storico e a mio parere da un grande narratore, che ha saputo ben dosare storia e letteratura, personaggi realmente esistiti e personaggi inventati, dando così vita a quello che ritengo essere uno dei più bei romanzi contemporanei mai letti, anzi, essendo ancora sotto il suo influsso quasi mi verrebbe da dire che è il più bello che io abbia mai letto; di certo è un romanzo completo. 
La storia si divide in tre parti che illustrerò brevemente senza rivelare più del necessario:

San Pietroburgo, 1916
Conosciamo Sašenka, una ragazza ebrea studentessa dello Smol’nyj e figlia del barone Samuil Zejtlin. Sullo sfondo meraviglioso di Piter (diminutivo di San Pietroburgo) assistiamo all’arresto della giovane protagonista, da parte della polizia a servizio dello zar Nicola II, proprio all’uscita dall’istituto, il giorno in cui sta per prendere le vacanze ed è attesa dalla sua tata: una giovane donna inglese, che affettuosamente chiama Lala e che l’ha cresciuta come se fosse figlia sua. La ragazza è sospettata di essere una bolscevica che complotta contro lo zar e in effetti scopriamo che, a dispetto della nobile posizione del padre, Sašenka crede fermamente in quel vento di cambiamento che porterà alla famosa rivoluzione d’Ottobre e alla caduta della dinastia zarista. È la nipote della così detta “coscienza bolscevica”: suo zio, Mendel’ Barmakid, fratello della madre - una donna lasciva e assente, seguace di Rasputin - la istruirà nella sua formazione comunista. L’arresto si risolve presto, in quanto suo padre ha i mezzi e le conoscenze per aprire le porte della prigione, ma una volta tornata a casa gli eventi che portano alla disintegrazione della sua famiglia e contemporaneamente di una classe sociale intera non tardano ad arrivare. 

                                                  Mosca, 1939
Sašenka è una donna sposata ed è la direttrice di una rivista per le donne sovietiche. Suo marito Vanja Palitsyn è un cekista al servizio di Stalin e insieme hanno due dolcissimi bambini, Neve e Carlo, che crescono tra la loro residenza in città e la dacia in campagna, entrambi doni del Partito. Sašenka e Vanja si conoscono sin dalla gioventù, quando per le strade di Pietroburgo lavoravano per la rivoluzione e con loro il grande amico di entrambi, il colonnello Hercules Satinov. Cresciuti insieme, con gli stessi ideali e con quell’unica coscienza comunista, Sašenka, Vanja e Hercules adesso vivono a stretto contatto con il dittatore russo: Stalin e la sua cerchia più fidata di uomini. Ma per Sašenka è alla porte qualcosa che una devota moglie comunista forse non può prevedere o peggio ancora non può permettersi: il vero amore, l’amore passionale, intenso ma breve quanto basta a distruggere tutto il mondo che le appartiene. Si innamora di Benja Golden, un famoso scrittore, con il quale vive una relazione clandestina che diventa fatale.
Qui inizia quella fase del romanzo in cui il lettore viene trascinato dall’angoscia per la sorte di questa donna e dei suoi bambini, da cui dovrà separarsi. Il Partito in cui crede le si rivolta contro e nonostante il Terrore sembri un capitolo appena chiuso, gli uomini di Stalin sono spietati e in Russia non c’è umanità verso chi compie il minimo sbaglio. Non c’è spazio per il sentimentalismo, non c’è spazio per la coscienza, solo per uomini e donne che credono e agiscono per il Partito e così lei, suo marito, il suo amante, vengono tutti quasi misteriosamente risucchiati dal tritacarne di Stalin, dove la verità non conta niente, dove la tortura, le sevizie, le ingiurie estorcono confessioni di comodo, fino a giungere a condanne capitali. Ma qualcuno, nel destino di questa donna sfortunata, usando una doppia ma sottile maschera, riesce a mette in salvo i suoi figli e si assicura che crescano al sicuro dall’orrore comunista.

Il Caucaso, Londra, Mosca, 1994
Katinka è una giovane storica, specializzata negli studi su Caterina la Grande e il suo secolo. Ottiene un lavoro a Londra dal suo professore di storia e si reca nella capitale inglese per conoscere chi le commissionerà tale lavoro, lasciando così la sua famiglia e il suo paese, un villaggio nel nord del Caucaso. A Londra conosce Roza Getman e suo figlio Paša, facoltosi oligarchi che le spiegano il tipo di ricerca che vorrebbero svolgesse per loro. Roza, una signora sessantenne, desidera rintracciare i suoi genitori o qualcuno della sua famiglia perduti durante la repressione. Katinka, dopo alcuni dubbi e incertezze, accetta di aiutare la donna e così vola a Mosca. Qui tra archivi di stato, fascicoli incompleti, prove che svelano colpi di scena inimmaginabili scopriamo cosa davvero è successo cinquant’anni prima a Sašenka: chi l’ha tradita davvero quando venne arrestata? Chi è Roza? Chi è il fantasma che è sopraggiunto a incolparla dalla lontana San Pietroburgo della sua giovinezza? Che fine hanno fatto i suoi figli? E suo padre? Suo zio Mendel’, suo marito Vanja, lo scrittore amato e Lala, la sua indimenticata tata?
Katinka dovrà riordinare le tessere di un puzzle complicato e macchiato di sangue innocente, intriso di una sofferenza disumana e scoprire che anche lei e la sua famiglia forse non sono del tutto estranei a quell’orrore che nei sotterranei della santa madre Russia ancora oggi nasconde legami tra vite sepolte e vite in superficie e che forse per qualcuna di queste vite è ancora possibile incontrarsi. 

Ho amato questo romanzo sin dalla prima parte, perché San Pietroburgo è una città di poesia e di pura arte, anche se il vento della rivoluzione ne ingrigisce le strade, i canali, la neve e il ghiaccio sul fiume Neva, il lettore ne percepisce tutta la magia. Nella seconda parte l’autore delinea, parallelamente alle vicende dei protagonisti, eventi storici e personaggi storici, primo tra tutti Stalin in persona e molti degli uomini dell’NKVD realmente esistiti, ad esempio il terribile comandante Berija e lo fa con una penna scorrevole, che non annoia. Nella terza parte un gioco di incastri e di rivelazioni rapisce e lascia senza fiato, addirittura, come nel mio caso, commuove fino alle lacrime.
Si percepisce come Montefiore abbia attinto a quelle fonti che purtroppo sono state la realtà della Russia di un tempo. In Sašenka si concentrano migliaia di donne che sono state vittime di un regime spietato, pur credendovi, pur essendo state sempre devote e irreprensibili di fronte alla causa, ma per le quali bastava un errore, anche un errore dettato dall’amore per perdere la vita.
Ritengo che sia un romanzo anche istruttivo, che va letto con calma e che ti lascia dentro lo sconcerto della disumanità e per questo motivo lo ritengo completo, perché oltre ad essere ben scritto ci mostra un mondo che spesso nei libri scolastici abbiamo conosciuto solo superficialmente o verso il quale non ci hanno stimolato a saperne di più.
Forse, se proprio devo trovare un difetto lo riscontro nel descrivere l’amore tra Sašenka e Benja Golden, perché non ho avvertito pienamente la passione tra i due, il romanticismo vero e proprio.
Le descrizioni sono ottime, lo stile spesso ha dei tratti poetici ed è chiaro, preciso. La copertina parla da sè, stupenda!
Montefiore ci fa fare un viaggio attraverso la storia russa del 900, dalla caduta dell’ultimo zar alla Russia Stalinista e anche dopo, con maestria ci fa rabbrividire fino in fondo all’anima; ci mostra il destino crudele di una nazione attraverso gli occhi grigi, ma determinati e fieri di una donna, Sašenka: ragazza bolscevica, moglie comunista, madre altruista che mi è rimasta nel cuore, insieme ai suoi due bambini, e per la quale avrò sempre uno sguardo tenero incrociandola sullo scaffale della mia libreria.
Antonella Iuliano


"E pronunciò ad alta voce la parola che stava diventando il suo talismano, il codice segreto per comunicare il suo amore ai suoi figli lontani, attraverso le steppe sconfinate e i fiumi maestosi della Russia."

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