lunedì 30 dicembre 2019

Recensione: V.V. Trappole e tradimenti di Louisa May Alcott

Buon giorno lettori e buon lunedì,
il 2019 è ormai agli sgoccioli e io mi sono tenuta per ultima una lettura breve, un racconto di cui oggi vi posto la recensione. Si tratta di uno dei thriller sconosciuti di Louisa May Alcott, V.V. Trappole e tradimenti, edito Robin Edizioni (2016) e che fa parte della Biblioteca del Vascello.

"Si mise a letto pensando che, se tutti gli spettri sono così amabili, il destino di chi vede i fantasmi non è poi tanto malvagio."

Oltre mezzo secolo dopo la morte di Louisa May Alcott, avvenuta nel 1888, furono rinvenuti vari thriller e racconti di cronaca nera che l’autrice di Piccole donne scrisse con lo pseudonimo di A. M. Barnard. In queste storie, protette dallo pseudonimo, emerge non soltanto la versatilità della penna ma anche il lato oscuro e insieme il femminismo sfrenato di Alcott, che in questo modo poteva trattare più liberamente temi come la violenza e la vendetta.
V.V. Trappole e tradimenti è uno di questi racconti.

La protagonista, Virginie Varens, è una donna calcolatrice, capace di manovrare gli uomini a suo piacimento, cosa che in un’epoca come quella vittoriana sovvertiva le regole e i tabù. Virginie non ha ancora compiuto diciotto anni, è una ballerina attaccata alla vita e ai suoi piaceri; ha un protettore, Victor, innamorato di lei e geloso a tal punto che non esita a uccidere a sangue freddo l’uomo che la ragazza, nel giro di una notte, sposa. Tale tragedia non basta a domare l’indole egoista della giovane né a scuotere il suo cuore frivolo. È armata di grazia e femminilità che, insieme alle bugie che dispensa per proteggersi, utilizza per farsi strada nel mondo. È una donna bellissima, un’incantatrice capace di tessere la sua tela adoperando i travestimenti e i trucchi dell’arte istrionica, quindi un personaggio ben distante dalle eroine alcottiane più note, come le sorelle March. Omicidi, fughe e vendette sono al centro di questo racconto insolito che conta dieci capitoli, nei quali spesso, come richiesto dal genere, i tempi sembrano improvvisamente affrettati. Momenti di suspense si alternano a dialoghi sapientemente dosati e non manca quel tocco gotico che porta il lettore a chiedersi se le cose stiano davvero come pensa. 


Personalmente ho faticato in alcuni punti perché non ho amato molto la protagonista, ma la curiosa di scoprire se alla fine, una tale donna, fosse messa con le spalle al muro, ha comunque prevalso. 

venerdì 27 dicembre 2019

Presentazione: Anja, La segretaria di Dostoevskij di Giuseppe Manfridi

Cari lettori, ben ritrovati!
In questo mese di dicembre numerosi pacchetti sono arrivati al mio cospetto e nuove collaborazioni sono nate. Di questo, ovviamente, sono molto lieta. Oggi vi presento l'ultimo arrivo in ordine di tempo, un romanzo biografico che mi ispira tantissimo, arrivatomi pochi giorni prima di Natale e che ho deciso di iniziare subito. Si tratta di Anja, La segretaria di Dostoevskij, di Giuseppe Manfridi, edito La Lepre Edizioni, che ringrazio tantissimo per la copia e per la stima. Adorando lo scrittore russo, la mia curiosità è tanta e non vedo l'ora di ritornare a parlarvene dopo averne assaporato ogni pagina. Il volume che vi mostro si presenta davvero bene: bello, semplice ed elegante insieme, di buona fattura e, ne sono certa, imperdibile per tutti gli amanti del grande Dostoevskij.


Trama:
Pietroburgo 1866. Lo scrittore, quasi cinquantenne, Fedor Michajlovich Dostoevskij è afflitto dall’epilessia e reduce dall’aver firmato un contratto capestro col suo mefistofelico editore: si è impegnato  a consegnare un nuovo romanzo nell’arco di un mese. In caso contrario perderà i diritti su tutte le sue opere passate e future. Consigliato dagli amici, si rivolge a una scuola di stenografia che gli mette a disposizione la migliore delle sue allieve: Anja Grigor’evna, una graziosa adolescente curiosa del mondo, che ha ereditato dal padre la passione per la letteratura. Fra i due, in ventisei giorni, nascerà un amore estremo a dispetto dello scandaloso divario di età. Anja rimarrà la fedele custode dell’opera di Dostoevskij fino alla propria morte, avvenuta trentasette anni dopo quella del marito.


Vera Macchina del Tempo, questo romanzo sonda il mistero del legame profondo che si stabiliì tra Dostoevskij e Anja nel breve tempo della stesura del "Giocatore", restituendoci, con una scrittura straordinariamente evocativa, atmosfere, clima, e persino odori e rumori della Pietroburgo del XIX secolo.

Collana:
Visioni

ISBN:
9788899389598

Pagine:
604

Data di pubblicazione:
settembre 2019

Euro: 25.00

L'autore, Giuseppe Manfridi, è scrittore e autore teatrale rappresentato in Italia e all’estero.

Puoi acquistare il romanzo Qui




mercoledì 25 dicembre 2019

giovedì 19 dicembre 2019

Presentazione: Piccole donne di Louisa May Alcott, edizione illustrata

"Natale non sarà Natale senza regali" 
brontolò Jo sdraiata sul tappeto. 

Buon dì, care lettrici (e cari lettori), e ben ritrovate.
Oggi mi rivolgo soprattutto al pubblico femminile perché il libro che sto per mostrarvi è spiccatamente rosa (e argento) e chiedo: chi non ricorda il succitato incipit? Credo non esista lettrice, nel vero senso del termine, che non abbia letto, sin da giovanissima, almeno una volta di loro quattro: Meg, Jo, Beth e Amy. Sì, loro, le sorelle March, le Piccole Donne di Louisa May Alcott. Sognatrici, genuine, spiritose, romantiche, una diversa dall'altra ma unitissime nella loro sorellanza, fanno parte del bagagliaio letterario di tutte noi amanti della lettura.
Oggi le Piccole donne rivivono in un'edizione illustrata davvero speciale pubblicata da Oscar Mondadori Vault. Il prezioso tomo è un regalo magnifico da fare a Natale, straordinario per la bellezza dei dettagli e dei colori, e ancora di più per i ricordi e quel pizzico di dolcissima nostalgia che suscita nelle lettrici che (come me), almeno stando all'anagrafe, sembra siano un po' cresciute.


Piccole donne è il romanzo più famoso di Louisa May Alcott. Uscì per la prima volta in America, diviso in due volumi, il primo nel 1868 e il secondo nel 1869, con il titolo Little Women or, Meg, Jo, Beth, and Amy. Nel 1880, i due volumi furono riuniti in uno solo. Il libro ebbe un successo immediato e si guadagnò la fama di classico della letteratura per l'infanzia, molto amato dai bambini e consigliato dagli insegnanti. É stato, infatti, preso in considerazione dalla stessa pedagogia perché, a parte la famiglia, il tema portante del romanzo è la crescita, la trasformazione da adolescenti ad adulti.


Il ciclo completo dei quattro romanzi con le indimenticabili vicende delle sorelle March comprende Piccole donne, Piccole donne crescono (ambientato tre anni dopo le vicende del primo volume), Piccoli uomini e I ragazzi di Jo.
           
       




  Meg, 
dolce e giudiziosa.









Jo, 
vulcanica e ribelle.  













Beth, 
timida e delicata.









Amy, 
frizzante e vanitosa.    
Piccoli uomini è un romanzo del 1871 che narra gli esordi della scuola Plumfield di Jo, ormai adulta, mentre I ragazzi di Jo, pubblicato nel 1886, è il seguito di Piccoli uomini, ambientato dieci anni dopo. 



Collana: Draghi

ISBN: 9788804719892

948 pagine

Prezzo: € 28,00






L'edizione illustrata targata Oscar Mondadori Vault è un volume prezioso, da collezione, con illustrazioni bellissime e delicate, intarsi color argento e il bordo delle pagine che brilla finemente (la foto non rende l'effetto), insomma, un pezzo di rara bellezza per un classico intramontabile che fa un figurone in libreria, suscita lo stupore e forse anche un po' l'invidia delle amiche che Meg, Jo, Beth e Amy certamente le ricordano (fosse anche per le numerose trasposizioni cinematografiche del romanzo) e che, senza dubbio, si farà leggere, o rileggere, tutto d'un fiato.


Puoi acquistare il romanzo Qui

Ringrazio Oscar Mondadori Vault per la copia.

lunedì 16 dicembre 2019

Presentazione: Il romanzo della foresta di Ann Radcliffe

Buon giorno, lettori, e buon inizio settimana.
Il Natale è ormai alle porte ed io sono in vena di consigli libreschi perché un buon romanzo è sempre il regalo migliore da fare o da farsi. I due libri che, con grande gioia, vi mostrerò questa settimana sono entrambi accattivanti e imperdibili. Iniziamo dal primo (del secondo parleremo giovedì 19 dicembre). Si tratta di un romanzo considerato pioniere del genere gotico, scritto da una penna che ha ispirato nomi illustrissimi del panorama letterario ottocentesco: Il romanzo della foresta di Ann Radcliffe (1764 - 1823).  La prima edizione integrale in italiano, tradotta e curata da Massimo Ferraris, è arrivata in libreria il 28 novembre, con una copertina fantastica, per Elliot Edizioni.


Trama:
Una carrozza lanciata a tutta velocità nella notte termina la sua corsa tra le rovine di un’antica abbazia nel sud della Francia, nel folto di una foresta, dove un inconsueto gruppo di fuggitivi trova finalmente riparo. Pierre e Constance De la Motte, nobili decaduti, si nascondono dalla legge e dai creditori; la giovane Adeline, la loro misteriosa protetta, si è unita ai De la Motte lungo la strada, consegnata da un manipolo di banditi. Il sollievo per il nuovo rifugio dura fino al giorno in cui il proprietario di quei boschi, l’ambiguo marchese di Montalt, mette gli occhi sulla ragazza. Tra la scoperta di sinistre reliquie del passato, incubi ossessivi e l’eco di un crimine commesso tra le mura dell’abbazia, Adeline comincerà a credere che il suo protettore sia coinvolto nei piani del marchese. 


Il romanzo della foresta apparve con clamore nel 1791 e diventò il libro con cui tutti i grandi del XIX secolo letterario dovettero confrontarsi: fu d’ispirazione per Jane Austen, John Keats, Mary Shelley, Honoré de Balzac, E.A. Poe, Charles Dickens e Wilkie Collins. Un romanzo pioniere del genere gotico, che con la cura di Massimo Ferraris è qui proposto in una nuova traduzione, la prima integrale in italiano.

Collana: Raggi
COD: 9788869938603
Pagine: 408

Puoi acquistare il romanzo QUI

Ringrazio il traduttore Massimo Ferraris per la copia.

venerdì 13 dicembre 2019

Presentazione: Il giardiniere dello scià e Lizzie Leigh di Elizabeth Gaskell

Buon dì, cari lettori.
Quella che sta per concludersi è stata per me una settimana ricca di nuovi arrivi libreschi che vi mostrerò pian piano nei prossimi giorni. Oggi vi presento i due più piccini, due racconti di Elizabeth Gaskell che conto di leggere nei primi mesi del nuovo anno: Il giardiniere dello scià e Lizzie Leigh, entrambi tradotti da Massimo Ferraris ed editi da Elliot Edizioni.


Trama:
Mr Burton, inglese sano e di bell’aspetto nel fiore dei suoi anni, ha accettato un incarico che lo condurrà molto lontano da casa: partirà per Teheran, dove diventerà il giardiniere ufficiale dello scià di Persia. I problemi, però, iniziano non appena mette piede in terra straniera, perché lo scià nel frattempo è morto, e al suo nuovo sovrano non importa nulla né del giardinaggio, né degli impegni presi dal suo predecessore. Inizia così uno dei racconti più apprezzati di Elizabeth Gaskell, Il giardiniere dello scià, apparso per la prima volta nel 1852 nella rivista dickensiana Household Words, seguito da La gabbia di Cranford, edito dieci anni dopo in un’altra rivista dickensiana, All the Years Round, una sorta di piccolo sequel al mitico romanzo Cranford.


Trama:
Comparsa per la prima volta sulla rivista dickensiana «Household Words» nel 1850, Lizzie Leigh è la storia di una ragazza che a diciassette anni rimane incinta senza un marito e dunque nel peccato, e dei suoi conflitti con i genitori, divisi tra un naturale sentimento di amore e una morale inflessibile che obbligherebbe alla condanna. Un piccolo gioiello che contiene tutti i temi cari a Gaskell – la critica delle dinamiche familiari dell’Inghilterra vittoriana e la discriminazione della donna, l’amore materno, il sacrificio, l’espiazione e il perdono. Nel volume si accompagna a un altro racconto – assai simile per le tematiche – ambientato nelle campagne del Galles, dal titolo Il pozzo di Pen-Mortha, incluso in una raccolta successiva alla pubblicazione sulla rivista insieme a Lizzie Leigh.

Puoi acquistare Il giardiniere dello scià Qui
Puoi acquistare Lizzie Leigh Qui

Ringrazio per queste copie il traduttore e curatore Massimo Ferraris.



mercoledì 11 dicembre 2019

Presentazione: Dracula! di Bram Stoker Edizione illustrata

Buonanotte lettori,
so che è strano, solitamente vi dico buongiorno ma non potevo che attendere le tenebre per scrivere questo post e presentarvi uno degli ultimi arrivi nella mia libreria: il principe della notte, il conte più celebre della letteratura, il non morto, il signore di tutti i vampiri, DRACULA! Edizione illustrata di Bram Stoker. 
Tutto, pur di farlo sentire a suo agio, è adeguato al mio insolito ospite, anche in questa sede, dove vi mostro tutta la sua gotica, arcana, irresistibile bellezza.


Diario di una settimana con il Conte Dracula

Una settimana fa, il Conte, sempre avvenente nonostante il pallore che lo contraddistingue, è giunto dal suo tetro castello sui Carpazi alla mia umile dimora. 
Pagine dal bordo nero, grafica sanguigna... accattivante, molto accattivante. 

Trama:

«Dracula», archetipo delle infinite storie di vampiri narrate dalla letteratura e dal cinema, mette in scena l'eterna lotta tra il Bene e il Male, tra la ragione e l'istinto, tra le pulsioni più inconfessabile e il perbenismo non solo vittoriano. Una storia scaturita dall'inconscio ed entrata in tutti i nostri incubi che questo volume presenta insieme ad altri testi, di Stoker o di altri autori, che rendono conto dell'eccezionale "vitalità" dei non-morti.






Desiderando che il conte si sentisse subito come a casa sua, domenica, poco prima del tramonto, l'ho convinto a lasciare la sua fredda bara anzitempo e ci siano recati al castello Cavaniglia, una medievale dimora che il Conte pare abbia  molto apprezzato e che adesso, presumo, voglia affittare... 





Tutto bene, se non fosse che dal giorno dopo ho iniziato a sentirmi un po' fiacca... motivo per cui ho accostato l'aglio alla prima foto di questo post: so che lo detesta e forse non si avvicinerà e leggerà quanto sto per dire. 
Ricordavo, dai tempi della prima lettura, che il Conte fosse, oltre che affascinante, un tipo un po' indomabile, ma pensavo che gli anni, che su noi mortali hanno il loro peso, avessero quantomeno iniziato a ledere un tantino la sua immortale fama (e fame). Che ingenua! 
     


Non riesce proprio a starsene calmo in libreria, tanto che sto valutando di portarlo in un cimitero o su un altare consacrato per contrastare la sua sete di sangue come meglio posso. 
Mentre scrivo, carissimi lettori, mi gira un po' la testa, ma ecco, mi sembrava giusto fare un sforzo e parlarvene. E poi, a mali estremi... confido in qualcuno di voi che mi dirà come contattare Van Helsing o dove procurarmi un paletto di frassino. 
Adesso, e fino a prima che sorga l'alba, il Conte è in giro nella sua tenuta da pipistrello in cerca di una giugulare, di donna o, meglio ancora, di vergine. Per fortuna non è un tipo social. Non sa ancora cosa sia uno smartphone! E mi auguro nessuno glielo spieghi, o la cosa potrebbe diventare ingestibile. Già me lo figuro! La sua ignoranza in materia gioca a mio favore, ma... a volte è talmente affascinante, irresistibile. Ah, se solo non fosse così seducente, desidererei facesse ritorno in Romania al più presto e invece... 


Collana: Draghi

ISBN: 9788804708780

540 pagine

Prezzo: € 25,00

Cartaceo

In vendita dal 5 novembre 2019

Illustrazioni a cura di Franco Pezzini



DRACULA! Edizione illustrata di Bram Stoker, edito Oscar Mondadori Vault, che ringrazio tantissimo per la copia... ah, dimenticavo! Vedete il Conte che effetto mi fa!? Ho l'onore di annoverare la Oscar Mondadori Vault tra le collaborazioni della mia pagina Facebook I classici della letteratura straniera , cosa di cui sono molto, molto felice. 

Fatelo vostro perché è di una presenza e una cura magnifiche. Una perla nera con diversi contenuti speciali. Un classico immortale come il suo protagonista, da leggere e ammirare, ammirare e ammirare...


Puoi acquistare il romanzo QUI


venerdì 6 dicembre 2019

Recensione: Estremi rimedi di Thomas Hardy

Buon giorno cari lettori e buon fine settimana. 
Oggi finalmente vi parlo dell’ultimo classico del 2019 che ho terminato qualche giorno fa: Estremi rimedi, opera prima di Thomas Hardy, ritornato in libreria il 26 settembre grazie a Fazi Editore. Questo romanzo, che lo scrittore inglese pubblicò nel 1871, è il quarto che ho letto della sua produzione e nonostante alcune acerbità, giustificabili in un testo d’esordio, conferma la mia stima per la sua penna e vi spiego perché.

"Penso spesso che prima che io sia pronto a vivere, per me sarà ora di morire."

Cytherea Graye è una ragazza dolce, dignitosa, sensibile e con una notevole forza d’animo. Insieme al fratello Owen è orfana di madre e la loro condizione diventa all’improvviso molto precaria quando anche il padre fatalmente viene a mancare. Fratello e sorella decidono di lasciare il proprio villaggio per cercare un futuro migliore. Arrivano a Creston, un paesino inglese accarezzato dalle rive azzurre di un placido lago, dove Owen trova un lavoro che non è molto redditizio, ma che comunque gli permette di farsi carico della sorella, che a sua volta, per non gravare troppo sulle sue spalle, attraverso una serie di annunci sul giornale, tenta di trovare un impiego come domestica. A Creston, Cytherea trascorre le giornate in attesa del suo destino, di una risposta che tarda ad arrivare. È l’amore a trovarla per primo nella persona di Edward Springrove, capo impiegato collega del fratello. Edward la guarda come nessuno ha mai fatto prima, è un giovane dell’animo nobile che ama la poesia ed è un uomo onesto. I due capiscono di appartenersi ma Edward, che è figlio di un agricoltore, al pari di Owen non ha grandi mezzi e per elevare la propria posizione, è costretto a trasferirsi a Londra. 

"L'abbandono è il più freddo dei venti invernali."

Dopo la dolorosa separazione, Cytherea finalmente riceve una risposta al suo annuncio e in breve si ritrova a Knapwater House, la dimora di una ricca famiglia abitata da una donna sola di mezz’età e dalla sua governante. L’ereditiera ben presto rivela alla ragazza di averla scelta come domestica perché attratta dal suo cognome, Graye, oltre che dal suo nome. Ed’è proprio il nome a svelare un primo, piccolo mistero tra le due, perché la donna si chiama Miss Cytherea Aldclyffe, primo grande amore di Ambrose Graye, il padre ormai defunto di Cytherea. Quest’ultimo, quando era ancora molto giovane, dopo un corteggiamento corrisposto e la benedizione dei genitori di Miss Aldclyffe, era stato improvvisamente abbandonato senza alcuna spiegazione. Anni dopo, quando si era ormai sistemato e aveva sposato la madre di Cytherea e Owen, alla figlia aveva dato il nome dell’amore perduto e  mai dimenticato. Le due Cytherea iniziano così a vivere sotto lo stesso tetto ma la più giovane non è più chiamata a svolgere le mansioni di una domestica bensì a essere la dama di compagnia di Miss Aldclyffe. Questo, però, è soltanto l’inizio.

"Se solo la gente conoscesse la timidezza e la malinconia intorno al pensiero del futuro che nascono nel cuore di una donna senza amici come sono io, queste persone non direbbero che la sua rassegnazione interiore sia una macchinazione per trovare marito. 
Una macchinazione per sposarsi? Preferirei una macchinazione per morire!"

La padrona di casa è un personaggio controverso, che spesso si comporta in modo ambiguo, quasi morboso e il lettore fino alla fine non comprende quali siano le sue reali intenzioni e quale segreto nasconda. La donna, infatti, di lì a poco nomina un sovrintendente affinché si occupi di alcuni lavori di ristrutturazione di una vecchia casa padronale in disuso all’interno della proprietà, tale Aeneas Manston e rivela a Cytherea che il suo Edward, che la ragazza ama ancora follemente nonostante la distanza, è in realtà promesso a un'altra donna. 

"Perfino adesso, come pensiero, lui per me è più tangibile di come la sua presenza lo sia per lei!"

Il cuore della giovane si spezza ma pian piano cerca di reagire e di andare avanti per la propria strada mentre tutt’intorno a lei l’intreccio si addensa, la rosa dei personaggi si amplia, cresce. Manston, architetto piacente ma freddo, s’innamora di Cytherea sotto lo sguardo di Miss Aldclyffe che caldeggia la loro unione, ma qualcosa, o meglio qualcuno, frena proprio Manston. Che cosa nasconde, chi è in realtà e perché Miss Aldclyffe lo tratta come un pupillo piuttosto che come un dipendente, il lettore lo scoprirà soltanto alla fine. Manston è la figura chiave ed Edward, che si scopre un po’ investigatore, capisce che deve partire proprio dal suo rivale in amore per sbrogliare la complicata matassa.

"Se gli uomini sapessero (...) che nove volte su dieci il "primo amore" che pensano di aver conquistato in una donna è solo la carcassa di un antico affetto naufragato, equipaggiato di nuove vele e adoperato ancora."

Amori tormentati, relazioni dai contorni poco chiari, segreti, bugie, delitti e inganni infittiscono la trama rendendola sempre più appassionante. Gli eventi sono narrati cronologicamente scandendo in ogni sottocapitolo il tempo, che a volte ripercorre le ore di un giorno altre l'arco di alcune settimane o mesi in cui accadono. Dopo una prima parte dal passo più regolare, scandito, nella seconda s’inizia a correre perché i colpi di scena si susseguono, molteplici, fino all’atto conclusivo, in cui l’autore ritorna alla sua prima protagonista, Cytherea, e finalmente le lascia cogliere il suo vero destino. 


In Estremi rimedi, come ho già accennato, troviamo uno stile un po’ acerbo, ricco di descrizioni, soprattutto dell’ambiente rurale. In alcuni punti è come se si avvertisse un po’ il peso della zavorra, del troppo, ciò che spesso, quando si revisiona o si riscrive un testo si elimina, ma vi è una potenza nella trama che spinge il lettore, lo sprona ad andare avanti nonostante questi piccoli ostacoli e rende a suo modo scorrevoli le pagine. Ho apprezzato molto questo romanzo per le tinte rosa che mutano in giallo e dunque per la capacità di deviare e di sorprendere dell’autore. Mi è piaciuto per l’intreccio magistrale e perché mi ha mostrato il talento non ancora affinato di un grande romanziere quando ancora non era tale. 

"La differenza tra un uomo comune e un poeta riconosciuto è che uno è stato deluso ed è guarito della sua illusione e l'altro continua a illudersi per il resto dei suoi giorni."



martedì 26 novembre 2019

Presentazione: Peredonov, il demone meschino di Fëdor Sologub

Buon giorno lettori e lettrici,
oggi vi presento l'ultimo romanzo russo entrato a far parte della mia libreria qualche giorno fa, Peredonov, il demone meschino di Fëdor Sologub uscito il 7 novembre in libreria per Fazi Editore. Quest'opera sarà una delle prime che leggerò nel nuovo anno perché sono molto curiosa di conoscere quest'autore russo paragonato addirittura al grande Dostoevskij.


Trama:
Ottuso, volgare e superstizioso, Peredonov è un insegnante di provincia reazionario della Russia zarista, che disprezza i ginnasiali diligenti e puliti, che ama provocare con discorsi sconvenienti, diffida degli amici, teme l’autorità e si dimostra fermo sostenitore delle punizioni corporali al limite del sadismo. Ciononostante, ricchezza e successo si profilano al suo orizzonte: da Pietroburgo, la principessa Volčanskaja sembra pronta a garantirgli un avanzamento di carriera, l’agognato posto da ispettore, a patto che lui sposi Varvara, la donna con la quale già convive.
E così, tutta la vita di Peredonov si focalizza su quella nomina. Mentre lui si destreggia tra audaci pretendenti e nemici che agiscono nell’ombra, combattendo con un feroce demone che lo tormenta, le sue paure lentamente si trasformano in paranoia e poi in un’ossessione che lo trascina in un abisso visionario e grottesco, che sfocia nell’orrore di una follia distruttiva. La selvaggia lascivia e l’agghiacciante crudeltà del protagonista si intrecciano con la candida amicizia tra Saša e Ljudmila, esempi di bellezza incontaminata, che lottano per la sopravvivenza nell’ambiente meschino della società di provincia.


Definito il più perfetto romanzo russo dopo quelli di Dostoevskij, Peredonov, il demone meschino, raccontando della follia lucida dell’uomo qualunque e delle sue infinite bassezze, fa da specchio dell’esistenza umana, dove il mostruoso e il bello si riflettono con la medesima precisione.

«Per quanto mi riguarda, Sologub è secondo soltanto a Gogol’».
Andrej Belyj

«Un vero e proprio capolavoro… Alla fine del libro, nessuno di questi personaggi orrendi riesce antipatico: Sologub è riuscito a compiere il miracolo di guardare lucidamente e spietatamente una realtà odiosa senza odiarla».
Pier Paolo Pasolini



Collana: Le stradeNumero 
Collana: 413
Pagine: 372
Codice isbn: 9788893255554
Prezzo in libreria: € 18
Codice isbn Epub: 9788893257046
Prezzo E-Book: € 9.99
Data Pubblicazione: 07-11-2019


Puoi acquistare il romanzo QUI

Ringrazio Fazi Editore per la copia.

venerdì 22 novembre 2019

Anteprima: Le disavventure di Amos Barton di George Eliot

Buon giorno cari lettori e buon fine settimana.
Il 22 novembre del 1819, duecento anni fa, nasceva Mary Anne Evans, una delle più importanti scrittrici britanniche dell'epoca vittoriana meglio nota con lo pseudonimo di George Eliot, nome maschile che l'autrice scelse per avere maggiore credibilità come scrittrice ed evitare i pregiudizi in quanto compagna di un uomo sposato.
Dopo Daniel Deronda (2018), per celebrare il bicentenario odierno, Fazi Editore ha riportato in libreria proprio ieri, 21 novembre, il primo dei tre romanzi brevi che compongono le cosiddette Scene di vita clericale ovvero Le disavventure di Amos Barton che è anche l'opera prima di Eliot e che sono lieta di presentarvi.


Trama:
Amos Barton è il nuovo parroco della chiesa di Shepperton, una cittadina della provincia inglese. Il reverendo è un uomo mite che cerca in ogni modo di far rispettare i dettami della Chiesa anglicana ai membri della sua comunità, ma il suo carisma inesistente, unito a una certa goffaggine, fa sì che non sia molto amato dai suoi concittadini. Inoltre la parrocchia di cui si occupa non è sufficiente al mantenimento della sua famiglia, che può tirare avanti solo grazie al caritatevole prodigarsi di qualche parrocchiano e all’instancabile Milly, la moglie del curato, che ha totalmente immolato la sua vita al bene del marito e dei sei figli. La situazione si complica ulteriormente quando la contessa Caroline Czerlaski si installa a casa Barton, portando con sé mille pretese e neppure un centesimo, suscitando disappunto in Milly e una morbosa curiosità in tutta la comunità di Shepperton. L’intera vita di Amos Barton trascorre fra continue cadute e momentanee risalite, fino all’arrivo della notizia peggiore di tutte, che lo farà precipitare nello sconforto, ma vedrà finalmente i parrocchiani stringersi intorno a lui, nonostante incarni «la quintessenza concentrata della mediocrità».


Primo dei tre romanzi brevi che compongono Scene di vita clericale, raccolta che ha fatto da modello alla letteratura realista inglese, Le disavventure di Amos Barton è una vivida raffigurazione della vita rurale inglese dell’Ottocento, che racconta gli effetti della riforma religiosa attraverso lo sguardo ingenuo di un reverendo di provincia. Opera prima di una delle più importanti scrittrici britanniche, alla sua uscita ebbe un grande successo, generando l’interesse per l’identità dell’autore e portando così allo scoperto la scrittrice Mary Anne Evans.

«Tutti i parrocchiani erano dispiaciuti per la sua partenza; non che qualcuno di loro considerasse straordinarie le sue doti spirituali, o avvertisse che il suo ministero fosse molto edificante. Ma le sue recenti traversie avevano ispirato i loro migliori sentimenti, il che è sempre una fonte d’amore. Amos non era riuscito a far scattare la molla della bontà con i propri sermoni, ma ci era riuscito concretamente con il proprio dolore; e ora c’era un legame vero tra lui e il suo gregge».



Autore: George Eliot
Titolo: Le disavventure di Amos Barton
Collana: Le strade
Numero Collana: 415
Pagine: 126
Codice isbn: 9788893256742
Prezzo in libreria: € 15
Codice isbn Epub: 9788893257107
Prezzo E-Book: € 7.99
Data Pubblicazione: 21-11-2019


Puoi acquistare il romanzo QUI

Ringrazio Fazi Editore per la copia.

giovedì 7 novembre 2019

In libreria con You Can Print!

Carissimi lettori,
con grande gioia vi comunico che i cartacei dei miei romanzi hanno ora una nuova e più ampia distribuzione grazie all'accordo stipulato dal mio Editore, Genesis Publishing, con la piattaforma You can Print.


Dopo il mio primo romanzo, Come petali sulla neve, anche i cartacei di Charlotte, la storia della piccola Brontë e di Doppio Stradivari, sono ora in vendita su IBS.it, La Feltrinelli, Mondadori Store, Giunti al punto e moltissimi altri importati store di libri online (circa 60). 

Inoltre è ora possibile acquistarli anche in 
4.500  librerie fisiche
sparse in tutta Italia.


Per conoscere qual è la libreria più vicina a voi, cliccate sulla vostra regione consultando questo link: Elenco librerie.





lunedì 4 novembre 2019

Presentazione: Reuben Sachs e altri racconti di Amy Levy

Buon giorno lettori, buona settimana e buon mese di novembre.
Dopo Miss Miles di Mary Taylor e Mathilda di Mary Shelley, oggi sono lieta di presentarvi l'ultima uscita classica di Darcy Edizioni, "Reuben Sachs e altri racconti" di Amy Levy (1861 -1889), autrice molto stimata da Oscar Wilde. Tradotto da Alessandranna D'Auria, che ringrazio di cuore per la copia, il testo conta un romanzo breve più tre racconti, di cui vi parlerò prossimamente poiché sarà una delle mie ultime letture del 2019.


Trama:
Il giovane promettente avvocato Reuben Sachs, appartenente a una delle famiglie ebree più in vista di Londra, è tornato da un viaggio prescrittogli dal medito per motivi di salute. Ad attenderlo è l’amorevole madre, l’isterica sorella, una serie di amici intimi e parenti di discutibile carattere, ma soprattutto la bella Judith. Attratti l’uno dall’altra, sembra che Reuben si sia convinto delle intenzioni verso la ragazza, se non fosse che ella appartiene a una classe sociale minore e chiaramente osteggiato dalla propria famiglia che non la considera affatto come degna di loro, egli riflette sull’interesse economico che ne verrebbe da una simile unione. Durante una serata tra amici, Judith aspetta l’arrivo di Reuben, in ritardo per motivi di lavoro che lo trattengono in tribunale. A farle compagnia è il ricco, Gentile e impacciato Bertie Lee-Harrison, legato alle famiglie nobili di Londra. È quella sera che si crea un triangolo d’amore e gelosia tra Reuben, Judith e Bertie, un momento di verità breve come un soffio, caduco come la vita di un fiore, il geranio che Judith tiene appuntato sul petto e schiacciato dal geloso Reuben. 

Chi dei due giovani sposerà la bella ma povera figlia di un bibliofilo? E che ne sarà dell’innamorato che la perderà? Una storia dal finale inaspettato, che rivela tutta l’intenzione dell’autrice a non cedere a facili sentimentalismi, al lieto fine per forza quasi d’obbligo per i romanzi del tempo, soprattutto pronta a sacrificare l’amore per rispettare la vita reale.

Traduzione a cura di: Alessandranna D’Auria
Genere: Classico
Editore: Darcy Edizioni
Formato: Ebook e cartaceo
Data pubblicazione: 10 Settembre 2019
Pagine: 400
ISBN Cartaceo: 9781690126904 
Prezzo: 16.00€
ISBN e-book: 9788832073041
Edizione: 1



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lunedì 21 ottobre 2019

Recensione: Charles Baudelaire intimo: il poeta vergine di Nadar

Buon giorno cari lettori e buona settimana,
oggi vi parlo del saggio che vi ho presentato il mese scorso Charles Baudelaire intimo: il poeta vergine di Nadar (Qui) edito Robin Edizioni (2017).
Ho sempre amato molto le poesie di Charles Baudelaire e la sua figura controversa ha sempre esercitato un grande fascino su di me, per questo sono stata molto felice di poter leggere e apprezzare una testimonianza speciale, unica, di chi, all'epoca, ebbe la fortuna e l'onore di conoscerlo di persona.

“… sensibile alla delicatezza del cuore, di un cuore che talvolta ebbe fame.”

Félix Tournachon, conosciuto come Nadar, è stato uno scrittore, un caricaturista, un aeronauta e soprattutto un pioniere della fotografia. Durante la sua lunga vita, nacque nel 1820 e morì nel 1910, scattò fotografie e disegnò caricature di molte celebrità del suo tempo. 
Amico sin dalla gioventù del poeta francese Charles Baudelaire, nel 1906, Nadar, ormai anziano - sulla scia di Asselineau, altro grande amico di Baudelaire, che celebrò quest’ultimo con una biografia altrettanto intima - si convinse a mettere ordine nei propri ricordi attingendo a una serie di scritti, lettere e fogli sparsi che custodiva da lungo tempo. Baudelaire era morto ormai da molti anni (nel 1867) ma aneddoti e dicerie sul suo conto non avevano mai smesso di circolare. Nadar desiderava ristabilire in  qualche misura l’immagine del poeta maledetto, che nella sua breve vita aveva subito l’umiliazione di un processo per oscenità, a causa dei suoi oltraggiosi I fiori del male che offendevano la pubblica morale. Le sue carte intime, invece, insieme ai suoi ricordi testimoniavano il passaggio su questa terra di un essere diverso da tutti gli altri. 

“Quante volte io l’ho trovato in un caffè, coi gomiti sul tavolo, in compagnia dell’ultimo degli imbecilli, mentre sviluppava davanti al vuoto, per un’ora intera, le sue teorie più astratte.”

Nadar fu il primo a diffondere la leggenda del poeta vergine per contrastare la più comune opinione di un Baudelaire dedito soltanto alle droghe, all’alcol e morto di sifilide. 
Il risultato fu una biografia anomala, schietta e affettuosa al contempo, pubblicata per la prima volta nel 1911, quando anche lo stesso Nadar era ormai passato a miglior vita. 
All’inizio di questo suo lavoro, il fotografo tenta innanzitutto di fare ordine nella Parigi trasformata in cui vive paragonandola alla città della sua gioventù: una Parigi perduta, dove pullulavano artisti, pittori, poeti, letterati del tempo, ricordandone le strette relazioni. 

“Tutto in comune, senza riserve, senza segreto, le nostre esistenze individuali facendone una, vivevamo in piena luce, come sotto una cupola di vetro, in un’intimità continua alla quale niente poté sfuggire.”

Dal suo carteggio fuoriescono così episodi poco noti di un’epoca ormai passata e soprattutto aneddoti sull’amico poeta. Baudelaire e la fotografia, allora agli albori, in rapporto all'arte: egli riteneva che la fotografia influenzasse negativamente la pittura perché l’immagine catturata non lasciava più l’artista libero di sognare costringendolo a guardare la realtà, mentre poter sognare, è una fortuna ed è una gloria esprimere i propri sogni. 
Nadar ci lascia scoprire la corrispondenza del poeta con taluni artisti. La sua ricerca di un talento che sapesse raffigurare, così come lui li immaginava, i frontespizi delle sue opere in pubblicazione. Un estimatore di quadri, amico di Manet e di Meryon. 
Il modo che aveva di apparire su una scena e di porsi, suscitando inconsapevole ammirazione.

“Stavamo dunque per conoscerlo quell’essere tanto desiderato, quell’attrazione suprema!”

Ricorda così, Nadar, quando in compagnia di amici stava seduto su una panchina e lo guardavano avvicinarsi. La sua delicatezza rara che equivaleva a una volontaria solitudine. 

“Spinse molto più lontano l’orrore per ogni gregge, ribelle nato davanti a ogni idea imposta.”

Il suo riserbo per certi argomenti, la freddezza e l’indifferenza che esibiva alla minima parola indecente. 

“Quelli che non hanno conosciuto Baudelaire nell’intimità hanno potuto o dovuto scambiare il suo atteggiamento riservato per aridità di cuore invece si trattava di circospezione e geloso pudore.”

La sua noncuranza dei giudizi del mondo:

“Bado poco alla critica e sprofondo ostinatamente nella mia incorreggibilità.”
Charles Baudelaire


La sua strana misoginia, ossia l’odio verso le donne che affondava le radici in una complicata relazione con la madre e in un’infanzia traumatica. Un livore che, però, si contraddice nei versi lascivi che ci ha lasciato. 

“È la parola che sostituisce il gesto, il sogno che si vendica della realtà.”

Il suo appartamento all’Hôtel Pimodan, in cui Nadar ci lascia entrare descrivendolo fin quasi nel dettaglio, dove, sostiene, mai donna ne varcò la soglia.

“Lo spirito dominava così tanto il corpo da ridurlo all’assenza del desiderio, da annichilirlo? E tale quiete era davvero autentica?”

Carte, quelle di Nadar, che oltre a insinuare il dubbio sull'effettiva lussuria del poeta riportano alla luce l’unico testo teatrale da egli progettato e una lunga lista di titoli di poesie che non fece in tempo a scrivere. 

“Ben presto, impotente a risollevarle, contemplerà, giacenti al suolo e spezzate, le statue e le colonne di tante belle poesie che portava ancora dentro di sé.”

E infine ci racconta di un Baudelaire, vinto dalla malattia, afasico, che trascorse il suo ultimo tempo in una casa di cura in rue Dôme e ricorda la propria commozione nel vedere quell’angelo caduto ridotto al silenzio. 

“Oh l’orrore di quella fine penosa, la spaventosa crudeltà di Colui che ha colpito Baudelaire nella parola, Baudelaire, quell’incastonatore di gemme, di rubini, di crisopazi, così come aveva colpito Beethoven nell’udito e Michelangelo nella vista.”

Nadar è dietro l’obiettivo, dietro la lente e scatta il suo ritratto, il suo fermo immagine dai contorni eternamente sfocati, in un saggio, una sorta di biografia, una raccolta di memorie, di epistole, di fotografie, per l’appunto, di un’anima che è stata forse troppo sensibile per questo mondo malato per non caderne vittima, quale fu l’anima di Baudelaire
All’inizio questa lettura può forse sembrare un po’ ostica ma senza accorgersene ci si ritrova alla fine quasi avendolo visto, il poeta maledetto, vestito di nero; essendo stati addirittura a casa sua, avendone sentito il profumo di muschio da venti soldi. Quasi ci si domanda, in questo raro e impagabile libricino, quali abissali pensieri Baudelaire non ha fatto in tempo a riversare nei suoi versi. 

“Solo i poeti possono capire i poeti.”
Charles Baudelaire





lunedì 30 settembre 2019

Settimo anniversario del blog!

E sono sette! 
Un altro anno è passato. 
Un anno di letture, recensioni, soddisfazioni tra le pagine.
Il 30 settembre di sette anni fa, aprivo questo mio piccolo spazio letterario e oggi, come ogni anno, ringrazio di cuore voi che siete passati di qui almeno una volta, voi che siete assidui visitatori e voi che incrociando il mio nome quest'oggi, mossi da un pizzico di curiosità, v'intratterrete anche soltanto un po' in mia compagnia.
Grazie!


Antonella Iuliano

venerdì 27 settembre 2019

Presentazione: V.V. Trappole e tradimenti di Louisa May Alcott

Cari lettori, 
nell'augurarvi un lieto fine settimana, vi presento l'ultimo dei miei arrivi settembrini, Trappole e Tradimenti, un racconto dell'autrice americana Louisa May Alcott, la mamma delle Piccole donne. Si tratta di un breve thriller, dove l'eroina è un personaggio molto diverso delle famosissime sorelle March. Trappole e tradimenti fu pubblicato dalla Alcott (insieme ad altri racconti dello stesso genere), sotto lo pseudonimo di A. M. Barnard e scoperto, durante la seconda guerra mondiale, da alcuni biografi dell'autrice.
Robin Edizioni, che ringrazio per la copia, ha pubblicato questo e gli altri scritti ritrovati per la prima volta in lingua italiana. 


Trama:
Virginie, ballerina nemmeno diciottenne, vuole approfittare della propria bellezza per conquistare un buon partito e trasformarsi in una rispettabile dama dell’alta società. Commette tuttavia un errore fatale quando si promette in matrimonio a due pretendenti: uno di loro, infatti, decide di sbarazzarsi del rivale. Costretta a fuggire e cambiar vita, la ragazza deve sommare menzogne a menzogne per proteggere i propri segreti e ottenere ciò che vuole. Quello che non ha previsto è che il passato la aspetta al varco e la vendetta di tutti quelli che ha ingannato si annuncia feroce, perché la scaltra fanciulla non è l’unica a elaborare diaboliche macchinazioni…


Tradotto per la prima volta in italiano, questo thriller a orologeria conferma il talento della Alcott nel delineare dark lady spietate e complesse, contrappasso letterario per una società che pretendeva di chiudere le scrittrici dell’epoca entro i troppo angusti recinti del perbenismo.




“A distanza di oltre mezzo secolo dalla morte della celebre autrice della saga di Piccole donne, si è scoperto che Louisa May Alcott scrisse e pubblicò numerosi thriller e romanzi noir utilizzando uno pseudonimo, A. M. Barnard. In queste storie, protetto dall’anonimato, emerge senza più freni il profondo femminismo della scrittrice, che delinea il carattere di donne forti, calcolatrici e pressoché invincibili, che manipolano gli uomini al loro fianco…”
Paperback.it



pagine 144
euro 12,00
genere: Classici | Thriller
pubblicato: 2010
ISBN 978-88-7371-568-9

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