Care lettrici e cari lettori, ben ritrovati.
Oggi vi posto la mia prima recensione del 2021. Piuttosto tardi, penserete, visto che sono trascorsi tre quarti di anno, ma sin dall'inizio sapevo già che questo non sarebbe stato un anno di letture da condividere con voi, perché impegnata con la mia pubblicazione e perché avevo sinceramente bisogno di staccare un po'. Bando alle ciance, nell'ultimo mese ho dato comunque spazio a una collaborazione, l'opera di esordio di
Antonella Vitali,
Nettlesfield, inviatomi da
Vintage Editore, e questo è il umile parere.
“Il vecchio cancello in ferro di Nettlesfield si aprì senza troppe proteste: rassegnato all’idea di doversi consumare nella terra in cui era stato piantato molti anni fa, si era arreso alla forza dei verdi ciuffi d’erba che lo avvinghiavano per allacciarlo al suolo. (…) Un libro vetusto, al quale il tempo aveva tentato di strappare via le pagine e il sole scolorito la copertina madida di piogge passate.”
Ambientato nell’Inghilterra vittoriana, e più precisamente nel Kent, a sud – est di Londra, Nettlesfield narra la vicenda di Esther Branwell, una giovane donna benestante. Conosciamo la nostra protagonista ancora bambina e in procinto di trasferirsi a Melville House, residenza della baronessa sua zia, una donna severa e misteriosa intenzionata a curare la sua crescita e la sua istruzione. Nella nuova e austera dimora Esther conduce una vita pressoché separata dalla sua famiglia, che sembra non avere voce in capitolo, e anche piuttosto monotona tra vicende di cameriere e istitutrici, fino al giorno del suo debutto in società. Il suo futuro a un tratto sembra farsi roseo ma, come del resto ci si aspetta, nubi grigie minacciano la serenità di Esther. Il ritrovamento di un cimelio del passato getta lunghe ombre sulla sua vera identità togliendole così la pace. La sua vita assume sempre più i contorni di una farsa e a Esther non resta che investigare e scavare per quanto le è possibile. L’incontro con il dottor Kingsley, proprietario di Nettlesfield, dimora millenaria e in stato di abbandono, apre per lei l’uscio su quel passato che la riguarda e sul quale, in compagnia del lettore, può fare finalmente luce.
“Il passato è l’ombra di noi stessi.”
Molto descrittivo e con scarsi dialoghi - essenziali per il ritmo di una storia e per avvincere maggiormente il lettore - Nettlesfield è un romanzo storico e di formazione nel quale risalta l’ampia conoscenza, da parte dell’autrice, di usi, costumi e linguaggio del tempo, che sono fondamentali per calare il lettore nelle atmosfere e nelle abitudini tipiche dell’epoca. Narrato in prima persona, si dilunga in pagine che, però, richiedono una certa concentrazione e forse anche pazienza (Nettlesfield, dimora che dà il titolo all’opera, ad esempio, compare per la prima volta dopo ben 200 pagine). Lo stile è elegante, ricco e ricercato. I periodi sono spesso lunghi e articolati, con sapienti riferimenti biblici, greci e latini a impreziosire il tutto. Si tratta di un’opera dall’intreccio sicuramente riuscito, dal sapore classicheggiante, ma che, almeno per me, non è stata sempre di facile scorrevolezza essendo io in primis una lettrice-ricercatrice di pathos che purtroppo ho riscontrato in scarsa proporzione.
“Eppure Nettlesfield, incantevole come dimora negletta e dimenticata, acquistava, ora che era stata svelata, una grazia che le donava moltissimo. Le folte ortiche, che crescevano tutto intorno alla casa, vennero prontamente strappate via e rimosse.”
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