giovedì 10 dicembre 2020

Recensione: La gatta della regina di Domitilla Calamai e Marco Calamai de Mesa

Buongiorno lettori,
questa settimana si è concluso il mio viaggio nella Spagna del Nuovo Mondo iniziato con la lettura del romanzo storico La mantella rossa (qui la mia recensione) di Domitilla Calamai e Marco Calamai de Mesa, perché ho terminato La gatta della regina, sequel ideale, ambientato circa vent’anni dopo la summenzionata opera. Entrambi i romanzi, scritti a quattro mani da padre e figlia, sono editi da La Lepre Edizioni

“Forse la patria di un uomo, si disse, non è solo quella in cui si nasce, ma anche quella che ognuno liberamente si sceglie.”

Siamo agli inizi del Cinquecento e Diego e Clara, i protagonisti de La mantella rossa, stabilitisi da circa vent’anni a Tenerife, hanno coronato il loro sogno d’amore mettendo al mondo tre figli, Alvaro, Inès e Juan. I tre ragazzi, diversi tra loro per carattere e passioni, si trovano ad affrontare le sfide di un mondo che cambia molto velocemente. Alvaro, il maggiore, sente di dover lasciare l’isola per diventare un importante uomo d’affari; Inès, la ragazza ribelle, vorrebbe essere libera di vivere la propria vita senza dover accettare un matrimonio come unico fine; Juan, il più giovane, sogna di raggiungere il nuovo continente per la sua attività di ricercatore e studioso di botanica. 
Tutti e tre destinati a lasciare la piccola e sicura Tenerife, e Clara, rimasta sola dopo l’improvvisa scomparsa in mare di Diego, vivranno le loro avventure e la loro maturazione. Alvaro lo farà attraverso importanti incarichi e l’amore di Camilla, una nobildonna genovese. Inès ritrovandosi in un primo momento nelle vesti di dama di compagnia della regina Giovanna la pazza che vive isolata dalla complessa scena politica dominata dal figlio, l’imperatore Carlo V, e in seguito come ribelle al fianco del popolo in rivolta. Juan diventerà un uomo imbarcandosi per scoprire la flora del Nuovo Mondo a scopo curativo e, suo malgrado, diventando testimone della febbre dell’oro e della ferocia dei Conquistadores nei confronti degli indigeni. 

 “Tutto era cambiato, i confini del mondo e dei desideri erano stati ridisegnati.”


Personalmente ho fatto un po’ fatica ad appassionarmi alle vicende dei tre fratelli de Mesa; per me è stato inevitabile paragonare questo romanzo al precedente, che mi ha catturato molto di più. Se ne La mantella rossa, la storia d’amore di Diego e Clara bilancia benissimo la parte romanzesca agli eventi storici descritti senza nessuna pesantezza e tenendo alto l’interesse del lettore, ne La gatta della regina non ho avuto lo stesso riscontro: spesso le vicende sono descritte come un riassunto e velocemente si passa avanti, senza grandi dialoghi. Non sono riuscita a provare una reale simpatia per qualcuno dei protagonisti o un’emozione un po’ più accentuata. La vicenda di Inès era quella più nelle mie corde, ma fino a un certo punto, fino a Giovanna la pazza e alla sua gatta. Il personaggio è interessante perché Inès è fuori dagli schemi, è indomita e curiosa, ha l’indole di un maschio, ma, in maniera non so quanto credibile, diventa una sorta di eroina travestita da uomo per via di un amore saffico che viene annunciato, descritto, ma che non ho percepito minimamente. 
Tutto scorre molto velocemente, vi sono alcune descrizioni ben riuscite soprattutto dei luoghi e gli eventi che fanno da cornice sono descritti sapientemente perché la parte storica denota una conoscenza profonda del periodo narrato da parte dei due autori, mentre quella sentimentale e romanzesca, mi è sembrata priva della freschezza e del pathos trasportante e spesso incisivo, che invece permea l’opera prima di de Mesa padre e figlia, dandole quel di più. 


      

Nessun commento:

Posta un commento