lunedì 9 novembre 2020

Recensione: La Mantella Rossa di Domitilla Calamai e Marco Calamai de Mesa

Buon lunedì, cari lettori. 
Oggi vi parlo de La mantella rossa, un romanzo storico che mi ha tenuto ottima compagnia nell’ultimo mese, scritto a quattro mani da Domitilla Calamai e Marco Calamai de Mesa, padre e figlia, ed edito da La Lepre Edizioni (2017). 
Una storia che nasce dalle origini, per metà spagnole, dei due autori e dalla scoperta di un loro antenato, Diego de Mesa, capitano dei cavalieri e conquistador di Tenerife, l’ultima isola delle Canarie sottomessa al regno di Castiglia. 

“Incapaci di fondersi al pari di Tenerife e Jerez, dei guanche e dei castigliani, le due anime di Diego, separate dal mare, restavano distanti l’una dall’altra.”

Lo scenario è l’ultimo decennio del 1500, Cristoforo Colombo ha ormai scoperto l’America, l’Islam ha abbandonato la Penisola iberica dopo la sconfitta di Granada e gli ebrei sono costretti all’esilio perché i Re Cattolici, Isabella e Ferdinando, che hanno unito i loro regni, vogliono un’unica religione, il Cristianesimo.
Diego de Mesa, giovane hidalgos della nobiltà spagnola è il primogenito di una delle più antiche casate di Spagna. È un cristiano viejo e, come tutti i maschi della sua famiglia, aspira a distinguersi in battaglia. Bello, forte e coraggioso, è stato addestrato per essere un cavaliere valoroso e, come ogni eroe da romanzo, s’innamora di una dolce e bella fanciulla, Clara Fonseca, la giovanissima figlia di un medico. Clara e la sua famiglia, però, sono cristianos nuevos, dei conversi, cioè ebrei convertitisi al cristianesimo, che nella Spagna di fine Cinquecento erano mal visti tanto e più degli ebrei che il cristianesimo lo rifiutavano fuggendo o morendo per mano della terribile Inquisizione. La passione tra i due giovani, costretti a vedersi di nascosto, è però forte. Pur sapendo di fallire, Diego decide di parlare apertamente dei propri sentimenti alla sua famiglia andando incontro a un netto rifiuto. Comprende così che l’unico modo che ha per sposare Clara è lasciare Jerez, partire e conquistare la propria indipendenza economica nell’imminente missione che lo attende. S’imbarca così per la conquista di Tenerife, isola delle Canarie, abitata dai guanche, indigeni destinati alla schiavitù e allo sterminio.

“Si domandava però se sogni e fantasmi non fossero l’anima della realtà, più veri in fondo di tanti eventi vissuti e di tante persone incontrate. 
Non era forse stato un sogno a guidarlo da anni nelle sue scelte?”

Diego mantiene alto il nome e l’onore dei Mesa in battaglia, costruisce la sua posizione ma non sa che Clara, il motivo di tutto ciò, è stata costretta alla fuga con la sua famiglia, a causa dell’Inquisizione, e che ha trovato rifugio nella fastosa, accogliente, ma anche pericolosa Roma dei Borgia. 
Il tempo e la distanza muteranno i loro sentimenti? I due giovani si ritroveranno mai? Questo, ovviamente, dovrete scoprirlo da voi.


Quel che posso aggiungere è che La mantella rossa è un romanzo interessante e storicamente irreprensibile, che alterna la tensione degli eventi storici all’amore contrastato dei protagonisti. I due autori dimostrano di conoscere a fondo i luoghi e il periodo, infatti, molti sono gli aspetti e le vicende che espongono con dovizia di particolari, frutto di ricerche, viaggi e studio, il tutto attraverso una narrazione scorrevole e avvincente. Sicuramente più appassionante dei noiosi libri di storia che il più delle volte lasciano solo qualche nozione, questo romanzo penso sia ideale per approfondire un periodo storico che personalmente conoscevo poco. Attraverso questa lettura ho potuto imparare, ad esempio, molto sulla storia di Tenerife e dei guanche. 
Il linguaggio, le descrizioni, gli usi sono sempre appropriati e realistici. Quel che, secondo me, un po’ manca qua e là è quel tocco in più del romanziere, non dello storico, che sa far battere davvero il cuore nelle scene clou tra i protagonisti, con l’inserimento dei dialoghi in maniera più coinvolgente.   

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