Buon pomeriggio cari lettori,
stamane ho ricevuto un romanzo che ai miei occhi si presenta carico di gran fascino: la vicenda di un giovane, aspirante poeta ambientata a San Pietroburgo; mi riferisco a Una storia comune di Ivan Gončarov, l'ultimo classico pubblicato, in ordine di tempo, da Fazi Editore, che ringrazio per la copia.
Da qualche giorno il libro è acquistabile in tutte le librerie e online.
Ho il piacere di presentarvelo e di condividere con voi alcune bellissime citazioni.
«Ma non hai ancora rinunciato alla letteratura?»
(...)
«Perché dovrei volontariamente e da ingrato respingere la vocazione alla quale mi sento chiamato? L'unica, luminosa speranza che ancora mi resta nella vita dovrei forse distruggerla con le mie mani? Se dovessi uccidere quel che in me è stato ispirato dall'alto, ucciderei me stesso...»
Trama:
Una storia comune racconta le vicende di Aleksandr Aduev, un giovane romantico e sognatore che si trasferisce dalla provincia, dove la madre lo ha sempre coccolato, a San Pietroburgo a casa dello zio Pjotr, un pragmatico capitalista sposato con Lizaveta Aleksandrovna, una bellissima donna molto più giovane. Aleksandr crede nell’amore eterno, nell’amicizia indissolubile e soprattutto si reputa un grande poeta. Lo zio, uno dei caratteri più indimenticabili della letteratura di sempre, cerca di orientarlo verso una visione più realistica della vita.
Il romanzo è una vicenda umoristica travolgente, una narrazione serrata intorno allo scontro di due mondi che sembrano in apparenza irriducibili. Il registro di Gončarov è la comicità: un’intelligenza che nasce da Puškin e continua in Gogol’ e negli altri grandi del suo tempo. Gončarov è il maestro di una verità che spesso dimentichiamo: la vita deve continuare a nutrirci con qualcosa di intangibile, qualcosa che soltanto il riso sa conservare nell’assurda idiozia delle nostre azioni. Scritto in prosa e versi e pubblicato nel 1847, è il primo libro di una trilogia (a cui seguono il celebre Oblomov e Il burrone). Dimenticato per oltre un secolo a causa della sua mancanza di impegno politico e sociale, il libro viene oggi riscoperto come un grande capolavoro della letteratura russa dell’Ottocento, al pari dei grandi Tolstoj, Dostoevskij, Leskov e Gogol’.
«La gloria si è stancata di tenere a balia i poeti: ci sono troppi aspiranti!»
«Solo con se stesso l’uomo si vede come in uno specchio: soltanto allora impara ad avere fede nella grandezza e nella dignità umana».
«Una delizia, leggetelo tutti».
Lev Tolstoj
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