oggi sono lieta di presentarvi l'ultimo arrivato nella mia libreria, una lettura che m'incuriosisce molto: Armadale di Wilkie Collins, autore considerato il padre del genere poliziesco e socio di Charles Dickens.
Dopo La donna in bianco e Senza nome, usciti lo scorso anno, Fazi Editore ha da poco riportato in libreria, in occasione del 150esimo anniversario della sua pubblicazione, il romanzo considerato il migliore in assoluto di Collins.
Intrighi e suspense sono gli ingredienti succulenti di questo classico; e guardandola attentamente, la lady dai capelli rossi che ci osserva dalla copertina sembra proprio ci stia invitando a penetrare in una torbida storia d'altri tempi.
Ringrazio Fazi Editore per avermi inviato la copia che vi mostro in questi scatti.
Antonella Iuliano
Trama:
Armadale è un nome, ma il romanzo non è la storia del personaggio che lo porta. È piuttosto la storia del nome stesso, anzi del mistero che vi si cela. Perché sono quattro gli Allan Armadale coinvolti nella vicenda, due padri e i rispettivi figli: opera del destino o del caso? Quando l’anziano Allan Armadale, in punto di morte, affida a una lettera una confessione terribile, non immagina nemmeno lontanamente le ripercussioni che ne seguiranno: il segreto che rivela coinvolge la misteriosa Lydia Gwilt, tentatrice dai capelli rosso fuoco, bigama, dipendente dal laudano e avvelenatrice di mariti. I suoi maliziosi intrighi carburano la trama di questo dramma appassionante: una storia di identità confuse, maledizioni ereditate, rivalità amorose, spionaggio, denaro… e assassinio.
Il personaggio di Lydia Gwilt orripilò i critici dell’epoca, al punto che un recensore la descrisse come «una delle donne maligne più recidive di sempre, i cui espedienti e le cui brame hanno infangato la narrativa». Resta fra le più enigmatiche e affascinanti donne del diciannovesimo secolo, il cuore nero della più sensazionale fra le sensation novel vittoriane.
Considerato tra i capolavori di Collins, Armadale, romanzo a tinte forti e pieno di suggestioni, conferma il talento magistrale dell’autore nel tessere un intreccio in maniera impeccabile.
Incipit:
Era l'apertura della stagione del 1832, alle terme di Wildbad.
Le ombre della sera cominciavano ad infittirsi sulla tranquilla cittadina tedesca e la diligenza era attesta da un momento all'altro. Sulla porta della locanda principale, ad aspettare l'arrivo dei primi ospiti dell'anno, erano riuniti i tre notabili di Wildbad e le rispettive mogli; il sindaco, in rappresentanza degli abitanti; il dottore, in rappresentanza delle acque; il locandiere, in rappresentanza del proprio esercizio. Oltre a questa cerchia ristretta, in piccoli gruppi sparpagliati qua e là sulla linda piazzetta antistante la locanda, si vedevano i cittadini comuni, talora mescolati con gli abitanti del contado che aspettavano pazienti la diligenza nel loro caratteristico costume tedesco: gli uomini in giacchetta nera corta, stretti calzoni al ginocchio e tricorno di castoro; le donne con i lunghi capelli biondi raccolti in una grossa treccia penzoloni lungo la schiena e la gonna corta di lana che per modestia prevedeva la cintura all'altezza delle scapole. Tutto attorno, al bordo esterno della folla così composta, distaccamenti volanti di bambini biondi e paffuti scorrazzavano di gran carriera senza mai fermarsi, mentre, misteriosamente in disparte rispetto al resto degli abitanti, i musicisti delle terme stavano riuniti in un cantuccio, aspettando che apparissero i primi ospiti per intonare il primo motivo della stagione in forma di serenata. (Wilkie Collins, Armadale)
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