domenica 5 gennaio 2014

Il ballo



Irene Némirovsky
Il ballo di Irène Némirovsky è un racconto di soli sei capitoletti che si legge molto piacevolmente in un solo pomeriggio. Lo stile, senza fronzoli e orpelli dell’autrice dipinge, attraverso semplici ma efficaci pennellate, un quadro, o meglio uno squarcio di vita quotidiana che mostra al lettore il rapporto infelice di una figlia con la propria madre. Protagonista della vicenda è la quattordicenne Antoinette, ragazzina vittima di una madre isterica, acida e vanesia, la quale dopo una fortuna improvvisa - che ha elevato il marito, il signor Kampf, banchiere, in società -  si atteggia a donna di classe e di prestigio nella sua nuova dimora, salvo poi lamentare la propria frustrazione sulla figlia ripetutamente maltrattata, umiliata, sgridata. L’ambiziosa signora Kampf, decisa a riscattarsi e a rinnegare origini ben più umili, oltre a  un passato non proprio da puritana, decide così di dare un ballo dove a presenziare saranno i personaggi più in vista di Parigi e vieta in malo modo alla figlia - che legge romanzi e sogna già i primi amori - di partecipare all’evento. La piccola Antoinette vive così momenti di profonda tristezza che la portano a provare quel profondo malessere adolescenziale e quella incomprensione disarmante, che spesso porta addirittura a preferire la morte alle dorate sbarre dietro cui si è prigionieri. Tutto questo finché non le si presenta l’occasione per vendicarsi della propria egoistica madre e proprio in occasione del tanto atteso ballo a casa Kampf.
Il lettore sensibile si ritroverà così pervaso da una specie di tenerezza per la sorte di questa ragazzina, tanto da giustificarne i pensieri cattivi verso la frivola e odiosa madre e assisterà compiaciuto alla lenta vendetta che libera la protagonista dall’indesiderato legame. Il ballo, ovviamente sfarzoso, degli arricchiti Kampf si trasforma così in una danza macabra e segna il passaggio alla vita adulta di Antoinette, proprio nel momento in cui sovverte la madre. La Némirovsky esprime in quest’opera il suo disamore verso la classe sociale a cui appartiene, dove a vigere è il Dio denaro e inoltre, cela, tra le righe, il difficile rapporto con la sua famiglia e con la madre in particolare.
Un racconto realistico e per questo quasi crudele: la demolizione della figura materna, la morte di una famiglia, uno squarcio di vita più comune di quanto si possa pensare. 
 Antonella Iuliano



 

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