giovedì 26 maggio 2016

Una famiglia decaduta di Nikolaj Leskov

"Era il quadro vivente di questa storia e della sua morale: un nobile mezzo matto e tutto storto, tronfio nella sua sfarzosa uniforme presa a nolo, e accanto a lui una principessa di grande intelligenza ma un po' bisbetica, coi suoi due servitori a lei perdutamente fedeli e la sua amica arrivata da una parrocchia di campagna. Si era riunita così, in terra straniera, la vecchia cara Russia ormai sul punto di sparire, mentre di là dalle mura di quella casa trascorreva e risuonava un'altra vita, diversa, nuova, svincolata dalle tradizioni familiari. Erano altri uomini che il paese guardava come una gallina guarda sbalordita gli anatroccoli che ha covato."

Buon pomeriggio cari lettori,
oggi vi parlo di un classico dell’Ottocento russo che ho appena terminato di leggere: Una famiglia decaduta di Nikolaj Leskov, edito da Fazi Editore.

La protagonista di questa storia, a noi narrata dalla nipote Vera, è la principessa Varvara Nikanorovna, donna di sani principi, di bell’aspetto, saggia e in costante lotta contro ogni forma d’ingiustizia. 
La cronaca familiare di questa donna inizia nel 1812, quando rimasta vedova ancor prima di compiere trent’anni, Varvara decide di restare fedele alla memoria del marito morto in battaglia e di non risposarsi per potersi dedicare completamente ai tre figli e alle vaste proprietà della famiglia Protozanov, che ha ereditato. La principessa si prodiga, con ammirevole altruismo, per migliorare le condizioni di vita dei contadini presenti sulle sue terre, prendendo molto seriamente la questione della schiavitù. Vive in campagna, dov’è circondata da una serie di personaggi curiosi, pittoreschi e bislacchi, come la sua cameriera personale Ol’ga Fedotovna, l’amica Mar’ia Nikolaevna, il maggiordomo Patrikej Semenyc, un Don Chisciotte russo che risponde al nome di Rogozin e altri personaggi della sua corte dei quali Leskov ci narra le bizzarre vicende personali. 
La principessa Varvara di rado torna a San Pietroburgo, dove mal tollera gli sfarzi dell’aristocrazia che è ormai avviata verso un lento e inesorabile declino. Ritorna in città quando la figlia maggiore, Anastasija, termina gli studi e deve maritarla come si conviene. La sua bontà, però, sembra non essere mai ripagata come merita, perché proprio nei salotti dei nobili le è inferto il dolore del tradimento da parte di finti amici. 

Il romanzo è parte di una trilogia che comprende anche Gli ecclesiastici e Tempi antichi nel villaggio di Plodomasovo ma può considerarsi autoconclusivo. 
Leskov tratta di argomenti seriosi quali la decadenza dell’aristocrazia russa, la corruzione interna e la questione dei contadini, con spiccata ironia e un velo di umorismo. 
Di questo romanzo ho apprezzato maggiormente lo stile dell’autore: la prosa di Leskov è lineare e semplice; la definirei quasi fiabesca. 

Antonella Iuliano


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