I FIORI DEL MALE di C. BAUDELAIRE
Charles Baudelaire |
“Il poeta è come quel principe delle nuvole,
che sfida la tempesta e ride dell’arciere;
ma in esilio sulla terra, tra gli scherni,
con le sue ali di gigante non riesce a camminare."
che sfida la tempesta e ride dell’arciere;
ma in esilio sulla terra, tra gli scherni,
con le sue ali di gigante non riesce a camminare."
(da L’albatros)
UNA STAGIONE ALL’INFERNO di A. RIMBAUD
Arthur Rimbaud |
È un viaggio all’inferno fatto di rime
quello in cui Arthur Rimbaud accompagna il lettore. Nella sua opera si
consuma la tragedia dell’uomo: la ricerca di qualcosa che ogni volta si
mostra come inafferrabile, fonte di sofferenze atroci che lo portano ad
una crisi alimentata dalla società, ritenuta cieca, del suo tempo. È una
poesia di rivolta, dove il poeta, abbandonato, si innalza al di sopra
di tutto e si fa veggente. Rimbaud è il visionario, l’ invasato che
plasma parole, che si lascia possedere dal linguaggio per potersi
rigenerare in esso. Distrugge nessi logici e sintattici per riemergere
dalle macerie del passato con nuove rime, sognanti, magiche, rime di
forte dissenso. Spezza le catene della tradizione per una nuova libertà.
A una prima lettura le sue liriche possono apparire sconnesse, a volte
addirittura incomprensibili, ma lette con rinnovata attenzione le sue
parole prendono la forma del suo animo tormentato e ci appare, proprio
lì sulla carta, l’anima sognante e incompresa di un poeta prodigio, che
cercava il suo posto nel mondo, esattamente come ogni uomo, come ogni
essere dotato di spirito. Quello di Arthur è stato senza dubbio uno
spirito non comune, caduto in una vita sregolata e riemerso nei versi
che l’hanno consacrato all’immortalità. È una poetica difficile, come
spesso lo è la vita; una poetica che apre porte immaginarie per uscire
da quella realtà opprimente, che spesso non combacia con il nostro
essere, per lasciarci respirare.
“Scrivevo silenzi, notti, annotavo l’inesprimibile. Fissavo vertigini.”
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