domenica 27 aprile 2014

L'ultimo giorno di un condannato a morte

Dalla rubrica LibriAmo su "Fuori dalla rete" (Aprile 2014)

Victor Hugo
L’ultimo giorno di un condannato a morte (o anche l'ultima notte della vita) è un romanzo breve, che Victor Hugo scrisse, a soli ventisette anni, e in cui sono narrati, in prima persona, gli ultimi giorni di vita di un prigioniero del carcere di Bicetre,  accusato di omicidio e destinato al patibolo. 
La lama che attende di mettere fine alla vita del protagonista impiegherà sei lunghe e angoscianti settimane prima di scendere sul suo collo e porre fine alla sua vita. In queste sei settimane la tortura atroce del tempo, che come una candela si consuma inesorabile, porta il protagonista a scrivere su dei fogli la vana speranza che la sua storia possa servire a qualcosa, magari a salvare qualcuno dopo di lui. 
Gli stati d’animo del protagonista danno voce a uno scritto che s’interrompe sui gradini del patibolo, dove la speranza viene meno, dove la paura uccide più velocemente del boia, lasciando così il campo al mortale silenzio.

In questo romanzo breve Hugo si schiera contro la pena di morte e a favore dei diritti umani e della vita. È un libro che a ogni pagina s’impone come un pugno nello stomaco, a causa dell’attesa angosciosa e dolorosa, che magistralmente traspare tra le righe, di un uomo che sta per essere privato del suo unico bene: la propria vita. Minuziosa e toccante è la descrizione dei suoi pensieri, della sua fredda cella, dei fantasmi della sua mente, fino all'ultimo fatale istante in cui un'autorità mette in funzione l'infernale macchina della ghigliottina. 

Un libro che fa riflettere, un libro sociale, che pone dinanzi all'uomo un tema purtroppo ancora attuale: può un uomo arrogarsi il diritto di togliere la vita a un altro uomo che si è macchiato di un delitto, senza  macchiarsi a sua volta di un crimine? 
   Antonella Iuliano

“...mi sono alzato e ho ispezionato con la lampada le quattro mura della mia cella. Sono coperte di iscrizioni, di disegni, di figure bizzarre, di nomi che si mescolano e si cancellano gli uni sugli altri. Sembra che ogni condannato abbia voluto lasciare una sua traccia, almeno qui.” 
(Victor Hugo, L’ultimo giorno di un condannato a morte) 
            

                                                                                                                         

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