affacciata sulle rive del Danubio.
Un'aria salmastra saliva dalla finestra
ed io immobile fissavo le travi con
sguardo immacolato, in una statica posa.
Altro non era che un pittore, un dandy,
la cui arte bruciava in lui come
il più potete dei deliri.
Aveva lo sguardo sognante. Perso.
Reggeva come uno scudo al petto
la tavolozza imbrattata di vernice e
nell'altra mano la spada del suo pennello
con cui avrebbe ridisegnato il mondo.
Con colpi rapidi, decisi eppure dolci
sulla tela tracciava la sua isterica follia.
Tingeva di grigio scuro i miei occhi e la mia malinconia,
di ebano i miei capelli abbandonati sulle nude spalle,
di un bianco non più puro il mio viso,
di un tocco vermiglio due labbra mute, senza sorriso.
Di rado il suo occhio azzurro mi scrutava
da sotto il suo buffo cappello d'artista.
Taceva nel mentre mi dipingeva l'anima,
così com'essa era: Nuda.
Mi dipinse l'anima con i colori della pioggia,
quando cade sulla terra brulla,
e la risveglia dal suo caldo torpore
e poi lava via dal vetro l' impurità
che la corrode.
(Antonella Iuliano)
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